LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Martelletto frangivetro: reato il suo possesso?

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna di un individuo per il possesso ingiustificato di un martelletto frangivetro, ritenendolo uno strumento da scasso ai sensi dell’art. 707 del codice penale. La sentenza stabilisce che il termine ‘serratura’ deve essere interpretato in senso ampio, includendo qualsiasi sistema di chiusura che protegge uno spazio, compresi i vetri di porte o finestre. Di conseguenza, il possesso senza giustificato motivo di un martelletto frangivetro integra la fattispecie di reato.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Martelletto Frangivetro: Quando il Possesso Diventa Reato

Il possesso ingiustificato di un martelletto frangivetro, comunemente presente sui mezzi di trasporto pubblici come dispositivo di sicurezza, può costituire reato? La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 18615/2025, ha risposto affermativamente, consolidando un’interpretazione estensiva dell’articolo 707 del codice penale. Questa decisione chiarisce come anche oggetti di uso comune possano essere qualificati come strumenti atti allo scasso se portati senza un valido motivo, ampliando la nozione di ‘serratura’ fino a includere i vetri.

Il Caso in Esame

Il procedimento giudiziario ha origine dalla condanna di un uomo, inflitta prima dal Tribunale e poi confermata dalla Corte d’Appello, per il reato di possesso ingiustificato di strumenti atti allo scasso. L’oggetto in questione era un martelletto frangivetro. La difesa dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo un’errata applicazione della legge penale. La tesi difensiva si basava su un’interpretazione restrittiva dell’art. 707 c.p., secondo cui un martelletto frangivetro non potrebbe rientrare nella categoria degli ‘strumenti atti ad aprire o a forzare serrature’, poiché un vetro non è equiparabile a una serratura.

La Questione Giuridica: Interpretazione dell’Art. 707 c.p. e il ruolo del martelletto frangivetro

Il nodo centrale della controversia risiede nel significato da attribuire all’espressione ‘serratura’ contenuta nell’art. 707 del codice penale. La difesa ha richiamato una precedente sentenza (Cass. n. 18393/2014) che aveva escluso i vetri da tale nozione, ritenendo quindi non punibile il possesso di oggetti idonei a infrangerli. Secondo questa visione, gli strumenti sanzionati dalla norma sarebbero solo quelli destinati a manipolare o forzare congegni di chiusura veri e propri.

La Procura Generale, invece, ha chiesto il rigetto del ricorso, sposando la linea interpretativa più ampia adottata dai giudici di merito.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, ritenendolo infondato. I giudici hanno chiarito che l’elenco degli strumenti menzionati nell’art. 707 c.p. (‘chiavi alterate o di grimaldelli’) non è tassativo ma esemplificativo. Il ‘grimaldello’ è visto come l’archetipo degli strumenti da scasso, ma la norma si estende a ‘qualsiasi altro mezzo’ dotato di potenziale attitudine allo scopo.

Il punto cruciale della motivazione risiede nell’adozione di un’interpretazione ‘ermeneutica evolutiva’. La Corte ha affermato che il termine ‘serratura’ non deve essere inteso in senso letterale e statico, ma deve comprendere tutti i congegni idonei a chiudere uno spazio per preservarlo da intrusioni. In un’epoca caratterizzata da una vasta gamma di sistemi di sicurezza, limitare la norma alle sole serrature tradizionali sarebbe in contrasto con la sua finalità, che è quella di prevenire i delitti contro il patrimonio.

Di conseguenza, anche i deflettori degli autoveicoli, i lucchetti, le catene e, soprattutto, gli accessi protetti da materiali vitrei rientrano in questa nozione allargata. Un martelletto frangivetro, essendo dotato di una punta in acciaio specificamente progettata per l’effrazione di chiusure in vetro, è a tutti gli effetti uno strumento atto a forzare un sistema di chiusura.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale rigoroso e adeguato all’evoluzione tecnologica dei sistemi di protezione. La decisione implica che il possesso di oggetti apparentemente innocui, come un martelletto frangivetro, può integrare una fattispecie penale se avviene al di fuori di un contesto che ne giustifichi la presenza (ad esempio, all’interno di un veicolo per motivi di sicurezza). La valutazione non si basa sulla natura intrinseca dell’oggetto, ma sulla sua potenziale destinazione d’uso in un contesto privo di giustificazioni lecite. Questa pronuncia serve da monito: la legge penale intende prevenire i reati punendo non solo gli atti preparatori evidenti, ma anche il possesso di strumenti che, pur avendo un’origine lecita, possono essere utilizzati per fini predatori.

Possedere un martelletto frangivetro è reato?
Sì, il possesso di un martelletto frangivetro può costituire reato ai sensi dell’art. 707 del codice penale se non è sorretto da un giustificato motivo. La Corte di Cassazione lo considera uno strumento con l’attitudine potenziale a forzare l’accesso a luoghi protetti.

Un vetro può essere considerato una ‘serratura’ ai fini dell’applicazione dell’art. 707 del codice penale?
Sì. Secondo l’interpretazione evolutiva della Corte, il concetto di ‘serratura’ si estende a qualsiasi meccanismo o sistema posto a presidio di un bene per proteggerlo da intrusioni, inclusi i sistemi di chiusura costituiti da materiali vitrei.

Qual è lo scopo principale dell’art. 707 del codice penale secondo questa sentenza?
Lo scopo della norma è la prevenzione dei delitti contro il patrimonio. Per raggiungere tale obiettivo, la legge punisce il possesso ingiustificato non solo di strumenti da scasso tradizionali, ma di qualsiasi mezzo che possa essere utilizzato per introdursi in spazi chiusi a scopo predatorio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati