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Minorata difesa: furto di notte è sempre aggravato

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per furto in abitazione. La Corte ha confermato che commettere il reato di notte, approfittando del sonno delle vittime e dell’assenza di persone, integra la circostanza aggravante della minorata difesa, in quanto tali condizioni ostacolano concretamente la possibilità di reazione e difesa.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Furto Notturno e Aggravante di Minorata Difesa: La Conferma della Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 14216 del 2024, è tornata a pronunciarsi su un tema di grande rilevanza pratica nel diritto penale: l’applicazione della circostanza aggravante della minorata difesa in caso di furti commessi durante le ore notturne. La decisione conferma un orientamento consolidato, ribadendo che agire con il favore delle tenebre è di per sé sufficiente a integrare l’aggravante, in quanto crea una condizione di oggettiva vulnerabilità per le vittime.

I Fatti del Caso: Furti in Abitazione a Capezzano Pianore

Il caso trae origine da una serie di furti, consumati e tentati, in abitazione, commessi da un individuo in una notte di luglio del 2017. L’imputato era stato condannato sia in primo grado che dalla Corte di Appello di Firenze. La difesa, tuttavia, decideva di presentare ricorso per cassazione, contestando un unico punto della sentenza di secondo grado: l’applicazione dell’aggravante prevista dall’articolo 61, numero 5, del codice penale, ovvero quella della cosiddetta “minorata difesa”.

Il Ricorso e la questione sulla minorata difesa

Il motivo del ricorso si concentrava esclusivamente sulla legittimità dell’applicazione dell’aggravante della minorata difesa. Secondo la tesi difensiva, il solo fatto che i reati fossero stati commessi di notte non era sufficiente a giustificare un aumento di pena. Si sosteneva, implicitamente, che fossero necessarie ulteriori e specifiche circostanze che dimostrassero un effettivo ostacolo alla difesa pubblica o privata.

La Corte di Cassazione è stata quindi chiamata a stabilire se la circostanza temporale (l’orario notturno) possa, da sola, integrare l’aggravante in questione.

La Decisione della Corte e l’applicazione della minorata difesa

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, dichiarandolo inammissibile per genericità e manifesta infondatezza. I giudici hanno chiarito che la Corte d’Appello aveva applicato correttamente il principio di diritto, ormai consolidato anche a Sezioni Unite (sentenza n. 40275/2021).

Il Principio di Diritto Affermato

Il principio cardine è il seguente: la commissione di un reato in tempo di notte è di per sé idonea a integrare l’aggravante della minorata difesa. Questo perché l’oscurità e la ridotta vigilanza pubblica e privata creano una situazione di vantaggio per l’autore del reato e, specularmente, di svantaggio per la vittima.

La Corte ha specificato che per l’applicazione dell’aggravante è necessario che:
1. La difesa pubblica o privata sia stata in concreto ostacolata.
2. Non sussistano altre circostanze di natura diversa che possano neutralizzare l’effetto di vulnerabilità creato dalla condizione notturna.

Nel caso specifico, la Corte territoriale aveva motivato la decisione sottolineando che i furti erano avvenuti di notte, approfittando del sonno delle vittime e della totale assenza di passaggio di persone nelle strade, elementi che, complessivamente, rendevano la difesa estremamente difficile.

Le Motivazioni e Conclusioni

Le motivazioni della Corte si fondano su una logica di aderenza alla realtà fattuale. Agire di notte non è una scelta casuale, ma una strategia precisa per ridurre il rischio di essere scoperti e per sfruttare la maggiore vulnerabilità delle persone e dei luoghi. Il sonno, la scarsa illuminazione e le strade deserte sono fattori che oggettivamente diminuiscono la capacità di reazione sia delle vittime dirette sia di eventuali testimoni o forze dell’ordine.

In conclusione, questa ordinanza ribadisce un punto fermo della giurisprudenza: il tempo di notte è un elemento qualificante che, salvo prova contraria, facilita la commissione dei reati contro il patrimonio e giustifica un trattamento sanzionatorio più severo attraverso l’applicazione dell’aggravante della minorata difesa. La decisione implica che, per escludere tale aggravante, la difesa dovrebbe dimostrare la presenza di circostanze eccezionali che, nonostante l’orario notturno, abbiano reso la difesa agevole (ad esempio, un luogo eccezionalmente illuminato e sorvegliato anche di notte). In assenza di tali elementi, la commissione notturna del reato sarà sufficiente a configurare l’aggravante.

Commettere un furto di notte costituisce sempre l’aggravante della minorata difesa?
Sì, secondo l’ordinanza, la commissione di un reato in tempo di notte è di per sé idonea a integrare l’aggravante della minorata difesa, a condizione che la difesa pubblica o privata sia stata concretamente ostacolata e non vi siano altre circostanze che neutralizzino tale effetto.

Quali elementi ha considerato la Corte per confermare l’aggravante in questo caso?
La Corte ha basato la sua decisione sul fatto che i reati si sono verificati di notte, approfittando del sonno delle vittime e dell’assenza di transito di persone, circostanze che hanno oggettivamente ridotto la possibilità di difesa.

Qual è stato l’esito del ricorso presentato dall’imputato?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché ritenuto generico e manifestamente infondato. Di conseguenza, la condanna è diventata definitiva e l’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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