LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Mandato di arresto europeo: quando si riattiva la custodia

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza che riattivava la custodia cautelare per una persona richiesta da un altro Stato tramite mandato di arresto europeo. La persona, ammessa a scontare una pena italiana in detenzione domiciliare, non ha ancora terminato di espiare la sua condanna. La Suprema Corte ha chiarito che la detenzione domiciliare è una forma di espiazione della pena e non la sua cessazione, pertanto la sospensione della custodia per la consegna deve rimanere tale fino al termine effettivo della pena.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 14 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato di arresto europeo: la detenzione domiciliare non fa scattare la consegna

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 17366/2024) affronta un’importante questione procedurale legata al mandato di arresto europeo. Il caso chiarisce quando la custodia cautelare finalizzata alla consegna di una persona a un altro Stato membro può essere riattivata. La Corte ha stabilito che l’ammissione alla detenzione domiciliare per scontare una pena in Italia non equivale alla fine della carcerazione e, pertanto, non giustifica la riattivazione della misura per la consegna.

I Fatti del Caso

Una donna era oggetto di un mandato di arresto europeo emesso dall’autorità giudiziaria austriaca. La Corte di appello di Roma aveva disposto la sua consegna, ma ne aveva rinviato l’esecuzione perché la donna doveva prima scontare una condanna definitiva in Italia. Di conseguenza, la misura cautelare in carcere, finalizzata alla consegna, era stata sospesa, con la previsione che si sarebbe riattivata automaticamente una volta cessata la carcerazione per la pena italiana.

Successivamente, il Magistrato di sorveglianza ha ammesso la donna alla detenzione domiciliare per espiare la pena residua. A seguito di questa decisione, la Corte di appello ha ritenuto che la carcerazione fosse cessata e ha riattivato la custodia cautelare in vista della consegna all’Austria. Contro questa ordinanza, la difesa ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che la detenzione domiciliare non costituisce la fine della pena, ma solo una diversa modalità di esecuzione.

La Decisione della Corte sul mandato di arresto europeo

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando senza rinvio l’ordinanza impugnata e ordinando l’immediata liberazione della donna (se non detenuta per altra causa). La Suprema Corte ha ritenuto illegittima la riattivazione della custodia cautelare, affermando un principio chiaro: la sospensione della misura finalizzata alla consegna perdura fino a quando la pena nazionale non sia stata completamente espiata, indipendentemente dalle modalità di esecuzione.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda sull’interpretazione dell’articolo 24 della legge n. 69 del 2005, che disciplina il mandato di arresto europeo. Questa norma permette alla corte di appello di rinviare la consegna per consentire alla persona di scontare una pena per un reato diverso in Italia. La ratio è garantire la preminenza delle esigenze di giustizia interna.

La Corte ha specificato che l’espressione “scontare la pena” non si riferisce esclusivamente alla detenzione in carcere. La detenzione domiciliare è a tutti gli effetti una forma di espiazione di una pena detentiva. Di conseguenza, finché la persona è sottoposta a tale misura, la pena italiana è ancora in corso di esecuzione. La condizione per la riattivazione della custodia cautelare – ovvero la “cessazione per qualunque motivo della carcerazione” – non si è verificata.

I giudici hanno sottolineato che un’interpretazione diversa sarebbe contraddittoria rispetto alla decisione iniziale di rinviare la consegna proprio per attendere la definizione delle pendenze con la giustizia italiana. Riattivare la custodia per la consegna mentre la pena nazionale è ancora in corso, seppur in forma domiciliare, vanificherebbe lo scopo della norma.

Le Conclusioni

Questa sentenza consolida un importante principio di diritto in materia di cooperazione giudiziaria europea. Stabilisce che le misure alternative alla detenzione in carcere, come la detenzione domiciliare, sono pienamente riconosciute come modalità di esecuzione della pena. Pertanto, la sospensione di una misura cautelare legata a un mandato di arresto europeo deve proseguire fino al completo esaurimento della pena inflitta in Italia. La decisione tutela le garanzie del condannato e assicura che il primato della giurisdizione nazionale, quando previsto dalla legge, sia rispettato in modo sostanziale e non meramente formale.

Se una persona è richiesta con un mandato di arresto europeo ma sta scontando una pena in Italia, cosa succede?
La legge italiana permette alla Corte di appello di rinviare la consegna allo Stato richiedente per consentire alla persona di scontare prima la pena inflitta in Italia. In tal caso, la misura cautelare finalizzata alla consegna viene sospesa.

L’ammissione alla detenzione domiciliare fa riattivare la custodia cautelare per la consegna?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che la detenzione domiciliare è una modalità di esecuzione della pena, non la sua conclusione. Di conseguenza, la pena detentiva è ancora in corso e la misura cautelare per la consegna deve rimanere sospesa.

Qual è il principio affermato dalla Corte in questa sentenza?
Il principio è che la sospensione dell’efficacia della misura cautelare disposta per un mandato di arresto europeo dura fino alla completa cessazione della pena detentiva nazionale, anche se questa viene eseguita in forme alternative al carcere come la detenzione domiciliare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati