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Mandato di arresto europeo: sconto pena in Italia

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza della Corte d’Appello che negava la condizione di scontare la pena in Italia per un cittadino oggetto di un mandato di arresto europeo di tipo ‘processuale’. La Suprema Corte ha stabilito che la consegna deve essere subordinata alla condizione che l’imputato, dopo il processo all’estero, sia rinviato in Italia per espiare l’eventuale condanna, in conformità con i principi di reinserimento sociale sanciti dalla Costituzione.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato di Arresto Europeo: La Cassazione Conferma il Diritto a Scontare la Pena in Italia

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale nell’ambito della cooperazione giudiziaria europea, chiarendo i diritti del cittadino italiano destinatario di un mandato di arresto europeo. La decisione si concentra sulla possibilità di subordinare la consegna a un altro Stato membro alla condizione che l’eventuale pena detentiva sia scontata in Italia, in ossequio ai principi costituzionali di reinserimento sociale.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un mandato di arresto europeo emesso dall’autorità giudiziaria tedesca nei confronti di un cittadino italiano per una serie di reati di natura fiscale. La richiesta era di tipo “processuale”, ovvero finalizzata a sottoporre l’interessato a un processo in Germania.

La Corte di Appello di Lecce aveva accolto la richiesta di consegna, ma aveva rigettato l’istanza presentata dalla difesa dell’uomo. Quest’ultima chiedeva che la consegna fosse condizionata al suo rinvio in Italia per scontare l’eventuale pena, in quanto cittadino italiano stabilmente residente nel Paese. La Corte territoriale, secondo la difesa, avrebbe erroneamente motivato il rigetto, confondendo la disciplina del mandato processuale con quella dell’estradizione esecutiva.

Il Ricorso in Cassazione e il mandato di arresto europeo

La difesa ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo che il diniego della Corte di Appello violasse la normativa specifica sul mandato di arresto europeo (L. n. 69/2005) e il principio costituzionale della finalità rieducativa della pena (art. 27, comma 3, Cost.).

I motivi del ricorso si fondavano su tre punti principali:

1. Errata qualificazione giuridica: La Corte d’Appello avrebbe confuso un mandato processuale (per celebrare un processo) con uno esecutivo (per eseguire una pena già inflitta), applicando principi non pertinenti al caso di specie.
2. Violazione delle garanzie: La difesa ha sottolineato che la giurisprudenza di legittimità ha più volte riconosciuto la garanzia del reinvio in Italia come requisito di legittimità della decisione, per cittadini italiani o persone stabilmente radicate nel territorio nazionale.
3. Contrasto con la Costituzione: Una decisione che non garantisse il reinvio per l’espiazione della pena si porrebbe in contrasto con la finalità rieducativa, poiché l’esecuzione della pena all’estero ostacolerebbe gravemente il reinserimento sociale di chi ha stabilito in Italia le proprie relazioni familiari e affettive.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso fondato, accogliendo le argomentazioni della difesa. In primo luogo, ha chiarito che il caso in esame riguarda un mandato di arresto europeo di natura “processuale”, finalizzato unicamente a consentire la celebrazione del processo in Germania. Pertanto, i principi richiamati dalla Corte di Appello, relativi a fattispecie diverse come l’estradizione esecutiva, erano inconferenti.

La Suprema Corte ha rilevato che la Corte territoriale non aveva formalmente rigettato la richiesta, ma si era di fatto dichiarata incompetente a deciderla. Questo approccio è stato censurato. La Cassazione, riconoscendo la fondatezza della richiesta, ha deciso di annullare senza rinvio la sentenza impugnata, ma limitatamente alla mancata apposizione della condizione richiesta.

Agendo direttamente, la Corte ha integrato il provvedimento, stabilendo che la consegna del cittadino deve essere subordinata alla condizione che, una volta concluso il processo, egli sia rinviato nello Stato italiano per scontare l’eventuale pena o misura di sicurezza privativa della libertà personale che gli sarà applicata dall’autorità giudiziaria tedesca.

Le Conclusioni

Questa sentenza riafferma un principio di fondamentale importanza a tutela dei cittadini italiani coinvolti in procedimenti penali in altri Stati membri dell’Unione Europea. Il diritto a scontare la pena nel proprio Paese non è una mera facoltà, ma una garanzia essenziale legata al principio costituzionale del reinserimento sociale. La decisione chiarisce che, in caso di mandato di arresto europeo processuale, il giudice italiano ha il potere e il dovere di apporre la condizione del rientro in Italia per l’esecuzione della pena, assicurando così che il percorso rieducativo possa svolgersi nel contesto sociale e familiare di appartenenza della persona condannata.

Un cittadino italiano, richiesto da un altro Stato UE con un mandato di arresto europeo per essere processato, può chiedere di scontare l’eventuale pena in Italia?
Sì. La sentenza stabilisce che il cittadino italiano può chiedere, e ottenere, che la consegna sia subordinata alla condizione di essere rinviato in Italia per scontare la pena che gli verrà eventualmente inflitta dopo il processo all’estero.

Qual è la differenza tra un mandato di arresto ‘processuale’ e uno ‘esecutivo’?
Il mandato ‘processuale’, come nel caso esaminato, è emesso per sottoporre una persona a un processo. Quello ‘esecutivo’ è emesso per far scontare una pena già decisa con una sentenza definitiva. La sentenza chiarisce che le regole applicabili sono diverse.

Perché è importante garantire che la pena sia scontata in Italia?
Secondo la Corte, garantire il rientro in Italia per scontare la pena è fondamentale per non ostacolare il reinserimento sociale della persona, che ha in Italia i propri legami familiari, affettivi e sociali, in linea con il principio costituzionale della finalità rieducativa della pena (art. 27 Cost.).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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