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Mandato specifico assente: appello inammissibile

La Corte di Cassazione ha confermato l’inammissibilità di un appello presentato dal difensore d’ufficio per un imputato giudicato in assenza. La decisione si fonda sulla mancata allegazione del mandato specifico a impugnare, rilasciato dopo la sentenza e contenente l’elezione di domicilio, come richiesto dall’art. 581, comma 1-quater, c.p.p. La Corte ha ribadito che tale onere formale è inderogabile, anche quando l’appello contesta la stessa dichiarazione di assenza, poiché mira a garantire la conoscenza effettiva della sentenza e la volontà dell’imputato di procedere con l’impugnazione.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato Specifico Assente: La Cassazione Conferma l’Inammissibilità dell’Appello

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale introdotto dalla Riforma Cartabia: l’appello proposto nell’interesse di un imputato giudicato in assenza è inammissibile se non è accompagnato da un mandato specifico assente, rilasciato dopo la sentenza. Questa pronuncia chiarisce che tale onere formale è cruciale per garantire che l’imputato sia effettivamente a conoscenza della condanna e voglia proseguire nel giudizio.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine da una sentenza di condanna emessa dal Tribunale di Venezia nei confronti di un imputato dichiarato assente durante il processo di primo grado. Il suo difensore d’ufficio proponeva appello, ma la Corte d’Appello di Venezia lo dichiarava inammissibile. La ragione? La mancanza di un atto fondamentale: lo specifico mandato a impugnare che, secondo l’art. 581, comma 1-quater, del codice di procedura penale, l’imputato assente deve rilasciare al difensore dopo la pronuncia della sentenza, corredato dalla dichiarazione o elezione di domicilio.

Contro questa decisione, il difensore presentava ricorso per cassazione, sostenendo che la declaratoria di assenza del suo assistito fosse illegittima fin dall’inizio e che, di conseguenza, la richiesta del mandato specifico non dovesse applicarsi. La difesa lamentava che il giudice di primo grado non avesse svolto le opportune verifiche per accertare l’effettiva conoscenza del processo da parte dell’imputato.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando la decisione della Corte d’Appello. I giudici di legittimità hanno stabilito che l’onere di allegare il mandato specifico assente è un requisito di ammissibilità imprescindibile e non può essere aggirato, neppure quando l’appello è volto a contestare la correttezza della dichiarazione di assenza stessa.

Le Motivazioni: La Centralità del Mandato Specifico Assente

Le motivazioni della Corte si concentrano sulla ratio della norma introdotta dalla Riforma Cartabia. L’obiettivo del legislatore è quello di assicurare, in modo incontrovertibile, che l’imputato assente abbia avuto “effettiva contezza della decisione emessa a suo carico” e che manifesti una “necessaria e consapevole volontà” di impugnarla.

Il conferimento di un mandato dopo la sentenza serve proprio a questo: a creare un collegamento diretto e consapevole tra l’imputato e la fase processuale successiva. La Corte sottolinea come questo sistema fornisca una tutela all’assente, garantendo che l’impugnazione sia espressione della sua volontà e non una mera iniziativa del difensore.

Inoltre, la sentenza chiarisce un punto importante: mentre una modifica legislativa successiva (legge n. 114 del 2024) ha abrogato questo onere per i difensori di fiducia, esso rimane pienamente in vigore per i difensori d’ufficio, come nel caso di specie. La giurisprudenza consolidata, richiamata ampiamente nella sentenza, considera questo adempimento essenziale per provare che l’imputato “conosce e vuole” non solo l’esistenza del processo, ma anche la sua progressione nei gradi successivi.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La pronuncia ha importanti implicazioni pratiche per la difesa tecnica. Un difensore d’ufficio che assiste un imputato dichiarato assente non può limitarsi a proporre appello sulla base del mandato originario. È suo onere attivarsi per rintracciare l’assistito dopo la sentenza di primo grado e ottenere da lui il mandato specifico richiesto dalla legge, comprensivo dell’elezione di domicilio per le notifiche. In assenza di questo documento, l’impugnazione sarà inevitabilmente dichiarata inammissibile, precludendo ogni possibilità di discutere il merito della causa nel grado successivo. La sentenza riafferma la rigidità dei requisiti formali posti a presidio della consapevole partecipazione dell’imputato al processo.

È possibile per un difensore d’ufficio impugnare una sentenza per un imputato assente senza un mandato specifico?
No. La Corte di Cassazione ha confermato che l’appello proposto dal difensore d’ufficio per un imputato assente è inammissibile se non è allegato uno specifico mandato a impugnare, rilasciato dopo la pronuncia della sentenza e contenente la dichiarazione o elezione di domicilio, come previsto dall’art. 581, comma 1-quater, c.p.p.

L’obbligo del mandato specifico vale anche se l’appello contesta la legittimità della dichiarazione di assenza?
Sì. La Corte ha chiarito che l’onere di allegazione dello specifico mandato è necessario anche quando, con l’impugnazione, si contesta proprio la correttezza della dichiarazione giudiziale di assenza. La norma non prevede deroghe in tal senso.

Qual è lo scopo della norma che richiede il mandato specifico per l’imputato assente?
Lo scopo è assicurare che l’imputato, assente nel precedente grado di giudizio, abbia avuto effettiva conoscenza della decisione emessa nei suoi confronti e manifesti in modo certo e inequivocabile la volontà di proseguire il processo nei gradi successivi. Serve a provare che l’imputato “conosce e vuole” l’impugnazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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