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Misura cautelare estradizione: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso contro il diniego di revoca della custodia in carcere per un cittadino straniero in attesa di estradizione. La sentenza ribadisce che, in tema di misura cautelare estradizione, il giudice italiano non deve compiere una piena valutazione sulla gravità degli indizi, ma verificare la sufficienza della richiesta dello Stato estero. La Corte ha inoltre confermato la misura in carcere basandosi sul concreto pericolo di fuga, data l’assenza di legami dell’imputato con il territorio italiano.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Misura Cautelare Estradizione: Pericolo di Fuga e Limiti alla Valutazione degli Indizi

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 18754/2025, è intervenuta su un tema delicato: la misura cautelare estradizione. La pronuncia offre importanti chiarimenti sui poteri del giudice italiano nel valutare la richiesta di uno Stato estero e sui criteri per decidere tra carcere e arresti domiciliari. Il caso riguardava un cittadino straniero, colpito da un mandato di arresto internazionale per appropriazione indebita, che chiedeva la revoca della custodia in carcere. Analizziamo insieme la decisione della Suprema Corte.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Estradizione

Un cittadino straniero, ex amministratore di una società con sede in Macedonia del Nord, era stato arrestato in Italia in esecuzione di un mandato di arresto internazionale. L’accusa era quella di essersi appropriato di circa 200.000 euro, trasferendoli dal conto societario al proprio conto personale. A seguito dell’arresto, era stata applicata la misura della custodia cautelare in carcere in attesa della definizione del procedimento di estradizione.

La difesa dell’uomo aveva presentato alla Corte di Appello di Roma una richiesta di revoca della misura o, in alternativa, la sua sostituzione con gli arresti domiciliari. La Corte territoriale, però, aveva rigettato l’istanza, confermando la detenzione in carcere. Contro questa decisione, la difesa ha proposto ricorso per cassazione.

I Motivi del Ricorso: Le Obiezioni della Difesa

Il ricorso si basava su tre motivi principali:

1. Violazione del contraddittorio: La difesa lamentava che la decisione della Corte d’Appello si fosse basata sulla requisitoria del Procuratore Generale, depositata dopo l’udienza e resa nota alla difesa solo il giorno successivo, impedendo di fatto una replica.
2. Mancanza di un titolo cautelare valido: Secondo il ricorrente, mancava una valutazione sulla gravità degli indizi da parte dell’autorità giudiziaria straniera, impedendo al giudice italiano di verificare i presupposti per la consegna. Inoltre, si sosteneva la scadenza dei termini di durata della misura cautelare previsti dalla legge macedone.
3. Motivazione apparente: La difesa riteneva che il rigetto della richiesta di arresti domiciliari fosse motivato in modo superficiale, senza considerare la possibilità di contenere il pericolo di fuga con misure come il braccialetto elettronico.

La Misura Cautelare Estradizione secondo la Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, ritenendo tutti i motivi infondati. La sentenza fornisce due principi chiave in materia di misura cautelare estradizione.

La Limitata Valutazione degli Indizi

La Corte ha chiarito che, nell’ambito di un procedimento di estradizione, il controllo del giudice italiano non equivale a quello richiesto per l’applicazione di una misura cautelare in un procedimento nazionale. Non è necessaria una valutazione sulla “gravità degli indizi di colpevolezza”. Il giudice italiano deve limitarsi a verificare che la richiesta di estradizione dello Stato estero indichi le ragioni per cui si ritiene probabile la commissione del reato. Solo prove che dimostrino in modo “incontrovertibile” l’innocenza dell’indagato possono essere prese in considerazione, cosa che non avveniva nel caso di specie, dove la difesa si limitava a contestare la gravità degli indizi.

Il Pericolo di Fuga e i Legami con il Territorio

Per quanto riguarda la scelta della misura, la Corte ha sottolineato che il principale parametro di valutazione è il pericolo di fuga, finalizzato a garantire che la persona sia a disposizione per l’eventuale consegna allo Stato richiedente. Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto corretta la valutazione della Corte d’Appello, che aveva evidenziato l’assenza totale di punti di riferimento socio-familiari e logistici del ricorrente nel territorio italiano. Questa circostanza, unita alla gravità del reato contestato, rendeva gli arresti domiciliari una misura inadeguata a scongiurare il concreto rischio di fuga.

Le Motivazioni della Sentenza

La Cassazione ha respinto il primo motivo, relativo alla violazione del contraddittorio, rilevando dal verbale d’udienza che le parti avevano avuto modo di presentare le proprie conclusioni. Sul secondo motivo, ha ribadito che il controllo giurisdizionale italiano è limitato e non si estende a un’analisi di merito degli indizi raccolti all’estero. Inoltre, ha dichiarato irrilevante la questione sulla scadenza dei termini previsti dalla legge straniera, poiché il procedimento in Italia si basa sulle norme del codice di procedura penale italiano (art. 715 c.p.p.). Infine, ha giudicato la motivazione della Corte d’Appello sul pericolo di fuga non come apparente, ma come una valutazione concreta e logica basata sull’assenza di radicamento del soggetto in Italia, un fattore che rende inefficace la misura degli arresti domiciliari, anche con braccialetto elettronico.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa sentenza conferma un orientamento consolidato: nei procedimenti di estradizione, la priorità è assicurare la cooperazione internazionale e garantire la consegna della persona richiesta. Di conseguenza, la valutazione del giudice italiano sulla libertà personale è più circoscritta rispetto ai procedimenti interni. Il pericolo di fuga diventa l’elemento centrale e, in assenza di solidi legami con il territorio italiano, la custodia in carcere è spesso ritenuta l’unica misura idonea a prevenire che l’estradando si sottragga alla giustizia.

In un procedimento di estradizione, il giudice italiano può valutare nel merito la gravità degli indizi a carico della persona richiesta?
No. Secondo la Corte, il controllo del giudice italiano non si estende a una piena valutazione della gravità degli indizi di colpevolezza, come avviene per i procedimenti interni. Il giudice deve solo verificare che nella richiesta dello Stato estero siano indicate le ragioni che rendono probabile la commissione del reato, a meno che non emergano prove incontrovertibili di innocenza.

Perché la Corte di Cassazione ha ritenuto giustificata la custodia in carcere anziché gli arresti domiciliari?
La Corte ha ritenuto la custodia in carcere l’unica misura adeguata a causa del concreto e attuale pericolo di fuga. Tale pericolo è stato desunto dalla totale assenza di qualsiasi punto di riferimento socio-familiare o logistico del ricorrente nel territorio italiano, circostanza che renderebbe inefficace la misura meno afflittiva degli arresti domiciliari.

La scadenza di un termine previsto dalla legge dello Stato richiedente per la misura cautelare ha effetto sul procedimento in Italia?
No. La Corte ha stabilito che la questione è irrilevante in questa sede. La misura cautelare applicata in Italia nell’ambito della procedura di estradizione si fonda sui presupposti indicati dalla legge italiana (in particolare, l’art. 715, comma 2, cod. proc. pen.), e non è influenzata da eventuali scadenze previste dall’ordinamento dello Stato estero.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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