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Misura cautelare: annullamento per motivazione carente

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza del Tribunale di Roma che aveva ripristinato la custodia cautelare in carcere per un’imputata di truffa aggravata. La Corte ha ritenuto la motivazione del Tribunale carente, poiché non ha valutato criticamente i nuovi elementi emersi, come il ruolo secondario dell’imputata e il lungo periodo di detenzione già scontato, fattori decisivi per valutare la proporzionalità della misura cautelare.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Misura Cautelare: la Cassazione annulla il ripristino del carcere per vizio di motivazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 10080 del 2025, offre un importante chiarimento sui criteri di valutazione che il giudice deve seguire quando decide sulla modifica di una misura cautelare. Il caso riguarda l’annullamento di un’ordinanza che aveva ripristinato la custodia in carcere per un’imputata, precedentemente agli arresti domiciliari, a causa di una motivazione ritenuta illogica e carente. Vediamo nel dettaglio i fatti e i principi di diritto affermati dalla Suprema Corte.

I Fatti del Caso

Il Tribunale di Roma, accogliendo l’appello del Pubblico Ministero, aveva aggravato la situazione di un’imputata per concorso in truffa aggravata, disponendo il ritorno dalla detenzione domiciliare alla custodia cautelare in carcere. In precedenza, un altro giudice aveva attenuato la misura, considerando alcuni elementi nuovi, tra cui il ruolo secondario dell’imputata emerso durante il processo e il lungo periodo di detenzione già sofferto.

Contro la decisione di ripristino del carcere, la difesa ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando principalmente tre vizi:
1. Illogicità della motivazione: il Tribunale non avrebbe considerato che il precedente aggravamento era legato solo alla violazione di prescrizioni, non a una nuova valutazione complessiva.
2. Violazione di legge: sarebbe stata applicata una sorta di presunzione assoluta di pericolosità, senza tenere conto degli elementi di novità.
3. Errata valutazione del fattore “tempo”: il lungo periodo già trascorso in carcere non sarebbe stato considerato nel suo effetto deterrente.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando l’ordinanza del Tribunale e rinviando gli atti per un nuovo giudizio. Secondo la Suprema Corte, il provvedimento impugnato era viziato proprio nella sua struttura argomentativa.

Il punto centrale della critica mossa dalla Cassazione è che il Tribunale, nel decidere il ripristino della misura cautelare più afflittiva, si è concentrato eccessivamente sull’ordinanza originaria che aveva disposto il carcere, invece di confrontarsi criticamente con la successiva decisione che l’aveva attenuata. Sebbene in sede di appello cautelare non sia richiesta una “motivazione rafforzata”, è comunque indispensabile un confronto critico con le argomentazioni della pronuncia riformata.

Le motivazioni della decisione sulla misura cautelare

La Corte ha evidenziato che il Tribunale aveva a disposizione elementi di novità significativi che avrebbero meritato un’analisi approfondita. In particolare:

* Le risultanze dibattimentali: durante il processo erano emersi elementi che confermavano un ruolo più marginale dell’imputata, anche in considerazione del condizionamento esercitato dal coniuge.
* Il lungo periodo di detenzione: l’imputata era detenuta da novembre 2022. Questo lungo periodo, secondo la difesa, aveva una duplice valenza: sanzionatoria per le precedenti violazioni e deterrente per il futuro.

A fronte di questa complessa valutazione, incentrata sull’attenuazione delle esigenze cautelari, l’ordinanza del Tribunale si è limitata a ribadire la gravità del quadro indiziario e le esigenze cautelari iniziali. Ha inoltre richiamato, come indice di personalità negativa, documentazione relativa ad altri familiari coindagati, un argomento definito “eccentrico” rispetto alla posizione specifica della ricorrente. In sostanza, ha omesso di valutare l’incidenza dei nuovi elementi sulla proporzionalità e adeguatezza della misura cautelare.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale in materia di libertà personale: ogni decisione che incide su di essa deve essere sorretta da una motivazione logica, completa e attuale. Non è sufficiente richiamare meccanicamente le valutazioni iniziali, ma è doveroso per il giudice analizzare tutti gli elementi sopravvenuti che possono modificare il quadro cautelare. Il tempo trascorso in detenzione e le risultanze processuali non sono dettagli trascurabili, ma fattori cruciali che devono essere ponderati per garantire che la misura applicata sia sempre proporzionata e strettamente necessaria.

Quando un Tribunale riesamina una misura cautelare, può semplicemente confermare la decisione originale?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che, in caso di ribaltamento di un provvedimento, è necessario un confronto critico con il contenuto della decisione riformata, valutando tutti gli elementi nuovi emersi e non limitandosi a riproporre le argomentazioni originarie.

Il tempo trascorso in detenzione è un fattore rilevante per modificare una misura cautelare?
Sì, il lungo periodo di detenzione già sofferto è un elemento significativo che il giudice deve considerare per valutare la proporzionalità e l’adeguatezza della misura, anche per la sua duplice valenza, sanzionatoria per violazioni passate e deterrente per il futuro.

Perché la motivazione del Tribunale è stata ritenuta carente in questo caso di misura cautelare?
La motivazione è stata giudicata carente perché si è limitata a ribadire il quadro indiziario iniziale e le esigenze cautelari originarie, omettendo di analizzare criticamente i nuovi elementi a favore dell’imputata, come il suo ruolo secondario emerso nel dibattimento e il lungo periodo di detenzione già scontato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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