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Mandato specifico appello: la Cassazione conferma

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato giudicato in assenza, il cui appello era stato bloccato per mancanza di un mandato specifico. La Corte ha stabilito che l’obbligo del mandato specifico appello, introdotto dalla Riforma Cartabia, è pienamente legittimo e non viola il diritto di difesa. Questa regola serve a garantire che l’imputato assente sia effettivamente a conoscenza della sentenza prima di procedere con l’impugnazione, bilanciando così la tutela dei diritti individuali con l’efficienza del sistema giudiziario.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato Specifico Appello: La Cassazione Conferma la Legittimità della Norma per l’Imputato Assente

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale della Riforma Cartabia: l’obbligo del mandato specifico appello per l’imputato giudicato in assenza. La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imputata, confermando che la norma (art. 581, comma 1-quater, c.p.p.) non viola la Costituzione né il diritto di difesa. Questa decisione consolida un principio fondamentale: l’impugnazione è un atto che presuppone la piena consapevolezza della persona condannata.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine da una decisione della Corte di Appello di Milano, che aveva dichiarato inammissibile l’appello proposto da un’imputata contro una sentenza di condanna del Tribunale di Sondrio. La ragione dell’inammissibilità era la mancanza di uno specifico mandato a impugnare rilasciato dall’imputata al suo difensore dopo la pronuncia della sentenza di primo grado, come richiesto dalla legge per i processi svoltisi in assenza.

Il difensore, sostenendo di non aver mai avuto contatti diretti con la propria assistita, ha presentato ricorso per cassazione, sollevando tre principali motivi di doglianza:
1. Incostituzionalità: La difesa ha chiesto di sollevare una questione di legittimità costituzionale dell’art. 581, comma 1-quater, c.p.p., ritenendo che violasse il diritto di difesa e creasse una disparità di trattamento tra imputato presente e assente.
2. Errata dichiarazione di assenza: Si contestava la correttezza della procedura con cui era stata dichiarata l’assenza dell’imputata nel processo di primo grado.
3. Critica alla norma: Si reiterava la critica alla rigidità della norma, che non prevede deroghe nemmeno quando il difensore è impossibilitato a contattare il proprio assistito.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Seconda Sezione Penale della Corte di Cassazione, con la sentenza n. 11152 del 2024, ha respinto integralmente il ricorso, dichiarandolo inammissibile. I giudici hanno ritenuto i motivi proposti manifestamente infondati, generici e non consentiti. Di conseguenza, hanno confermato la decisione della Corte d’Appello, condannando la ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Le motivazioni e l’importanza del mandato specifico appello

La Corte ha smontato punto per punto le argomentazioni della difesa, offrendo una chiara interpretazione della ratio della norma.

Innanzitutto, la questione di legittimità costituzionale è stata giudicata manifestamente infondata. I giudici hanno spiegato che l’obbligo del mandato specifico appello per l’imputato assente persegue uno scopo preciso e legittimo: assicurare che l’imputato abbia effettiva conoscenza della sentenza emessa nei suoi confronti. Questo requisito, introdotto dalla Riforma Cartabia, è uno snodo essenziale per bilanciare due esigenze:
* Garanzia per l’imputato: Assicurare che l’impugnazione sia una scelta consapevole e non un atto automatico del difensore, potenzialmente all’insaputa dell’interessato.
* Efficienza del sistema: Evitare la celebrazione di processi di appello “inutili”, destinati a essere annullati qualora l’imputato, venendo a conoscenza della condanna, chiedesse la rescissione del giudicato per mancata conoscenza del procedimento.

La Corte ha sottolineato che questa norma non lede il diritto di difesa, ma ne modula l’esercizio in modo ragionevole. La disciplina si inserisce in un quadro di riforme più ampio, che include l’allungamento dei termini per impugnare e la revisione di altri rimedi restitutori, creando un sistema equilibrato.

La presunta disparità di trattamento tra imputato presente e assente è stata ritenuta insussistente. Le due situazioni, infatti, non sono paragonabili. L’imputato assente necessita di tutele specifiche proprio perché la sua mancata partecipazione al processo rende incerta la sua effettiva conoscenza degli sviluppi processuali. Pertanto, un trattamento differenziato non solo è ammissibile, ma necessario per proteggere le sue stesse ragioni.

Infine, gli altri motivi del ricorso sono stati ritenuti inammissibili perché generici o perché si limitavano a una critica delle scelte del legislatore, senza individuare una violazione di legge specifica.

Le conclusioni

La sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale chiaro sull’applicazione delle nuove norme in materia di impugnazioni per l’imputato assente. Viene ribadito che il diritto a un processo equo e il diritto di difesa non sono assoluti, ma possono essere regolamentati dal legislatore per garantire un equilibrio con altri valori di rilevanza costituzionale, come la ragionevole durata del processo e l’uso efficiente delle risorse giudiziarie. Per i difensori, questa pronuncia sottolinea l’importanza cruciale di stabilire un contatto con il proprio assistito dopo la sentenza di primo grado, poiché il mandato specifico appello diventa un presupposto indispensabile per poter proseguire il giudizio.

È costituzionale la norma che richiede un mandato specifico per l’appello dell’imputato assente?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, la norma è manifestamente infondata sotto il profilo della legittimità costituzionale. Essa persegue la finalità di assicurare che l’imputato assente abbia effettiva conoscenza della sentenza prima di impugnarla, bilanciando il diritto di difesa con l’efficienza del sistema giudiziario.

Perché la legge prevede un trattamento diverso per l’imputato assente rispetto a quello presente in materia di impugnazioni?
Perché le situazioni non sono comparabili. L’imputato presente ha conoscenza diretta della sentenza, mentre per l’imputato assente è necessario un meccanismo che garantisca tale conoscenza. La disciplina differenziata serve a proteggere le ragioni dell’imputato assente e a razionalizzare l’uso delle risorse giudiziarie, evitando appelli celebrati all’insaputa dell’interessato.

Cosa succede se il difensore non riesce a contattare il proprio assistito dopo la sentenza di primo grado per ottenere il mandato specifico?
Se il difensore non ottiene il mandato specifico rilasciato dopo la sentenza, non può proporre appello per conto dell’imputato assente. L’eventuale appello presentato senza tale mandato viene dichiarato inammissibile, come avvenuto nel caso di specie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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