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Manipolazione del mercato: condanna per operazioni fittizie

La Corte di Cassazione conferma la condanna per manipolazione del mercato a carico di membri di una famiglia di imprenditori. Le condotte illecite includevano una finta cessione di azioni tra fratelli per mascherare una vendita al pubblico e operazioni volte a sostenere artificialmente il prezzo di obbligazioni della loro società quotata. La sentenza ribadisce che il reato è di pericolo concreto, non essendo necessaria l’effettiva alterazione del prezzo.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Manipolazione del mercato: condanna per operazioni fittizie

Con una recente sentenza, la Corte di Cassazione ha confermato la condanna per manipolazione del mercato a carico di tre fratelli, amministratori e soci di una società quotata. Il caso offre un’analisi dettagliata di come operazioni apparentemente distinte, se viste in un quadro unitario, possano integrare un complesso disegno criminoso volto a ingannare gli investitori. La pronuncia chiarisce i confini tra lecite strategie commerciali e condotte penalmente rilevanti, ribadendo principi fondamentali in materia di abusi di mercato.

I Fatti: La Doppia Operazione Contestata

Il cuore della vicenda ruota attorno a due distinti filoni di condotte illecite, entrambi ricondotti al reato di manipolazione del mercato.

La Cessione Simulata di Azioni in Famiglia

Il primo episodio riguarda una complessa operazione di dismissione di un pacchetto azionario della società di famiglia. Due fratelli, soci di maggioranza, hanno ceduto formalmente le loro azioni alla sorella. Tuttavia, le indagini hanno rivelato che l’operazione era simulata: i fratelli stessi avevano fornito alla sorella la provvista finanziaria per l’acquisto e, una volta che il marito di lei aveva venduto i titoli sul mercato, i proventi erano stati retrocessi ai fratelli.

Contestualmente, era stato diffuso un comunicato stampa che presentava la transazione come un mero riassetto interno alla famiglia, volto a rassicurare il mercato sulla stabilità dell’azionariato. Questa comunicazione è stata giudicata ingannevole, poiché occultava la reale intenzione di dismettere le azioni e riversarle sul mercato.

L’Alterazione del Prezzo delle Obbligazioni

Il secondo filone d’indagine ha riguardato uno dei fratelli, accusato di aver manipolato il prezzo di obbligazioni emesse dalla società. Le condotte contestate consistevano nell’inserimento di ordini di vendita, poi sistematicamente revocati, alternati a piccoli ordini di acquisto, specialmente in asta di chiusura. Tali manovre erano idonee a sostenere artificialmente il prezzo dei titoli, evitando che subisse un calo dovuto alla pressione di vendita e consentendo di massimizzare il profitto dalla dismissione.

La Decisione della Cassazione sulla Manipolazione del Mercato

La Corte di Cassazione ha rigettato i ricorsi degli imputati, confermando la decisione della Corte d’Appello. I giudici hanno ritenuto che le censure difensive fossero infondate e mirassero a una rilettura dei fatti non consentita in sede di legittimità. La sentenza ha analizzato in modo approfondito entrambe le condotte, qualificandole come chiare manifestazioni di manipolazione del mercato.

La Manipolazione Informativa tramite Comunicati Incompleti

Per quanto riguarda la cessione delle azioni, la Corte ha sottolineato come le diverse fasi (cessione alla sorella, vendita sul mercato, retrocessione del ricavato) costituissero un’operazione unitaria e preordinata. Il comunicato stampa, pur contenendo informazioni formalmente vere, è stato considerato ‘artatamente incompleto’. Omettendo di rivelare il piano complessivo di vendita al pubblico, ha fornito al mercato una rappresentazione distorta e rassicurante della realtà, integrando così una forma di manipolazione informativa.

La Manipolazione Operativa sul Mercato Obbligazionario

In merito alle operazioni sulle obbligazioni, la Corte ha respinto la tesi difensiva secondo cui si trattava di una lecita strategia per sondare il mercato alla ricerca di ordini ‘iceberg’. I giudici hanno invece confermato che l’uso combinato di ordini di vendita (poi revocati) e piccoli ordini di acquisto era una tecnica artificiosa finalizzata a sostenere il prezzo. Si tratta di un classico esempio di manipolazione operativa, dove si utilizzano mezzi leciti per uno scopo illecito: la distorsione della naturale dinamica del mercato.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della sentenza si fondano su principi consolidati in materia di abusi di mercato. La Corte ha ribadito che la manipolazione del mercato, ai sensi dell’art. 185 del Testo Unico della Finanza, è un reato di pericolo concreto. Ciò significa che per la sua configurazione è sufficiente che la condotta sia idonea a provocare una sensibile alterazione del prezzo, senza che tale alterazione debba necessariamente verificarsi. L’accertamento va condotto tramite una ‘prognosi postuma’, valutando l’adeguatezza dell’azione a ingannare l’investitore medio al momento in cui è stata posta in essere.

I giudici hanno evidenziato che la natura fraudolenta non risiede nei singoli atti (vendere, comprare, comunicare al mercato), ma nel contesto e nelle modalità con cui vengono realizzati. L’intera architettura dell’operazione sulla cessione delle azioni è stata ritenuta priva di una valida ragione economica se non quella di occultare la dismissione al mercato. Allo stesso modo, le tattiche di trading sulle obbligazioni sono state giudicate incoerenti con una logica di massimizzazione del profitto e orientate invece a un sostegno artificiale dei prezzi.

Le Conclusioni

La sentenza rappresenta un’importante conferma dei meccanismi di tutela dell’integrità dei mercati finanziari. Le conclusioni che se ne possono trarre sono molteplici. In primo luogo, la valutazione di una potenziale manipolazione non può fermarsi alla forma delle singole operazioni, ma deve indagare la loro sostanza economica e il fine ultimo perseguito. In secondo luogo, la trasparenza informativa è un pilastro del corretto funzionamento del mercato: le comunicazioni ‘price sensitive’ devono essere complete e veritiere, non solo formalmente ma anche sostanzialmente. Infine, anche l’uso di tecniche di trading lecite può sconfinare nell’illecito penale quando queste vengono impiegate in modo sistematico per creare un’immagine falsata dell’andamento di un titolo.

Quando una cessione di azioni in famiglia può essere considerata manipolazione del mercato?
Una cessione di azioni in famiglia integra la manipolazione del mercato quando è simulata e fa parte di un piano più ampio volto a occultare la reale intenzione di vendere i titoli sul mercato. Se l’operazione è accompagnata da comunicati stampa che la presentano come un semplice riassetto interno, rassicurando falsamente gli investitori, si configura una manipolazione di tipo informativo.

È necessario che il prezzo di un titolo cambi effettivamente per commettere il reato di manipolazione del mercato?
No, non è necessario. La sentenza conferma che la manipolazione del mercato è un reato di pericolo concreto. Ciò significa che è sufficiente che le condotte (operazioni simulate, comunicati falsi, altri artifizi) siano concretamente idonee a provocare una sensibile alterazione del prezzo, anche se tale alterazione non si verifica.

L’uso di ordini di acquisto e vendita, anche se formalmente leciti, può costituire un illecito penale?
Sì. La Corte ha chiarito che anche l’impiego di mezzi di per sé leciti, come inserire e revocare ordini, può diventare un ‘artificio’ penalmente rilevante se utilizzato con modalità e finalità oggettivamente ingannevoli, ovvero per alterare la corretta formazione del prezzo di un titolo finanziario e non per una genuina finalità commerciale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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