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Misura cautelare estradizione: inammissibile istanza

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile l’istanza di revoca o sostituzione di una misura cautelare in carcere presentata da un soggetto in attesa di estradizione. La decisione si basa sulla sopravvenuta carenza d’interesse, poiché nel frattempo il ricorso contro la sentenza che concedeva l’estradizione è stato dichiarato inammissibile, rendendo definitiva la consegna del soggetto allo Stato richiedente e, di conseguenza, superata ogni questione sulla misura cautelare estradizione in Italia.

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Pubblicato il 19 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Misura cautelare estradizione: quando la richiesta di modifica perde di interesse

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 20685/2024) offre un importante chiarimento sulla gestione della misura cautelare estradizione e sulle istanze di modifica presentate dall’interessato. Il caso dimostra come l’esito del procedimento principale di estradizione possa influire direttamente su questioni accessorie, come la detenzione cautelare, fino a renderle irrilevanti. La Corte ha infatti dichiarato inammissibile la richiesta di revoca della detenzione in carcere per una ‘sopravvenuta carenza d’interesse’. Vediamo nel dettaglio i fatti e le motivazioni della decisione.

I Fatti del Caso

Un cittadino straniero era stato raggiunto da un ordine di custodia cautelare in carcere emesso dalla Corte di Appello di Trieste, in attesa della definizione della procedura di estradizione richiesta dalla Macedonia del Nord. Lo Stato estero ne chiedeva la consegna per l’esecuzione di tre sentenze di condanna, per un totale di due anni di reclusione per il reato di truffa.

Contro la decisione della Corte di Appello che concedeva l’estradizione, l’interessato aveva proposto ricorso in Cassazione. Nelle more della decisione su tale ricorso, egli ha presentato un’ulteriore istanza, questa volta chiedendo alla Suprema Corte la revoca o la sostituzione della misura cautelare in carcere con una meno afflittiva. A sostegno della sua richiesta, l’estradando lamentava la mancanza di esigenze cautelari e, in subordine, l’adeguatezza di una misura più lieve.

L’impatto della decisione sull’estradizione sulla misura cautelare

Il punto cruciale della vicenda risiede nella contemporaneità di due procedimenti pendenti dinanzi alla stessa Corte di Cassazione: il ricorso principale contro la concessione dell’estradizione e l’istanza accessoria sulla misura cautelare. La Corte, prima di esaminare la richiesta sulla detenzione, ha deciso il ricorso principale.

In data 9 aprile 2024, la Cassazione ha emesso una pronuncia di inammissibilità del ricorso contro la sentenza di estradizione. Questa decisione ha reso definitiva la statuizione della Corte di Appello, confermando la sussistenza delle condizioni per la consegna dell’individuo alle autorità della Macedonia del Nord.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha dichiarato l’istanza di modifica della misura cautelare estradizione inammissibile per ‘sopravvenuta carenza d’interesse’. Il ragionamento è lineare: la misura cautelare in Italia aveva lo scopo di evitare pericoli (come la fuga) durante l’iter processuale per decidere sull’estradizione. Una volta che tale iter si è concluso con una decisione definitiva che autorizza la consegna, la funzione della misura cautelare in Italia si è esaurita.

L’interesse dell’estradando a ottenere una modifica della misura non esiste più, poiché il suo destino non è più legato a un’attesa in Italia, ma a una imminente consegna allo Stato richiedente. La Corte non è entrata nel merito della sussistenza o meno delle esigenze cautelari, perché la domanda stessa era diventata priva di scopo. La decisione sul ricorso principale ha assorbito e superato la questione accessoria, rendendola di fatto inutile.

Conclusioni

Questa ordinanza evidenzia un principio fondamentale di economia processuale e logica giuridica: le istanze accessorie vivono e muoiono in funzione del procedimento principale a cui sono collegate. Nel contesto dell’estradizione, una richiesta di revisione della misura cautelare è strettamente dipendente dalla pendenza della decisione finale sulla consegna. Quando l’estradizione diventa definitiva, come in questo caso a seguito della declaratoria di inammissibilità del ricorso, la questione sulla detenzione cautelare perde ogni rilevanza pratica, determinando l’inammissibilità della relativa istanza per carenza di interesse.

È possibile chiedere la modifica di una misura cautelare durante una procedura di estradizione?
Sì, è possibile presentare un’istanza ai sensi dell’art. 718, comma 1, cod. proc. pen. per chiedere la revoca o la sostituzione della misura cautelare applicata nell’ambito di una procedura di estradizione.

Cosa significa “sopravvenuta carenza d’interesse” in questo contesto?
Significa che l’interesse del richiedente a ottenere una decisione sulla sua istanza è venuto meno a causa di un evento successivo. In questo caso, la decisione definitiva che ha concesso l’estradizione ha reso inutile pronunciarsi sulla misura cautelare in Italia, poiché l’individuo deve essere consegnato allo Stato estero.

Perché la Corte di Cassazione non ha valutato se la detenzione in carcere fosse ancora necessaria?
La Corte non ha esaminato nel merito la richiesta perché la questione è stata superata dall’esito del procedimento principale. Poiché il ricorso contro l’estradizione è stato dichiarato inammissibile, rendendo la consegna definitiva, non aveva più senso valutare le condizioni per una misura cautelare che aveva ormai esaurito la sua funzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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