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Mandato di arresto europeo: quando si può negare?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 5915/2024, ha confermato l’ordine di consegna alle autorità tedesche di un cittadino straniero, oggetto di un mandato di arresto europeo per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. La Corte ha ritenuto che, nonostante la presenza di legami familiari in Italia, l’assenza di un permesso di soggiorno valido e di una fissa dimora impedisse di considerare il soggetto sufficientemente radicato sul territorio nazionale da poter negare o condizionare la consegna.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato di arresto europeo: legami familiari vs requisiti legali

Il mandato di arresto europeo (MAE) è uno strumento fondamentale di cooperazione giudiziaria all’interno dell’Unione Europea, ma la sua esecuzione può essere complessa quando la persona richiesta ha sviluppato legami significativi nello Stato di esecuzione. La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 5915 del 2024 affronta proprio questo delicato equilibrio, chiarendo quali elementi sono decisivi per valutare il cosiddetto “radicamento” di una persona sul territorio italiano e decidere se negare o condizionare la consegna.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un cittadino di nazionalità guineana, destinatario di un mandato di arresto europeo emesso dal Tribunale di Monaco di Baviera, in Germania. Le accuse erano di favoreggiamento dell’ingresso e del soggiorno illegali, reati che sarebbero stati commessi tra il 2020 e il 2022.
La Corte di Appello di Milano aveva ordinato la consegna dell’uomo alle autorità tedesche. La difesa ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la Corte territoriale non avesse adeguatamente considerato il forte radicamento del suo assistito in Italia. In particolare, si evidenziavano una lunga permanenza nel paese, lo svolgimento di attività lavorativa, una relazione sentimentale stabile e la nascita di un figlio. Secondo la difesa, questi elementi avrebbero dovuto portare a un rifiuto della consegna o, in subordine, a condizionarla alla possibilità di scontare l’eventuale pena in Italia, per non recidere i solidi legami personali e familiari e favorire il reinserimento sociale.

La Decisione della Corte sul mandato di arresto europeo

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte di Appello di Milano. Gli Ermellini hanno ritenuto che i giudici di merito avessero correttamente applicato la legge, operando un bilanciamento completo di tutti gli elementi a disposizione.

La Suprema Corte ha sottolineato che, sebbene la presenza di legami familiari e una permanenza prolungata siano fattori importanti, non possono essere valutati isolatamente. Devono essere ponderati insieme ad altri criteri indicati dalla normativa, come la legittimità della residenza, la situazione lavorativa e contributiva, e il rispetto delle norme nazionali sull’immigrazione.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione della Cassazione si concentra sulla correttezza del percorso logico-giuridico seguito dalla Corte di Appello. Quest’ultima aveva preso in considerazione tutti gli aspetti della vita dell’interessato in Italia, ma ne aveva evidenziato anche i lati critici, che si sono rivelati decisivi. Ecco i punti chiave:

1. Mancanza di soggiorno legittimo: Il soggetto non era più in possesso di un permesso di soggiorno valido. Questo elemento è stato ritenuto cruciale, poiché la legge richiede una residenza “legittima ed effettiva” per poter applicare le norme di favore che consentono di negare la consegna. Una permanenza di fatto, non supportata da un titolo legale, non è sufficiente.
2. Assenza di fissa dimora: L’uomo aveva dichiarato di essere senza fissa dimora. Un contratto di locazione transitorio era scaduto e un’altra offerta di ospitalità non era stata adeguatamente provata, denotando una precarietà abitativa incompatibile con un radicamento stabile.
3. Precedenti penali: Il soggetto era stato coinvolto in altri procedimenti penali, anche per violazioni delle leggi sull’immigrazione, un fattore che depone a sfavore di una valutazione positiva sulla sua integrazione sociale.
4. Genericità dei legami familiari: Le affermazioni sulla presenza di una compagna e un figlio non erano state compiutamente provate né individuate con precisione nel corso del giudizio di merito.
5. Redditi insufficienti: Le dichiarazioni dei redditi presentate mostravano importi inferiori alla soglia di sussistenza, indicando una debolezza economica e una mancanza di fonti lecite e adeguate di sostentamento.

La Corte ha concluso che il giudice di merito ha compiuto una valutazione completa, senza incorrere in vizi di legittimità, ma semplicemente giungendo a una conclusione non condivisa dal ricorrente. Il ricorso in Cassazione per un mandato di arresto europeo, infatti, non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito dei fatti, ma deve limitarsi a denunciare specifiche violazioni di legge.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale in materia di mandato di arresto europeo: il radicamento sul territorio nazionale, che può giustificare il rifiuto o la subordinazione della consegna, non è un concetto astratto basato solo su legami affettivi o sulla mera permanenza. Esso richiede una valutazione complessiva che tenga conto di elementi oggettivi e formali, primo fra tutti la legalità del soggiorno. La presenza di un figlio e di una partner, seppur rilevante, non può prevalere su un quadro generale di precarietà legale, abitativa ed economica, e sulla commissione di illeciti proprio dopo l’arrivo nel Paese. La decisione della Cassazione rafforza l’idea che il percorso di integrazione, per essere giuridicamente riconosciuto, deve fondarsi sul rispetto delle regole dello Stato ospitante.

Avere un figlio e una compagna in Italia è sufficiente per bloccare un mandato di arresto europeo?
No. Secondo la sentenza, sebbene i legami familiari siano un elemento importante, da soli non sono sufficienti. Il giudice deve valutare la situazione complessiva, che include la legittimità del soggiorno, la stabilità abitativa e lavorativa e il rispetto delle leggi. In questo caso, l’assenza di un permesso di soggiorno valido e di una fissa dimora sono stati ritenuti elementi prevalenti.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le censure presentate non riguardavano vizi di legittimità (cioè violazioni di legge), ma criticavano la valutazione dei fatti operata dalla Corte di Appello. Il ricorrente, di fatto, chiedeva alla Cassazione di riesaminare il merito della decisione, cosa non consentita in quella sede, specialmente nelle procedure di mandato di arresto europeo dove i motivi di ricorso sono limitati.

Cosa valuta il giudice italiano prima di decidere sulla consegna di una persona richiesta da un altro Stato UE?
Il giudice valuta una serie di circostanze per verificare se l’esecuzione della pena in Italia possa favorire il reinserimento sociale della persona. I criteri includono: la durata e le modalità della residenza, i legami familiari, culturali e sociali con l’Italia, il rispetto delle norme sull’immigrazione, il regolare adempimento degli obblighi fiscali e contributivi, e ogni altro elemento utile a definire il grado di integrazione della persona nel tessuto sociale italiano.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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