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Mandato di arresto europeo: sì alla consegna senza avvocato

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’esecuzione di un mandato di arresto europeo non può essere rifiutata solo perché l’imputato è stato condannato in assenza e senza l’assistenza di un difensore nello Stato di emissione. In aree armonizzate come questa, il diritto dell’Unione Europea prevale sugli standard nazionali, a patto che siano garantiti i diritti fondamentali come la possibilità di un nuovo processo. La Corte ha rigettato il ricorso, affermando il principio di fiducia reciproca tra gli Stati membri.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato di Arresto Europeo: Diritto di Difesa e Primato del Diritto UE

La recente sentenza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale nella cooperazione giudiziaria europea: il bilanciamento tra l’efficienza del mandato di arresto europeo e la tutela del diritto fondamentale alla difesa. La Corte ha confermato che la consegna di una persona richiesta non può essere negata solo perché questa è stata condannata in assenza e senza un avvocato nello Stato emittente, riaffermando il principio del primato del diritto dell’Unione e della reciproca fiducia tra gli Stati membri.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un cittadino albanese, condannato in Francia per reati legati agli stupefacenti con una sentenza divenuta esecutiva. Le autorità giudiziarie francesi emettevano un mandato di arresto europeo per l’esecuzione della pena. La Corte di Appello di Firenze autorizzava la consegna, ma la difesa del condannato presentava ricorso in Cassazione.

I motivi del ricorso erano principalmente due:
1. La violazione del diritto alla difesa, poiché il processo in Francia si era svolto in assenza dell’imputato, senza che egli avesse ricevuto una citazione a comparire e, soprattutto, senza l’assistenza di un difensore.
2. Il pericolo di trattamenti penitenziari inumani o degradanti nelle carceri francesi, documentato, a dire della difesa, da alcuni articoli di giornale online.

La Questione Giuridica: Mandato di Arresto Europeo vs Diritto di Difesa

Il cuore della controversia risiede nel conflitto tra la normativa europea sul mandato di arresto europeo, che mira a semplificare e accelerare le procedure di consegna, e il principio, sancito dalla Costituzione italiana, che definisce il diritto di difesa come ‘inviolabile’ e ‘irrinunciabile’ in ogni stato e grado del procedimento.

La difesa sosteneva che consegnare una persona condannata senza aver mai avuto un avvocato rappresenterebbe una lesione di un principio supremo dell’ordinamento italiano. Tale principio, secondo i ricorrenti, dovrebbe prevalere sulla normativa europea, portando al rifiuto della consegna.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, dichiarando infondate le censure sollevate dalla difesa. Ha confermato la decisione della Corte di Appello, stabilendo che esistono le condizioni per la consegna del cittadino alla Francia in esecuzione del mandato di arresto europeo.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha fondato la sua decisione su principi consolidati dalla giurisprudenza della Corte di giustizia dell’Unione europea (CGUE) e della Corte costituzionale italiana.

1. Primacy del Diritto dell’Unione: In materie oggetto di ‘integrale armonizzazione’ a livello europeo, come quella del mandato di arresto europeo, gli Stati membri non possono condizionare l’applicazione del diritto UE al rispetto di standard puramente nazionali di tutela dei diritti, anche se più elevati. Ciò comprometterebbe l’uniformità, l’unità e l’effettività del diritto dell’Unione.

2. Standard di Tutela Europeo: I diritti fondamentali da rispettare sono quelli riconosciuti dal diritto dell’Unione (in particolare dalla Carta dei diritti fondamentali dell’UE). La CGUE ha già chiarito che l’articolo 4-bis della decisione-quadro sul MAE non consente all’autorità giudiziaria dell’esecuzione di rifiutare la consegna per il solo motivo che l’interessato non è stato rappresentato da un difensore nel processo terminato con la condanna.

3. Principio di Fiducia Reciproca: Il sistema si basa sulla fiducia che ogni Stato membro rispetti i diritti fondamentali. L’ordinamento francese, pur permettendo un processo in assenza senza difensore, prevede un ‘contraddittorio differito’, ossia il diritto potestativo del condannato, una volta informato della sentenza, di ottenere la celebrazione di un nuovo processo con piene garanzie difensive. Questo meccanismo è ritenuto sufficiente a garantire l’equità del processo secondo gli standard europei.

4. Onere della Prova sulle Condizioni Carcerarie: Riguardo al secondo motivo di ricorso, la Corte ha ribadito che l’onere di allegare un pericolo concreto di trattamenti inumani grava sull’interessato. Tale allegazione deve basarsi su fonti istituzionali, qualificate, attendibili e aggiornate. Semplici articoli di stampa online, peraltro non specificati nel contenuto, sono stati ritenuti generici e insufficienti a dimostrare un rischio serio e concreto per i diritti fondamentali dell’individuo.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce con forza la struttura e la logica del sistema di cooperazione giudiziaria europea. Il mandato di arresto europeo è uno strumento fondato sulla fiducia e sul riconoscimento reciproco, dove lo Stato di esecuzione non ha il potere di riesaminare il merito del procedimento estero o di imporre i propri standard procedurali. La tutela dei diritti fondamentali è assicurata dal sistema europeo nel suo complesso, che, nel caso di specie, garantisce all’interessato il diritto a un nuovo processo. La decisione chiarisce che solo una violazione grave e sistemica dei diritti fondamentali nello Stato emittente può giustificare un rifiuto di consegna, e tale violazione deve essere provata con dati concreti e attendibili.

Può l’Italia rifiutare di eseguire un mandato di arresto europeo se la persona è stata condannata in un altro Stato UE senza un avvocato?
No. Secondo la Corte di Cassazione, che si allinea alla giurisprudenza della Corte di Giustizia UE, il solo fatto che l’imputato non sia stato assistito da un difensore nel processo di condanna non è un motivo sufficiente per rifiutare la consegna, a condizione che siano soddisfatte le garanzie previste dalla normativa europea, come la possibilità per il condannato di richiedere un nuovo processo.

Il diritto alla difesa previsto dalla Costituzione italiana prevale sulla normativa del mandato di arresto europeo?
No, non in questo contesto. La materia del mandato di arresto europeo è considerata integralmente armonizzata dal diritto dell’Unione. Pertanto, prevale lo standard di tutela dei diritti fondamentali definito a livello europeo. Gli standard nazionali, anche se potenzialmente più elevati, non possono essere usati per bloccare l’applicazione uniforme del diritto UE, a meno che non vengano lesi i principi supremi dell’ordinamento costituzionale, cosa che la Corte ha escluso in questo caso.

Sono sufficienti articoli di giornale per dimostrare il rischio di trattamenti inumani nelle carceri di un altro Stato membro e bloccare una consegna?
No. La Corte ha stabilito che l’allegazione di un rischio concreto di trattamenti inumani o degradanti deve essere fondata su fonti istituzionali, qualificate, attendibili, specifiche e aggiornate. Gli articoli di stampa, specialmente se generici, non sono considerati una prova sufficiente per giustificare il rifiuto di esecuzione di un mandato di arresto europeo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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