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Messa alla prova giudice: termini riaperti se cambia?

La Corte di Cassazione ha stabilito un principio cruciale sulla richiesta di messa alla prova quando cambia il giudice. Se la composizione del collegio giudicante muta, il processo regredisce alla fase predibattimentale. Di conseguenza, la richiesta di messa alla prova, presentata prima della nuova dichiarazione di apertura del dibattimento, è da considerarsi tempestiva. Questa decisione annulla le sentenze di merito che avevano erroneamente dichiarato intempestiva la richiesta dell’imputato.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Messa alla prova e cambio del giudice: la Cassazione fa chiarezza sui termini

Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta un’importante questione procedurale: cosa succede ai termini per richiedere la messa alla prova se il giudice titolare del processo cambia? La decisione chiarisce che il mutamento nella composizione dell’organo giudicante determina un “regresso” del procedimento, riaprendo di fatto la possibilità per l’imputato di avanzare la richiesta prima che il nuovo giudice dichiari formalmente aperto il dibattimento. Questa pronuncia è fondamentale per garantire il pieno esercizio del diritto di difesa.

I fatti del caso

Il caso nasce dal ricorso di un imputato condannato sia in primo grado che in appello. La difesa lamentava il fatto che la sua richiesta di sospensione del processo con messa alla prova fosse stata dichiarata inammissibile perché ritenuta tardiva.

La richiesta era stata avanzata in un’udienza tenutasi davanti a un giudice diverso da quello che aveva precedentemente dichiarato l’apertura del dibattimento. Secondo i giudici di merito (primo e secondo grado), la facoltà di richiedere il rito alternativo si era esaurita con la prima dichiarazione di apertura del dibattimento, a prescindere dal successivo cambio del magistrato.

La questione giuridica: il termine per la richiesta di messa alla prova

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione dell’articolo 464-bis, comma 2, del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce che la richiesta di messa alla prova può essere proposta “fino alla dichiarazione di apertura del dibattimento di primo grado”.

Il punto critico era stabilire se la “dichiarazione di apertura” fosse un evento unico e irreversibile o se, in caso di mutamento del giudice, la nuova dichiarazione di apertura da parte del nuovo magistrato costituisse un nuovo termine utile per l’imputato. La difesa sosteneva questa seconda interpretazione, mentre l’accusa e i giudici di merito la prima.

Le motivazioni della Corte di Cassazione sulla messa alla prova e il giudice

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’imputato, annullando le sentenze precedenti. I giudici supremi hanno chiarito che, quando muta la composizione del giudice, il processo “regredisce” a una fase antecedente all’apertura del dibattimento.

Questo regresso ha una conseguenza fondamentale: il nuovo giudice deve procedere a una nuova dichiarazione di apertura del dibattimento. Richiamando precedenti pronunce delle Sezioni Unite, la Corte ha spiegato che questo ritorno a una fase precedente non permette di riproporre le “questioni preliminari” già decise, come quelle sulla competenza, che sono soggette a una preclusione specifica (devono essere sollevate “subito dopo compiuto per la prima volta l’accertamento della costituzione delle parti”, art. 491 c.p.p.).

Tuttavia, la richiesta di messa alla prova non rientra tra le questioni preliminari tassativamente elencate dalla legge. Il testo dell’art. 464-bis c.p.p. non contiene la dicitura “per la prima volta”. Questa differenza testuale, secondo la Corte, è decisiva: significa che il legislatore ha voluto legare la preclusione alla dichiarazione di apertura del dibattimento di quel specifico giudizio, che riparte da capo con il nuovo giudice. Di conseguenza, la richiesta presentata prima della nuova apertura del dibattimento da parte del giudice subentrato era perfettamente tempestiva.

Conclusioni e implicazioni pratiche

La sentenza stabilisce un principio di garanzia di fondamentale importanza. Ritenere la richiesta tardiva avrebbe comportato una compressione ingiustificata e irreversibile di una facoltà processuale essenziale attribuita all’imputato. La decisione assicura che il diritto di accedere a un rito alternativo, come la messa alla prova, non sia vanificato da eventi procedurali come il cambio del magistrato.

In pratica, se durante il processo cambia il giudice monocratico o la composizione del collegio, la difesa ha una nuova opportunità per chiedere la messa alla prova, purché lo faccia prima che il nuovo giudice dichiari (nuovamente) aperto il dibattimento. Le sentenze di primo e secondo grado sono state quindi annullate e gli atti trasmessi al Tribunale in diversa composizione per un nuovo giudizio.

Entro quale termine va presentata la richiesta di messa alla prova?
Secondo l’articolo 464-bis, comma 2, del codice di procedura penale (nella formulazione applicabile al caso), la richiesta deve essere presentata, a pena di decadenza, prima della dichiarazione di apertura del dibattimento di primo grado.

Cosa succede se il giudice del processo cambia dopo l’apertura del dibattimento?
La Corte di Cassazione ha chiarito che il mutamento della composizione del giudice fa regredire il processo alla fase predibattimentale. Questo significa che il nuovo giudice dovrà procedere a una nuova dichiarazione di apertura del dibattimento, e prima di quel momento l’imputato può legittimamente presentare la richiesta di messa alla prova.

La richiesta di messa alla prova è una questione preliminare che non può essere riproposta?
No. A differenza delle questioni preliminari (come la competenza territoriale), che sono precluse se non sollevate alla prima occasione utile, la richiesta di messa alla prova non è soggetta a tale vincolo. Il termine è legato alla dichiarazione di apertura del dibattimento, che si rinnova in caso di mutamento del giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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