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Mandato di arresto europeo: quando l’appello è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un cittadino italiano contro una sentenza della Corte d’appello di Milano. Il caso riguarda un mandato di arresto europeo emesso dal Belgio per una condanna per truffa. In un precedente giudizio, la Cassazione aveva stabilito che il ricorrente potesse scontare la pena in Italia. Il nuovo ricorso, che sollevava questioni su punti già decisi dalla stessa Cassazione, è stato respinto in quanto non consentito dalla legge, che vieta di rimettere in discussione il ‘decisum’ della Corte suprema.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato di Arresto Europeo: Inammissibile il Ricorso su Punti Già Decisi dalla Cassazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale della procedura penale: non è possibile impugnare una sentenza del giudice di rinvio sollevando questioni già decise in via definitiva dalla stessa Corte. Il caso in esame riguarda un mandato di arresto europeo e la richiesta di un cittadino italiano di scontare in Italia una pena inflittagli in Belgio, offrendo importanti chiarimenti sui limiti dell’impugnazione in questa delicata materia.

I Fatti del Caso

La vicenda giudiziaria ha origine da una sentenza di condanna a tre anni e un mese di reclusione emessa nel 2018 dal Tribunale di Limburg, in Belgio, nei confronti di un cittadino italiano per reati di truffa continuata e vendita di prodotti contraffatti. La sentenza era stata pronunciata in contumacia, ovvero in assenza dell’imputato.

Sulla base di tale condanna, nel 2024 il Pubblico Ministero belga emetteva un mandato di arresto europeo (MAE) per l’esecuzione della pena. La Corte d’appello di Milano, inizialmente, disponeva la consegna del cittadino all’autorità belga. L’interessato proponeva ricorso per cassazione, lamentando, tra le altre cose, la violazione dell’art. 18-bis della legge n. 69/2005 e chiedendo di poter eseguire la pena in Italia.

La Corte di Cassazione, con una prima sentenza, accoglieva questo motivo, annullava la decisione della Corte d’appello e rinviava per un nuovo giudizio. Nel giudizio di rinvio, la Corte d’appello di Milano, uniformandosi ai principi stabiliti, rifiutava la consegna e disponeva che la pena di 37 mesi fosse scontata in Italia.

Sorprendentemente, il cittadino proponeva un nuovo ricorso per cassazione avverso quest’ultima decisione, sollevando questioni di legittimità costituzionale relative alla condanna in contumacia senza l’assistenza di un difensore.

La Questione del Mandato di Arresto Europeo e Punti Già Decisi

Il cuore della seconda pronuncia della Cassazione non è tanto il merito del mandato di arresto europeo, quanto un principio processuale cardine. L’art. 628, comma 2, del codice di procedura penale stabilisce che la sentenza del giudice di rinvio può essere impugnata “soltanto per motivi non riguardanti i punti già decisi dalla Corte di cassazione”.

Questa norma impedisce che il decisum della Corte suprema venga continuamente rimesso in discussione, garantendo la certezza del diritto e la ragionevole durata del processo. Una volta che la Cassazione si è pronunciata su un determinato punto di diritto, quella decisione diventa definitiva nell’ambito di quel procedimento e non può essere nuovamente contestata.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il secondo ricorso inammissibile per due ragioni distinte:

1. Censura non consentita: La questione principale sollevata dal ricorrente, relativa alla legittimità di eseguire una pena derivante da una sentenza in contumacia, era un punto già affrontato e deciso dalla Cassazione nella sua prima sentenza. La Corte aveva già ritenuto infondato tale motivo. Di conseguenza, riproporlo nel secondo ricorso violava il divieto imposto dall’art. 628 c.p.p.

2. Carenza di interesse: Il ricorrente aveva ottenuto esattamente ciò che aveva chiesto nel suo primo ricorso, ovvero scontare la pena in Italia. La sentenza impugnata aveva pienamente soddisfatto il suo interesse. Proporre un ulteriore ricorso per veder respinta la sua stessa richiesta (e quindi rischiare la consegna al Belgio) è stato ritenuto un comportamento contraddittorio e privo di interesse ad agire.

Le Motivazioni

Nelle motivazioni, la Corte chiarisce che la funzione dell’art. 628 c.p.p. è quella di evitare la perpetuazione dei giudizi e di assicurare che l’accertamento diventi definitivo. Permettere di impugnare la sentenza di rinvio su punti già decisi equivarrebbe a consentire un’impugnazione surrettizia contro la stessa decisione della Cassazione. La Corte sottolinea come il punto relativo all’impossibilità di rifiutare la consegna (e quindi l’esecuzione della pena in Italia) nel caso di processo in contumacia fosse già stato esaminato e rigettato dalla Sesta Sezione Penale nella precedente sentenza rescindente. Pertanto, tale questione non poteva essere nuovamente dibattuta.

Inoltre, la Corte evidenzia la totale carenza di interesse del ricorrente. Egli aveva chiesto di scontare la pena in Italia e la Corte d’appello, nel giudizio di rinvio, glielo aveva concesso. L’interesse che aveva mosso il suo primo ricorso era stato completamente soddisfatto. Di conseguenza, non poteva validamente sostenere un interesse opposto e contraddittorio nel secondo ricorso. Per questi motivi, il ricorso è stato dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della cassa delle ammende.

Conclusioni

La sentenza riafferma con forza il principio della progressiva formazione del giudicato all’interno dello stesso processo. Le decisioni della Corte di Cassazione su specifici punti di diritto sono vincolanti per il giudice di rinvio e non possono essere oggetto di un nuovo ricorso. Questo caso dimostra, inoltre, l’importanza del requisito dell’interesse ad agire: l’impugnazione è ammissibile solo se mira a ottenere un risultato favorevole e non quando la richiesta del ricorrente è già stata pienamente accolta. Una lezione di coerenza processuale e di rispetto per la funzione nomofilattica della Suprema Corte.

È possibile impugnare una sentenza emessa dal giudice di rinvio per motivi già decisi dalla Corte di cassazione?
No, l’art. 628, comma 2, del codice di procedura penale vieta espressamente di impugnare la sentenza del giudice di rinvio per motivi che riguardano punti di diritto già decisi dalla Corte di cassazione nella sua sentenza di annullamento.

Un cittadino italiano condannato in un altro Stato UE può scontare la pena in Italia in base a un mandato di arresto europeo?
Sì, la sentenza conferma che, in presenza di determinate condizioni previste dall’art. 18-bis della legge n. 69/2005 (come la cittadinanza italiana), l’autorità giudiziaria italiana può rifiutare la consegna e disporre che la pena inflitta all’estero sia eseguita in Italia.

Perché il secondo ricorso è stato dichiarato inammissibile anche per carenza di interesse?
Perché il ricorrente aveva già ottenuto il risultato che si era prefissato con il primo ricorso, ovvero scontare la pena in Italia. La sentenza della Corte d’appello nel giudizio di rinvio aveva pienamente soddisfatto la sua richiesta. Pertanto, non aveva più un interesse giuridicamente rilevante a impugnare quella decisione, rendendo il suo secondo ricorso contraddittorio e inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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