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Mandato di arresto europeo: quando si può rifiutare

La Corte di Cassazione annulla la decisione di una Corte d’Appello che aveva concesso la consegna di un cittadino italiano alla Francia in esecuzione di un mandato di arresto europeo. Il motivo è la mancata valutazione dell’opportunità di far scontare la pena in Italia per favorire il reinserimento sociale del condannato, come previsto dalla legge.

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Pubblicato il 10 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato di Arresto Europeo: La Centralità del Reinserimento Sociale

Il mandato di arresto europeo è uno strumento fondamentale di cooperazione giudiziaria all’interno dell’Unione Europea, ma la sua applicazione deve bilanciare l’efficienza della giustizia con i diritti fondamentali della persona. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale: quando la persona richiesta è un cittadino italiano, il giudice deve attentamente valutare se l’esecuzione della pena in Italia possa meglio favorire il suo reinserimento sociale. In assenza di questa valutazione, la decisione di consegna è nulla.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Consegna dalla Francia

Un cittadino italiano, residente in Italia, era stato condannato in via definitiva dal Tribunale di Amiens, in Francia, a tre anni di reclusione per reati di sequestro di persona, violenza privata e lesioni. Dopo aver scontato trenta mesi di pena, aveva ottenuto la liberazione condizionale per i restanti sei mesi. Successivamente, un altro tribunale francese, quello di Grasse, aveva revocato tale beneficio a seguito di un nuovo procedimento penale di cui l’interessato sosteneva di non aver avuto notizia.

L’autorità giudiziaria di Amiens emetteva quindi un mandato di arresto europeo per l’esecuzione della pena residua di sei mesi. La Corte di Appello di Cagliari accoglieva la richiesta, disponendo la consegna del cittadino alle autorità francesi.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Il difensore del cittadino ha impugnato la decisione della Corte di Appello basandosi su due motivi principali:
1. Errata individuazione del titolo esecutivo: Secondo la difesa, il titolo alla base del MAE non era la sentenza di condanna originaria, ma la successiva decisione di revoca della liberazione condizionale, emessa in un procedimento che avrebbe violato i diritti di difesa.
2. Violazione del diritto al reinserimento sociale: La difesa ha sottolineato che, essendo il richiesto un cittadino italiano stabilmente residente in Italia, la legge prevede la possibilità (facoltativa) di rifiutare la consegna e far eseguire la pena nel territorio nazionale. La Corte di Appello, tuttavia, non aveva fornito alcuna motivazione sulla sua decisione di concedere la consegna, omettendo di valutare l’opportunità di favorire il reinserimento sociale in Italia.

L’Analisi della Corte sul Mandato di Arresto Europeo

La Corte di Cassazione ha esaminato entrambi i motivi, giungendo a conclusioni diverse.

Il Primo Motivo: Titolo Esecutivo e Soglie di Pena

La Suprema Corte ha ritenuto infondato il primo motivo. Ha chiarito che il titolo che legittima l’emissione del mandato di arresto europeo è la sentenza di condanna definitiva, in questo caso quella del Tribunale di Amiens. Le eventuali irregolarità procedurali del provvedimento che ha revocato la liberazione condizionale non possono essere fatte valere in sede di esecuzione del MAE. Inoltre, la Corte ha ribadito il principio secondo cui il limite minimo di pena per la consegna va calcolato sulla pena inflitta in origine, non sul residuo da scontare.

Il Secondo Motivo: Il Diritto al Reinserimento Sociale

Il secondo motivo di ricorso è stato invece accolto. La Cassazione ha evidenziato come la Legge n. 69 del 2005 (art. 18-bis) imponga al giudice un preciso obbligo di valutazione quando la persona richiesta è un cittadino italiano o una persona stabilmente residente in Italia. L’obiettivo è verificare se l’esecuzione della pena in Italia sia più funzionale al reinserimento sociale del condannato.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha stabilito che la sentenza della Corte di Appello è nulla perché manca di qualsiasi valutazione in merito alla garanzia prevista dall’art. 18-bis, comma 2-bis, della Legge n. 69 del 2005. I giudici di merito avrebbero dovuto compiere un’analisi approfondita per decidere se rifiutare la consegna. Questa analisi deve considerare una serie di elementi specifici: la durata e le modalità della residenza in Italia, i legami familiari, sociali, culturali ed economici con il territorio, il tempo trascorso dal reato, e ogni altro fattore rilevante per accertare se l’esecuzione della pena in Italia possa accrescere le opportunità di reinserimento sociale.

Secondo la Cassazione, la facoltà di rifiutare la consegna di un cittadino italiano non è un automatismo, ma richiede un bilanciamento concreto tra l’interesse punitivo dello Stato estero e l’interesse costituzionalmente protetto (art. 27 Cost.) alla finalità rieducativa della pena. La sentenza impugnata era completamente silente su questo punto cruciale, limitandosi a disporre la consegna senza spiegare perché questa opzione fosse preferibile all’esecuzione della pena in Italia.

Conclusioni: L’Importanza della Valutazione Individuale

La pronuncia ribadisce che la cooperazione giudiziaria europea non può prescindere dalla tutela dei diritti fondamentali. Il giudice nazionale, di fronte a un mandato di arresto europeo per un cittadino italiano, non è un mero esecutore, ma ha il dovere di effettuare una valutazione sostanziale e motivata. Deve soppesare tutti gli elementi del caso concreto per determinare dove la finalità rieducativa della pena possa essere perseguita più efficacemente. L’annullamento con rinvio impone ora alla Corte di Appello di Cagliari di riconsiderare il caso, questa volta fornendo una motivazione specifica e dettagliata sulla scelta tra la consegna alla Francia e l’esecuzione della pena residua in Italia.

Quando un cittadino italiano è richiesto con un mandato di arresto europeo per scontare una pena, la consegna è automatica?
No, la consegna non è automatica. La legge prevede che la Corte di Appello possa rifiutare la consegna se dispone che la pena sia eseguita in Italia, conformemente al diritto interno.

Cosa deve valutare il giudice prima di decidere sulla consegna di un cittadino italiano?
Il giudice deve valutare se l’esecuzione della pena in Italia sia più idonea a favorire il reinserimento sociale del condannato. Deve considerare elementi come la stabilità della residenza, i legami familiari e sociali, il tempo trascorso dal reato e altri fattori rilevanti.

Cosa succede se la sentenza che dispone la consegna non contiene questa valutazione?
Se la sentenza non contiene la specifica indicazione degli elementi considerati e dei relativi criteri di valutazione sul reinserimento sociale, la sentenza è nulla, come stabilito in questo caso dalla Corte di Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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