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Medico guardia turistica: peculato per le somme incassate

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per peculato nei confronti di un medico del servizio di guardia turistica che si era appropriato delle somme pagate dai pazienti per le visite. La sentenza stabilisce che il medico guardia turistica riveste la qualifica di pubblico ufficiale, poiché la sua attività, pur se temporanea, si inserisce nel Servizio Sanitario Nazionale e implica l’esercizio di poteri certificativi pubblici. Di conseguenza, il denaro incassato è considerato pubblico e la sua appropriazione integra il reato di peculato.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Medico Guardia Turistica: Commette Peculato chi si Appropria delle Somme Incassate

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 12156 del 2024, ha stabilito un principio fondamentale riguardo la qualifica giuridica del medico guardia turistica. Chiarendo la sua posizione come pubblico ufficiale, la Corte ha confermato che l’appropriazione delle somme incassate dai pazienti per le prestazioni sanitarie costituisce il reato di peculato. Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale volto a tutelare l’integrità e la natura pubblica dei servizi sanitari, anche quando erogati in contesti stagionali e temporanei.

Il Caso: Un Medico a Giudizio per le Somme delle Visite

I fatti risalgono all’estate del 2015, quando un medico, incaricato del servizio di guardia medica turistica presso un ambulatorio estivo, veniva accusato di essersi appropriato delle somme di denaro ricevute dai pazienti per le visite effettuate. Il medico era stato condannato sia in primo grado dal Tribunale di Livorno che in secondo grado dalla Corte di Appello di Firenze per il reato di peculato, previsto dall’art. 314 del codice penale.

La difesa del medico ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo un’errata interpretazione della sua qualifica soggettiva. Secondo la tesi difensiva, il medico non agiva come pubblico ufficiale, ma come un professionista privato sotto contratto con l’Azienda Sanitaria Locale (ASL). La riscossione delle somme, pertanto, non sarebbe stata un’attività pubblicistica, ma un mero atto materiale di ricezione di denaro, privo dei poteri certificativi tipici della funzione pubblica.

La Qualifica del Medico Guardia Turistica secondo la Cassazione

La Suprema Corte ha respinto integralmente il ricorso, fornendo un’analisi dettagliata della figura del medico guardia turistica. Contrariamente a quanto sostenuto dalla difesa, i giudici hanno affermato che questo servizio, sebbene stagionale, è a tutti gli effetti un’articolazione del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), volto a garantire la “continuità assistenziale” anche ai non residenti.

Il medico che opera in questo contesto, anche se assunto ad hoc con un incarico temporaneo, non agisce come un privato. Al contrario, egli è pienamente inserito nell’organizzazione pubblica ed esercita poteri tipici della funzione sanitaria pubblica. Questo include la facoltà di prescrivere farmaci, richiedere esami diagnostici e visite specialistiche, e formulare proposte di ricovero utilizzando il ricettario del Servizio Sanitario Nazionale. Tali attività, secondo la Corte, costituiscono esercizio di poteri pubblicistici di certificazione, che si manifestano nella diagnosi e nella conseguente prescrizione.

Le Motivazioni

La Corte ha ritenuto che il medico guardia turistica rivesta la qualifica di pubblico ufficiale. Questa conclusione si basa sul fatto che l’attività svolta non è meramente professionale, ma è caratterizzata dall’esercizio di poteri certificativi che incidono sulla sfera giuridica dei cittadini e sul bilancio del SSN. La riscossione del contributo da parte dei pazienti (ad esempio, 15 euro per una visita ambulatoriale) non è un atto privato, ma una fase accessoria e connessa alla prestazione sanitaria pubblica erogata.

Il denaro incassato, pertanto, non appartiene al medico, ma alla pubblica amministrazione (l’ASL). Il medico ne ha la disponibilità solo in ragione del suo ufficio pubblico. L’appropriazione di tali somme configura quindi il delitto di peculato, che punisce proprio il pubblico ufficiale che si appropria di denaro o beni di cui ha il possesso per motivi di servizio. La Corte ha inoltre precisato che questa figura è ben distinta dall’attività intramoenia, che segue un regime contrattuale e normativo differente.

Le Conclusioni

Con questa sentenza, la Cassazione conferma che l’integrazione funzionale nel Servizio Sanitario Nazionale è l’elemento decisivo per attribuire la qualifica di pubblico ufficiale al medico, anche in contesti di lavoro temporaneo come quello della guardia turistica. La decisione rafforza la tutela dei fondi pubblici e ribadisce la responsabilità penale dei professionisti sanitari che gestiscono denaro per conto dell’amministrazione. In sintesi, il medico della guardia turistica è un pubblico ufficiale e, come tale, ha l’obbligo di versare all’ASL tutte le somme riscosse dai pazienti, pena la condanna per peculato.

Un medico che svolge il servizio di guardia turistica è considerato un pubblico ufficiale?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che il medico addetto al servizio di guardia turistica riveste la qualifica di pubblico ufficiale. Questo perché la sua attività si svolge nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale e comporta l’esercizio di poteri certificativi pubblici, come la diagnosi e la prescrizione di farmaci su ricettario nazionale.

Se un medico della guardia turistica non versa all’ASL le somme pagate dai pazienti, commette un reato?
Sì. Poiché il medico è un pubblico ufficiale e il denaro è riscosso in ragione della sua funzione pubblica, l’appropriazione di tali somme integra il reato di peculato, previsto dall’articolo 314 del codice penale.

L’attività del medico di guardia turistica è un’attività privata?
No, la sentenza chiarisce che non si tratta di un’attività privata, ma di una prestazione svolta nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale per assicurare la continuità assistenziale. L’attività di riscossione del contributo è strettamente connessa a questa funzione pubblica e non è un atto di natura privata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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