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Messa alla prova: no se la prognosi è sfavorevole

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato contro il diniego della messa alla prova. La Corte ha stabilito che una prognosi sfavorevole sulla futura astensione dal commettere reati è una ragione sufficiente e autonoma per rigettare la richiesta, rendendo superflua la valutazione del programma di trattamento proposto.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Messa alla prova: Stop del Giudice se la Prognosi sulla Condotta è Negativa

L’istituto della messa alla prova rappresenta una fondamentale opportunità nel sistema processuale penale, consentendo la sospensione del procedimento in cambio dello svolgimento di un programma di trattamento. Tuttavia, l’accesso a tale beneficio non è automatico ed è subordinato a una rigorosa valutazione da parte del giudice. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce che una prognosi sfavorevole sulla futura condotta dell’imputato è di per sé sufficiente a precludere questa via, indipendentemente dalla validità del programma presentato.

I Fatti del Caso

Un imputato si è visto rigettare la richiesta di ammissione alla messa alla prova dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Ragusa. La decisione del giudice di merito si fondava su una valutazione negativa della personalità dell’imputato, che portava a ritenere improbabile la sua astensione dal commettere ulteriori reati. Di fronte a questo diniego, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando un’errata valutazione dei requisiti e una motivazione illogica.

La Messa alla Prova e la Doppia Valutazione del Giudice

La Corte di Cassazione, nel dichiarare inammissibile il ricorso, ha colto l’occasione per ribadire la natura del giudizio che il magistrato è chiamato a compiere ai sensi dell’art. 464-quater del codice di procedura penale. La decisione sulla messa alla prova si basa su due valutazioni distinte e autonome:

1. L’idoneità del programma di trattamento: Il giudice deve verificare che il programma proposto sia adeguato a riparare le conseguenze del reato e a favorire il reinserimento sociale dell’imputato.
2. La prognosi comportamentale: Il giudice deve formulare un giudizio prognostico, basato sui parametri dell’art. 133 del codice penale (come la gravità del fatto, i precedenti penali e la personalità dell’imputato), per stabilire se l’imputato si asterrà dal commettere futuri reati.

Questi due giudizi non sono sullo stesso piano. La Corte ha sottolineato che la prognosi sulla condotta futura ha carattere pregiudiziale.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha affermato che, qualora il giudice ritenga, sulla base di elementi concreti, che non sia possibile formulare una prognosi favorevole circa la futura astensione dell’imputato dal delinquere, la richiesta di messa alla prova deve essere respinta in radice. In questo scenario, il giudice non è nemmeno tenuto a procedere alla valutazione dell’idoneità del programma di trattamento.

Nel caso specifico, il Tribunale aveva correttamente posto a fondamento del rigetto la personalità negativa dell’imputato, inferendo da essa l’impossibilità di formulare un giudizio prognostico favorevole. Tale valutazione, secondo la Cassazione, è sufficiente a motivare la decisione e rende il ricorso dell’imputato “aspecifico”, in quanto non contesta validamente il fulcro logico della decisione impugnata.

Conclusioni: La Centralità della Prognosi Comportamentale

L’ordinanza in esame consolida un principio fondamentale: la prognosi sulla futura condotta dell’imputato è il pilastro della decisione sulla messa alla prova. Se questa valutazione risulta negativa, la porta per l’accesso al beneficio si chiude immediatamente. Questa interpretazione conferisce al giudice un’ampia discrezionalità, seppur guidata dai criteri oggettivi dell’art. 133 c.p., nel valutare la meritevolezza dell’imputato. La decisione evidenzia che la finalità rieducativa dell’istituto non può prescindere da una valutazione concreta sulla pericolosità sociale del soggetto e sulla reale probabilità che egli intraprenda un percorso di legalità.

Quando un giudice può negare la messa alla prova?
Un giudice può negare la messa alla prova quando, basandosi sui parametri dell’art. 133 del Codice Penale (come la personalità dell’imputato e i suoi precedenti), ritiene che non si possa formulare una prognosi favorevole, ovvero che l’imputato probabilmente commetterà altri reati in futuro.

Se il giudice ha una prognosi sfavorevole, deve comunque valutare il programma di trattamento?
No. Secondo la Corte di Cassazione, se la prognosi sulla futura condotta dell’imputato è sfavorevole, il giudice non è tenuto a valutare anche il programma di trattamento presentato, poiché la richiesta è già preclusa in radice da questa prima valutazione negativa.

Perché il ricorso in questo caso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché ritenuto “aspecifico”, cioè non in grado di contestare con motivi di diritto specifici la logica della decisione del giudice di merito. La decisione si fondava solidamente sulla prognosi sfavorevole, e il ricorso non ha offerto argomenti validi per scardinarla.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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