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Mandato specifico appello: ricorso inammissibile

Un ricorso contro una condanna per narcotraffico è stato dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione. La decisione si fonda sulla mancanza del mandato specifico appello, un documento che l’imputato assente deve rilasciare al suo difensore. La Corte ha sottolineato come questa formalità, introdotta dalla Riforma Cartabia, sia indispensabile per garantire che l’imputato sia a conoscenza della sentenza e voglia effettivamente impugnarla, rendendo irrilevanti le altre questioni sollevate.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato Specifico Appello: La Cassazione Dichiara Inammissibile il Ricorso dell’Imputato Assente

Con una recente sentenza, la Corte di Cassazione torna a pronunciarsi sulle nuove regole procedurali introdotte dalla Riforma Cartabia, ribadendo l’importanza del mandato specifico appello per l’impugnazione delle sentenze da parte dell’imputato dichiarato assente. La mancanza di questo requisito formale, come dimostra il caso in esame, conduce a una declaratoria di inammissibilità del ricorso, precludendo l’esame nel merito dei motivi di gravame. Vediamo nel dettaglio la vicenda processuale e i principi affermati dalla Suprema Corte.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da una condanna emessa dalla Corte di appello di Roma nei confronti di un uomo per plurime ipotesi di concorso nella detenzione e cessione di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti. In primo grado, l’imputato era stato anche condannato per partecipazione ad associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico, accusa dalla quale era stato poi assolto in appello.

L’imputato, rimasto assente durante l’intero corso del giudizio, proponeva ricorso per cassazione avverso la sentenza di secondo grado tramite il proprio difensore, un sostituto del legale nominato d’ufficio.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa dell’imputato aveva articolato il proprio ricorso su due principali motivi, entrambi di natura processuale e legati alla presunta illegittimità del decreto di latitanza emesso anni prima:

1. Violazione delle norme sulla ricerca del latitante: Si sosteneva che le ricerche per rintracciare l’indagato fossero state incomplete e insufficienti, in quanto non era stato effettuato alcun controllo nel suo paese d’origine, l’Argentina. Tale vizio avrebbe comportato la nullità assoluta del decreto di latitanza e di tutti gli atti successivi.
2. Mancata revoca della latitanza: Si deduceva che lo stato di latitanza avrebbe dovuto cessare automaticamente a seguito dell’arresto dell’imputato in Argentina, avvenuto su richiesta delle autorità italiane, come stabilito da consolidata giurisprudenza delle Sezioni Unite.

La Decisione della Corte di Cassazione e il mandato specifico appello

Nonostante le argomentazioni della difesa, la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile senza entrare nel merito delle questioni sollevate. La decisione si fonda interamente su una pregiudiziale ragione di rito: la carenza del mandato specifico appello.

La Corte ha applicato l’art. 581, comma 1-quater, del codice di procedura penale, una norma introdotta dalla Riforma Cartabia (d.lgs. n. 150/2022). Questa disposizione prevede che, a pena di inammissibilità, il difensore dell’imputato che non ha partecipato al grado di giudizio precedente debba essere munito di uno specifico mandato a impugnare, rilasciato dopo la pronuncia della sentenza e contenente la dichiarazione o l’elezione di domicilio dell’imputato.

Nel caso di specie, il difensore che ha presentato il ricorso non era in possesso di tale mandato, rendendo l’impugnazione proceduralmente invalida.

Le Motivazioni: La “Ratio” della Riforma Cartabia

La Suprema Corte ha colto l’occasione per chiarire la finalità della nuova normativa. L’obbligo del mandato specifico mira ad assicurare che l’impugnazione sia il frutto di una scelta consapevole e volontaria dell’imputato. L’obiettivo è quello di avere la prova certa che l’interessato abbia effettiva conoscenza della sentenza emessa in sua assenza e che desideri proseguire il giudizio nei gradi successivi.

Questa cautela è particolarmente rilevante quando, come nel caso in esame, la difesa è affidata a un legale nominato d’ufficio, con il quale potrebbe non esserci un rapporto fiduciario diretto. La norma, quindi, impedisce che vengano coltivate impugnazioni all’insaputa dell’imputato, garantendo un uso più razionale delle risorse giudiziarie.

La Corte ha inoltre precisato che la regola si applica pienamente all’imputato dichiarato “assente”, condizione che aveva sostituito la vecchia “contumacia” e che era stata correttamente attribuita all’imputato nel giudizio di primo grado. La circostanza che in passato fosse stato dichiarato “latitante” non modifica la necessità di rispettare i nuovi requisiti di ammissibilità dell’appello.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per la Difesa

La sentenza in commento consolida un principio fondamentale per la difesa tecnica nel processo penale post-riforma. Per poter validamente impugnare una sentenza emessa nei confronti di un imputato assente, il difensore deve necessariamente dotarsi di un mandato ad hoc, rilasciato dopo la decisione e completo di elezione di domicilio. In assenza di questo documento, ogni sforzo difensivo risulterà vano, poiché il ricorso verrà dichiarato inammissibile, con conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Un avvocato può impugnare una sentenza per un cliente assente senza un’autorizzazione speciale?
No. Secondo l’art. 581, comma 1-quater, del codice di procedura penale, il difensore di un imputato assente nel precedente grado di giudizio deve essere munito di uno specifico mandato a impugnare, rilasciato dopo la sentenza, altrimenti l’impugnazione è inammissibile.

La nuova regola sul mandato specifico si applica anche se l’imputato era stato dichiarato latitante?
Sì. La Corte ha chiarito che la norma si applica alla condizione processuale di “assente”. Il fatto che l’imputato fosse stato in precedenza dichiarato latitante non esime dal rispetto di questo requisito per l’ammissibilità dell’impugnazione.

Cosa succede se un ricorso viene presentato senza il mandato specifico richiesto dalla legge?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Ciò significa che il giudice non esamina nel merito i motivi di impugnazione e la sentenza precedente diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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