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Mandato specifico: appello inammissibile senza procura

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato in primo grado per resistenza a pubblico ufficiale e processato in assenza. L’inammissibilità deriva dalla mancata presentazione, con l’atto di appello, di un mandato specifico ad impugnare e di una elezione di domicilio, come richiesto dalla Riforma Cartabia (art. 581 commi 1-ter e 1-quater c.p.p.). La Corte ha stabilito che queste norme, volte a garantire la conoscenza del processo da parte dell’imputato, si applicano anche al ricorso per cassazione e non sono costituzionalmente illegittime, in quanto perseguono lo scopo legittimo di evitare processi a carico di persone inconsapevoli.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato specifico ad impugnare: la Cassazione conferma l’inammissibilità dell’appello

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 6264 del 2024, offre un chiarimento cruciale sulle nuove regole procedurali introdotte dalla Riforma Cartabia, in particolare riguardo l’obbligo di un mandato specifico ad impugnare per l’imputato giudicato in assenza. La decisione sottolinea come la mancanza di questo adempimento, insieme alla mancata elezione di domicilio, renda l’atto di appello irrimediabilmente inammissibile.

I fatti di causa

Il caso ha origine dalla condanna in primo grado di un individuo per il reato di resistenza a pubblico ufficiale (art. 337 c.p.). Il processo si era svolto in assenza dell’imputato, il quale non aveva mai eletto domicilio e le cui notifiche erano state effettuate presso il difensore d’ufficio. A seguito della condanna, il difensore proponeva appello.

La decisione della Corte d’Appello e l’obbligo del mandato specifico ad impugnare

La Corte d’Appello di Brescia dichiarava l’impugnazione inammissibile. La ragione risiedeva nella violazione delle nuove disposizioni dell’art. 581, commi 1-ter e 1-quater, del codice di procedura penale, introdotte dalla cosiddetta “Legge Cartabia”. Questa normativa stabilisce che, nel caso di imputato assente, il difensore deve depositare, a pena di inammissibilità, uno specifico mandato a impugnare, rilasciato dall’assistito dopo la pronuncia della sentenza, che contenga anche la dichiarazione o elezione di domicilio. Poiché tali documenti non erano stati prodotti, l’appello non poteva essere esaminato nel merito.

Il ricorso in Cassazione e le questioni di legittimità

Il difensore presentava ricorso per cassazione, sollevando due motivi principali. In primo luogo, lamentava la violazione delle norme sulla citazione dell’imputato, sostenendo che non vi fosse prova della sua effettiva conoscenza del procedimento. In secondo luogo, e in via subordinata, sollevava una questione di legittimità costituzionale dell’art. 581 c.p.p., ritenendo che le nuove disposizioni comprimessero irragionevolmente il diritto di difesa e violassero i principi di ragionevolezza e del giusto processo, discriminando chi non è a conoscenza del procedimento rispetto a chi vi ha partecipato.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione dei giudici d’appello. I giudici di legittimità hanno innanzitutto chiarito che l’instaurazione di un valido rapporto processuale in Cassazione era preclusa dalla stessa mancanza che aveva viziato l’appello: l’assenza di una procura speciale rilasciata dall’imputato al difensore per presentare il ricorso.

La Corte ha spiegato che la ratio dei nuovi commi dell’art. 581 c.p.p. è proprio quella di prevenire processi in cui l’imputato, rimasto assente, sia del tutto ignaro della pendenza del giudizio. La richiesta di un mandato specifico ad impugnare post-sentenza e di una nuova elezione di domicilio serve a garantire il coinvolgimento diretto dell’interessato e a certificare la sua conoscenza della condanna e la sua volontà di contestarla. Questa esigenza, hanno precisato i giudici, vale sia per l’appello che per il ricorso per cassazione.

Quanto alla presunta incostituzionalità, la Cassazione ha ritenuto la questione manifestamente infondata. La Corte ha affermato che il legislatore non ha agito in modo irragionevole, ma ha perseguito lo scopo legittimo di assicurare che le impugnazioni siano celebrate solo quando vi sia effettiva contezza della sentenza da parte dell’imputato. L’obiettivo è evitare la pendenza di processi a carico di soggetti inconsapevoli e garantire che l’impugnazione sia espressione di un interesse personale e non un “automatismo difensivo”.

Conclusioni

La sentenza in commento consolida un principio fondamentale introdotto dalla Riforma Cartabia: non c’è impugnazione valida per l’imputato assente senza un suo coinvolgimento diretto e formale dopo la sentenza. Il mandato specifico ad impugnare non è una mera formalità, ma un presidio essenziale a tutela della conoscenza effettiva del processo. Per i difensori, ciò implica la necessità imprescindibile di ottenere dal proprio assistito, dopo la condanna in assenza, una procura speciale e una nuova elezione di domicilio prima di poter validamente procedere con qualsiasi forma di impugnazione. In mancanza, il gravame sarà dichiarato inammissibile, con la conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché il difensore non ha depositato, insieme all’atto di impugnazione, una procura speciale rilasciata dall’imputato (processato in assenza) dopo la sentenza, come richiesto dall’art. 581, commi 1-ter e 1-quater, del codice di procedura penale.

Le nuove regole sul mandato specifico si applicano anche al ricorso in Cassazione?
Sì, la Corte di Cassazione ha affermato che le disposizioni relative all’obbligo di mandato specifico e di elezione di domicilio per l’imputato assente trovano applicazione non solo per l’appello, ma anche per il ricorso per cassazione, in quanto la loro finalità è garantire la conoscenza del processo in ogni fase di impugnazione.

La norma che richiede il mandato specifico per l’imputato assente è costituzionalmente legittima?
Secondo la Corte di Cassazione, la norma è manifestamente infondata sotto il profilo della costituzionalità. Essa persegue lo scopo legittimo di assicurare che le impugnazioni siano celebrate solo quando l’imputato abbia effettiva conoscenza della sentenza, evitando così procedimenti a carico di persone inconsapevoli e garantendo che l’impugnazione sia espressione di un interesse personale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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