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Misura cautelare estradizionale: il rischio di fuga

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un cittadino straniero contro la misura cautelare estradizionale della custodia in carcere. La Corte ha ritenuto infondate le censure sulla scadenza dei termini di custodia e ha confermato l’elevato rischio di fuga, data l’assenza di radicamento in Italia e la cittadinanza di un altro Stato dell’area Schengen, che rende inidonee misure meno afflittive.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Misura Cautelare Estradizionale: La Cassazione sul Rischio di Fuga

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 17688/2025, si è pronunciata su un caso delicato riguardante la misura cautelare estradizionale. La decisione conferma la legittimità della custodia in carcere per un soggetto in attesa di estradizione, sottolineando come l’assenza di radicamento sul territorio nazionale e la cittadinanza di un paese dell’area Schengen possano concretizzare un elevato rischio di fuga, rendendo inadeguate misure meno afflittive come gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Revoca della Custodia

Il caso ha origine dal ricorso presentato dalla difesa di un cittadino straniero, nato in Sud Africa e cittadino di uno Stato dell’Unione Europea (Repubblica Ellenica), destinatario di una richiesta di estradizione da parte della Repubblica della Macedonia del Nord. A seguito del suo arresto in Italia, era stata applicata la misura della custodia cautelare in carcere.

La difesa aveva richiesto alla Corte di Appello di Roma la revoca o la sostituzione di tale misura, ma l’istanza era stata respinta. Contro questa decisione, è stato proposto ricorso per cassazione, basato su due motivi principali.

I Motivi del Ricorso: Termini e Proporzionalità della Misura Cautelare Estradizionale

Il ricorrente ha fondato la sua impugnazione su due argomenti giuridici volti a invalidare o attenuare la misura detentiva.

La Presunta Scadenza dei Termini di Custodia

Il primo motivo di ricorso denunciava una violazione di legge per la presunta cessazione della misura cautelare. Secondo la difesa, il diritto macedone prevede che una misura detentiva disposta nella fase preliminare non possa superare i trenta giorni senza una richiesta di proroga. Poiché lo Stato richiedente, pur informato dell’arresto, non aveva avanzato tale richiesta, la misura sarebbe divenuta inefficace per decorso dei termini.

La Proporzionalità della Misura Cautelare Estradizionale

Con il secondo motivo, si contestava la decisione della Corte di Appello di rigettare la richiesta di sostituzione della custodia in carcere. La difesa sosteneva che la misura fosse sproporzionata e che mancassero elementi concreti per giustificare una prognosi negativa sulla possibilità che il ricorrente rispettasse le prescrizioni degli arresti domiciliari, anche con l’uso del braccialetto elettronico. Si lamentava, in sostanza, una motivazione apparente e una violazione dei principi di adeguatezza e proporzionalità.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, rigettandolo integralmente. I giudici hanno confermato la correttezza del provvedimento della Corte di Appello, basando la loro decisione su una valutazione rigorosa delle esigenze cautelari.

La Corte ha osservato che la difesa non aveva fornito nuovi elementi capaci di dimostrare un affievolimento delle esigenze cautelari. In particolare, è stata evidenziata la totale assenza di radicamento del soggetto in Italia (legami familiari, lavorativi o sociali), un fattore cruciale nella valutazione del pericolo di fuga.

Inoltre, la Cassazione ha valorizzato un elemento determinante: la cittadinanza del ricorrente. Essendo cittadino di uno Stato membro dell’area Schengen, egli avrebbe potuto facilmente raggiungere tale paese e sottrarsi alla procedura di estradizione, sfruttando l’assenza di controlli alle frontiere interne. Questa circostanza, secondo la Corte, rende concreto e attuale il rischio di fuga e giustifica il mantenimento della misura più restrittiva, ritenendo inidonea qualsiasi altra misura cautelare, inclusi gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico, a garantire la sua presenza per l’eventuale consegna allo Stato richiedente.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La sentenza ribadisce un principio fondamentale nelle procedure di estradizione: la valutazione del pericolo di fuga deve essere condotta con estremo rigore, tenendo conto di tutti gli elementi specifici del caso. La pronuncia chiarisce che l’appartenenza a uno Stato dell’area Schengen, anziché essere un fattore neutro, può diventare un elemento a sfavore dell’estradando se non accompagnata da un solido radicamento nel territorio italiano. Per la giurisprudenza, la facilità di movimento all’interno dell’UE senza controlli di frontiera amplifica il rischio che la persona si sottragga alla giustizia, legittimando così il ricorso alla custodia in carcere come unica misura idonea a salvaguardare le finalità della procedura estradizionale.

Quando può essere mantenuta la custodia in carcere in una procedura di estradizione?
La custodia in carcere può essere mantenuta quando sussiste un concreto e attuale pericolo di fuga, valutato sulla base di elementi come l’assenza di legami e radicamento sul territorio italiano e la possibilità per l’interessato di sottrarsi alla giustizia.

La cittadinanza di un paese dell’area Schengen può aumentare il rischio di fuga per un estradando?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, la cittadinanza di uno Stato dell’area Schengen può costituire un elemento che aggrava il rischio di fuga. La possibilità di muoversi liberamente tra i paesi membri senza controlli alle frontiere rende più facile per l’estradando sottrarsi alla consegna.

La presunta scadenza dei termini di custodia previsti dalla legge dello Stato richiedente ha effetto automatico in Italia?
La sentenza non entra nel merito specifico di questo punto ma, rigettando il ricorso nel suo complesso, implicitamente conferma che la valutazione sulla legittimità della detenzione in Italia si basa primariamente sulla legge italiana e sulla valutazione delle esigenze cautelari da parte del giudice italiano, non essendo sufficiente invocare la presunta scadenza di termini procedurali esteri.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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