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Manovre speculative: quando il rincaro è reato?

La Corte di Cassazione conferma l’assoluzione di un’imprenditrice accusata di manovre speculative per aver venduto mascherine con ricarichi esorbitanti durante la pandemia. La decisione si basa sulla quantità limitata di merce venduta, ritenuta inidonea a creare un pericolo concreto per l’economia nazionale, requisito essenziale per configurare il reato.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Manovre Speculative: Prezzi Alti Non Sempre Significano Reato

L’emergenza sanitaria ha creato un terreno fertile per pratiche commerciali al limite della legalità. Tra queste, la vendita di beni essenziali a prezzi gonfiati ha sollevato dubbi sulla configurabilità del reato di manovre speculative. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha chiarito un punto fondamentale: non basta un ricarico esorbitante per essere condannati. È necessaria una condotta di portata tale da mettere in serio pericolo l’economia pubblica.

I Fatti: Mascherine a Prezzi Stellari Durante la Pandemia

Il caso analizzato riguarda un’imprenditrice condannata in primo grado per aver venduto mascherine sanitarie durante i primi mesi della pandemia da Covid-19, applicando ricarichi che arrivavano fino al 1534% rispetto al prezzo di acquisto. L’accusa era quella prevista dall’art. 501-bis del codice penale, ovvero aver compiuto manovre speculative su merci di prima necessità in un periodo di emergenza.

La Decisione dei Giudici di Appello: l’Importanza della Scala

In secondo grado, la Corte di Appello ha ribaltato la sentenza, assolvendo l’imputata. Pur riconoscendo che le mascherine erano beni essenziali e che i prezzi erano speculativi, i giudici hanno ritenuto che la condotta non integrasse il reato. Il motivo? La scala dell’operazione. La vendita di meno di novemila mascherine, a fronte di un fabbisogno nazionale di decine di milioni di unità, è stata giudicata inidonea a produrre conseguenze significative sul mercato interno o a creare una posizione di preminenza per l’imprenditrice.

Il Ricorso del Procuratore e il Criterio delle Manovre Speculative

Il Procuratore generale ha impugnato l’assoluzione in Cassazione, sostenendo che la Corte di Appello non avesse valutato il “pericolo concreto” generato dalla condotta, indipendentemente dal suo impatto macroeconomico. Secondo l’accusa, il reato si configurerebbe per il solo fatto di aver messo a rischio la disponibilità di beni essenziali attraverso un aumento sproporzionato dei prezzi.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando l’assoluzione e fornendo un’interpretazione chiara dei requisiti del reato di manovre speculative. Gli Ermellini hanno ribadito un principio consolidato in giurisprudenza: affinché si possa parlare di questo reato, non è sufficiente una semplice speculazione isolata.

La condotta deve possedere una “particolare capacità pervasiva ed espansiva” tale da influenzare una fetta significativa del mercato. In altre parole, deve essere in grado di generare una situazione di “serio pericolo” e potenziale danno per l’economia pubblica generale. Questo si verifica quando le dimensioni dell’impresa, la notevole quantità delle merci e la possibile influenza sugli altri operatori sono tali da turbare l’equilibrio del mercato.

Nel caso specifico, la Corte ha concluso che la condotta dell’imputata, seppur moralmente discutibile, non aveva questa portata. La scarsità delle mascherine sul mercato non dipendeva dalla sua azione, ma dalle contingenze eccezionali della pandemia. La sua operazione era troppo limitata per “contagiare” il mercato e alterarne le dinamiche a livello nazionale o anche solo in un’ampia area locale.

Le Conclusioni

Questa sentenza stabilisce un confine netto tra un comportamento commercialmente scorretto e una condotta penalmente rilevante. Per il reato di manovre speculative, il focus non è sul singolo atto di vendita a prezzo maggiorato, ma sull’impatto sistemico che tale comportamento può avere sull’economia. La legge penale interviene per proteggere il bene collettivo dell’ordine economico, non per sanzionare ogni singolo episodio di rincaro, per quanto eccessivo. Di conseguenza, per la configurabilità del reato è necessario dimostrare che l’azione dell’agente, per la sua scala e le sue modalità, ha creato un pericolo concreto e diffuso, un requisito che nel caso esaminato non è stato raggiunto.

Quando la vendita di un bene a un prezzo molto più alto del normale costituisce il reato di manovre speculative?
Secondo la sentenza, ciò avviene solo quando la condotta, per le sue dimensioni e la quantità di merce, è in grado di causare un aumento ingiustificato dei prezzi tale da determinare un serio pericolo per l’economia pubblica generale, con effetti non limitati a un ambito puramente locale o isolato.

Perché l’imputata è stata assolta nonostante avesse applicato ricarichi fino al 1534% sulle mascherine?
È stata assolta perché la quantità di mascherine vendute (meno di novemila) è stata ritenuta insufficiente a incidere sul mercato interno, il cui fabbisogno era di decine di milioni di unità. La sua condotta, quindi, non ha determinato un concreto pericolo per l’economia nazionale, requisito indispensabile per il reato.

Cosa si intende per “mercato interno” nel contesto di questo reato?
Il “mercato interno” non è solo quello nazionale, ma può anche essere un “mercato locale”, a condizione che sia una zona abbastanza ampia del territorio dello Stato. L’azione speculativa deve essere in grado di nuocere alla pubblica economia su questa scala, superando l’impatto di un singolo e isolato dettagliante.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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