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Mandato di arresto europeo: stop se altro Stato riconosce

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza che disponeva la consegna di un individuo ai Paesi Bassi in esecuzione di un mandato di arresto europeo. La decisione si fonda sul fatto, emerso successivamente, che la Germania aveva riconosciuto la stessa sentenza di condanna, sollevando dubbi sul persistente interesse dello Stato emittente alla consegna. La Corte ha rinviato il caso per verificare la portata del riconoscimento tedesco e l’effettivo interesse olandese.

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Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato di arresto europeo: e se un altro Stato UE esegue la pena?

La cooperazione giudiziaria europea si basa su meccanismi complessi come il mandato di arresto europeo. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 33386 del 2025, interviene su un caso emblematico, chiarendo cosa succede quando l’esecuzione di una pena viene presa in carico da uno Stato membro diverso da quello che ha emesso il mandato. La decisione sottolinea l’importanza di verificare il persistente interesse dello Stato richiedente alla consegna.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine da un mandato di arresto europeo emesso dalle autorità dei Paesi Bassi per l’esecuzione di una condanna per traffico di sostanze stupefacenti. La Corte di Appello di Venezia aveva accolto la richiesta, disponendo la consegna del condannato.

Tuttavia, la difesa ha presentato ricorso in Cassazione, portando alla luce un fatto nuovo e determinante: nelle more del procedimento italiano, il Tribunale di Francoforte, in Germania, aveva emesso un’ordinanza di riconoscimento della stessa sentenza di condanna olandese. Questo riconoscimento era avvenuto su richiesta dello stesso Ministero della Giustizia olandese, che aveva chiesto alla Germania di farsi carico dell’esecuzione della pena.

Il Ricorso in Cassazione e l’impatto del mandato di arresto europeo

Il ricorso si fondava su quattro motivi principali, tutti incentrati sulle conseguenze del riconoscimento della sentenza da parte della Germania:

1. Perdita di interesse dello Stato emittente: Secondo la difesa, il fatto che i Paesi Bassi avessero chiesto alla Germania di eseguire la pena dimostrava una sopravvenuta carenza di interesse alla consegna da parte dell’Italia.
2. Violazione del principio del ne bis in idem: Si sosteneva che dare seguito alla consegna avrebbe violato il divieto di essere perseguiti o puniti due volte per lo stesso fatto, dato che un procedimento di esecuzione era già pendente in Germania.
3. Elusione del principio di specialità: La consegna ai Paesi Bassi sarebbe stata illegittima, poiché di fatto avevano già rinunciato all’esecuzione della pena delegandola a un altro Stato.
4. Omessa istruttoria: La Corte d’Appello non avrebbe adeguatamente verificato la documentazione (in lingua olandese) prodotta dalla difesa riguardo al procedimento tedesco.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso fondato. Il punto cruciale è il “fatto sopravvenuto” del riconoscimento della sentenza da parte della Germania. Questo evento, avvenuto dopo la decisione della Corte di Appello, cambia radicalmente il quadro giuridico.

La Corte richiama la Decisione-quadro 2008/675/GAI, che regola il riconoscimento delle sentenze tra Stati membri. Il sistema si basa sul consenso dello Stato di condanna (i Paesi Bassi) a che un altro Stato (la Germania) esegua la pena. Una volta che la sentenza è riconosciuta e l’esecuzione è “iniziata” nello Stato di esecuzione, lo Stato di condanna perde la sovranità sull’esecuzione della pena.

Di conseguenza, il giudice italiano che valuta la consegna basata su un mandato di arresto europeo non può ignorare questo evento. È obbligato a verificare se persista un interesse concreto dello Stato emittente a ottenere la consegna della persona. Ignorare questo passaggio significherebbe consegnare una persona a un’autorità che potrebbe non avere più il titolo per eseguire la pena.

La Cassazione ha stabilito che è necessario un nuovo esame per accertare tre punti fondamentali:

a) La portata esatta del riconoscimento della sentenza da parte dell’autorità tedesca.
b) Se, e in che termini, persista l’interesse dei Paesi Bassi all’esecuzione del mandato di arresto europeo.
c) Le ragioni per cui, eventualmente, tale interesse residui nonostante la delega dell’esecuzione alla Germania.

Le Conclusioni

Con questa sentenza, la Corte di Cassazione ha annullato la decisione della Corte di Appello di Venezia, rinviando il caso per un nuovo giudizio. Il principio affermato è di fondamentale importanza pratica: nel contesto della cooperazione giudiziaria europea, un fatto sopravvenuto come il riconoscimento della sentenza da parte di un altro Stato membro impone al giudice dell’esecuzione del mandato di arresto di fermarsi e rivalutare la situazione. Non si può procedere automaticamente alla consegna, ma occorre verificare scrupolosamente se la richiesta dello Stato emittente sia ancora attuale e legittima, per evitare duplicazioni procedurali e garantire i diritti fondamentali della persona ricercata.

Cosa succede a un mandato di arresto europeo se un altro Stato UE riconosce la sentenza?
La procedura di consegna deve essere rivalutata. Il giudice italiano deve verificare se lo Stato che ha emesso il mandato (Stato emittente) abbia ancora un interesse effettivo alla consegna, dato che ha acconsentito all’esecuzione della pena in un altro Paese.

Perché il riconoscimento della sentenza da parte della Germania è così importante?
Perché, secondo la normativa europea, quando uno Stato membro accetta di eseguire una sentenza emessa da un altro e avvia la procedura, lo Stato emittente perde la sovranità sull’esecuzione della pena. La richiesta di consegna potrebbe quindi diventare priva di scopo.

Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione nel caso specifico?
La Corte ha annullato la sentenza della Corte di Appello di Venezia e ha disposto un nuovo esame del caso. Il nuovo giudice dovrà accertare la portata del riconoscimento tedesco e il reale e persistente interesse dei Paesi Bassi alla consegna del condannato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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