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Merci in transito: no reato per segni mendaci

La Corte di Cassazione ha confermato l’assoluzione della legale rappresentante di una società estera accusata del reato di vendita di prodotti con segni mendaci (art. 517 c.p.). La merce, un ingente carico di accendini con marchi ingannevoli, si trovava in un porto italiano ma era destinata a un altro paese estero. La Corte ha stabilito che le merci in transito non configurano il reato, in quanto la condotta punibile di “messa in circolazione” richiede che i prodotti siano destinati al mercato italiano, e non semplicemente in passaggio sul territorio nazionale.

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Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Merci in Transito e Segni Mendaci: Quando si Configura il Reato?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 20191 del 2025, affronta un tema cruciale per il commercio internazionale: la responsabilità penale per le merci in transito che presentano segni ingannevoli. La decisione chiarisce che il semplice passaggio di tali prodotti sul territorio italiano non è sufficiente a integrare il reato previsto dall’art. 517 c.p., a meno che non siano destinati al mercato nazionale. Questa pronuncia offre importanti spunti di riflessione sui limiti di applicazione della legge penale nel contesto della logistica globale.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine dal sequestro, in un porto italiano, di un ingente carico di accendini (quasi 600.000 pezzi) che riportavano un marchio e decorazioni grafiche tali da imitare un noto brand del settore, inducendo in inganno i consumatori sull’origine e la provenienza del prodotto.

La merce era di proprietà di una società turca, legalmente rappresentata dall’imputata, ed era stata imbarcata in Turchia con destinazione finale la Gran Bretagna. I prodotti, accompagnati da un documento doganale di transito (T1), si trovavano a bordo di un rimorchio che era sbarcato dalla nave nel porto italiano. Crucialmente, la merce non era destinata a essere sdoganata né commercializzata in Italia.

Il Tribunale di primo grado aveva assolto l’imputata con la formula “perché il fatto non sussiste”, ritenendo che la condotta non rientrasse nella fattispecie criminosa, dato che i prodotti non erano mai entrati giuridicamente nel mercato italiano. Contro questa decisione, il Procuratore generale ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo un’interpretazione più ampia della norma.

La Questione Giuridica e le Merci in Transito

Il fulcro della controversia legale risiede nell’interpretazione dell’espressione “pone in vendita o mette altrimenti in circolazione” contenuta nell’art. 517 del codice penale. Il Procuratore ricorrente sosteneva che questa locuzione dovesse includere anche le condotte relative a merci in transito, anche se destinate a un mercato estero. Secondo questa tesi, il semplice passaggio sul territorio nazionale di prodotti con segni mendaci sarebbe sufficiente a ledere l’ordine economico protetto dalla norma.

La Corte di Cassazione, tuttavia, ha rigettato questa interpretazione estensiva, confermando un orientamento giurisprudenziale consolidato e fornendo una chiara delimitazione dell’ambito applicativo del reato.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte Suprema ha ribadito che l’oggetto della tutela dell’art. 517 c.p. è primariamente l’ordine economico nazionale. La norma mira a garantire la lealtà e la correttezza delle transazioni commerciali all’interno del mercato italiano, proteggendo sia i consumatori che i produttori onesti dalla concorrenza sleale.

Partendo da questo presupposto, i giudici hanno chiarito il significato della condotta di “messa in circolazione”. Essa si riferisce a qualsiasi atto volto a far uscire il prodotto dalla sfera di controllo e custodia del detentore per renderlo accessibile ai consumatori o ad altri operatori commerciali nel territorio italiano. Questo include non solo la vendita diretta, ma anche tutte quelle operazioni prodromiche, come la presentazione della merce in dogana per l’immissione in consumo in Italia.

Nel caso di specie, la situazione era radicalmente diversa. La merce:
1. Era scortata da un documento doganale di transito (T1), che attesta la sua destinazione estera.
2. Non era oggetto di una dichiarazione di sdoganamento per il mercato italiano.
3. Si trovava ancora all’interno dell’area portuale, a bordo di un rimorchio appena sbarcato, e non era mai entrata nella libera disponibilità commerciale sul territorio nazionale.

Estendere la punibilità a condotte che escludono a priori la circolazione in Italia, come il mero transito, comporterebbe un’inammissibile applicazione analogica della norma penale, in violazione del principio di tassatività. La condotta, in questo caso, è stata ritenuta non offensiva per l’ordine economico nazionale, poiché i prodotti non avrebbero mai raggiunto i consumatori italiani.

Conclusioni

La sentenza in esame consolida un principio di diritto fondamentale: il reato di vendita di prodotti con segni mendaci non è configurabile per le merci in transito non destinate al mercato italiano. La condotta penalmente rilevante scatta solo nel momento in cui si manifesta l’intenzione di immettere i beni nel circuito commerciale nazionale. Questa decisione ha importanti implicazioni pratiche per gli operatori della logistica e del commercio internazionale, offrendo una maggiore certezza giuridica e distinguendo nettamente le operazioni di transito da quelle di importazione destinate alla vendita in Italia. La Corte ha così bilanciato la necessità di proteggere il mercato interno con le esigenze di fluidità e libertà del commercio globale.

Il semplice transito in Italia di merci con segni ingannevoli costituisce reato ai sensi dell’art. 517 c.p.?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che il reato non si configura se le merci sono solo in transito nel territorio nazionale e non sono destinate all’immissione in consumo o alla libera pratica in Italia.

Cosa significa l’espressione “mettere altrimenti in circolazione” secondo la Cassazione?
L’espressione si riferisce a qualsiasi attività con cui si mira a far uscire la merce dalla sfera giuridica e di custodia del detentore per renderla disponibile nel mercato nazionale. Questo include la presentazione in dogana per lo sdoganamento finalizzato all’immissione nel mercato italiano, ma esclude il mero transito verso un’altra destinazione.

Qual è l’interesse protetto dall’art. 517 del codice penale secondo questa sentenza?
L’interesse giuridico tutelato dalla norma è l’ordine economico nazionale, che comprende la lealtà commerciale, la buona fede dei consumatori e la protezione dei produttori dalla concorrenza illecita all’interno del mercato italiano.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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