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Messa alla prova: no al rigetto senza programma UEPE

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per ricettazione, stabilendo che la richiesta di messa alla prova non può essere dichiarata inammissibile per la sola mancata produzione del programma di trattamento, qualora questo sia stato regolarmente richiesto al competente Ufficio di Esecuzione Penale Esterna (UEPE). La Corte ha ritenuto che la volontà dell’imputata fosse stata validamente espressa tramite procura speciale e che il giudice d’appello avesse errato nel non attendere la redazione del programma prima di decidere. Il caso è stato rinviato per un nuovo giudizio.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Messa alla Prova: Illegittimo il Rigetto per Mancanza del Programma UEPE

La recente sentenza n. 6592/2024 della Corte di Cassazione offre un chiarimento fondamentale sulla procedura di messa alla prova, stabilendo un principio di garanzia per l’imputato. La Corte ha affermato che un giudice non può dichiarare inammissibile la richiesta di sospensione del procedimento con messa alla prova solo perché non è stato allegato il programma di trattamento, specialmente quando la sua elaborazione è stata correttamente richiesta all’Ufficio di Esecuzione Penale Esterna (UEPE).

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla condanna di un’imputata per il reato di ricettazione, confermata in secondo grado dalla Corte di Appello. L’imputata, tramite il suo difensore munito di procura speciale, aveva presentato in appello una richiesta di accesso alla messa alla prova. A sostegno dell’istanza, aveva prodotto la richiesta di elaborazione del programma inviata all’UEPE e la dichiarazione di disponibilità di un Comune a farle svolgere lavori di pubblica utilità.

Nonostante ciò, la Corte territoriale aveva dichiarato inammissibile la richiesta, motivando la decisione sulla base di due presunte mancanze: l’assenza di un consenso espresso personalmente dall’imputata e, soprattutto, il mancato deposito del programma di trattamento sottoscritto.

La Decisione della Corte d’Appello e il Ricorso in Cassazione

La difesa ha impugnato la decisione dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando un vizio di motivazione e una violazione di legge. Il ricorrente ha sostenuto che la volontà dell’imputata era stata validamente manifestata attraverso la procura speciale conferita al difensore, come previsto dalla legge. Inoltre, ha evidenziato l’impossibilità materiale di allegare un programma che l’UEPE redige solo dopo che il giudice ha disposto la sospensione del procedimento. Di fatto, l’imputata aveva compiuto tutti gli atti necessari per avviare l’iter.

Le Motivazioni della Cassazione: il Ruolo del Giudice nella Messa alla Prova

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendo la sentenza d’appello viziata da violazione di legge. In primo luogo, i giudici supremi hanno chiarito che la presenza di una procura speciale conferita al difensore era sufficiente a dimostrare la volontà dell’imputata di accedere all’istituto, rendendo errata la valutazione della Corte d’Appello.

Il punto cruciale della decisione, però, riguarda la mancata produzione del programma. La Cassazione, richiamando un suo precedente consolidato (Sent. n. 12721/2019), ha ribadito un principio fondamentale: è illegittimo il provvedimento che rigetta la richiesta di messa alla prova motivandolo con la mancata produzione del programma di trattamento, quando la sua elaborazione sia stata regolarmente richiesta all’UEPE. La decisione del giudice sulla concessione della misura, infatti, non può prescindere dalla valutazione dell’idoneità del programma stesso. Tale valutazione, logicamente, presuppone che il programma sia stato prima elaborato dall’ufficio competente e poi sottoposto al giudice. Negare l’accesso alla misura perché il programma non è ancora pronto equivarrebbe a porre a carico dell’imputato un ritardo o un’incombenza che non dipende da lui.

Conclusioni

La sentenza in esame rafforza le garanzie procedurali per l’imputato che intende avvalersi della messa alla prova. Stabilisce chiaramente che, una volta presentata una richiesta formalmente corretta e attivato l’UEPE per la stesura del programma, il giudice ha il dovere di attendere tale documento per poter compiere la sua valutazione di merito. Rigettare l’istanza a priori costituisce una violazione delle norme procedurali. Di conseguenza, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata, disponendo un nuovo giudizio presso un’altra sezione della Corte d’Appello, che dovrà attenersi a questo principio e valutare nuovamente la richiesta, oltre a verificare l’eventuale intervenuta prescrizione del reato.

Può un giudice rigettare una richiesta di messa alla prova solo perché manca il programma di trattamento elaborato dall’UEPE?
No. Secondo la Corte di Cassazione, è illegittimo rigettare la richiesta per la sola mancata produzione del programma, se l’imputato ha regolarmente richiesto all’UEPE di elaborarlo. Il giudice deve attendere il programma per poterne valutare l’idoneità.

Come deve essere espressa la volontà dell’imputato di accedere alla messa alla prova?
La volontà può essere espressa personalmente dall’imputato oppure tramite un difensore munito di procura speciale, come avvenuto nel caso di specie. La procura speciale è sufficiente a manifestare validamente il consenso.

Qual è stato l’esito finale della decisione della Cassazione?
La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza della Corte d’Appello con rinvio. Questo significa che il caso dovrà essere nuovamente giudicato da una diversa sezione della Corte d’Appello, la quale dovrà seguire i principi di diritto stabiliti dalla Cassazione e riesaminare la richiesta di messa alla prova.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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