LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Mandato di Arresto Europeo: quando è legittimo?

Un imprenditore ha impugnato la sua consegna alla Francia, disposta in base a un Mandato di Arresto Europeo per un’accusa di truffa. Sosteneva che il MAE fosse illegittimo perché emesso al solo fine di un interrogatorio e perché esisteva un procedimento in Italia per gli stessi fatti. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando che il Mandato di Arresto Europeo processuale è pienamente legittimo anche quando mira unicamente a garantire la partecipazione dell’accusato al procedimento estero, senza che lo Stato di esecuzione possa sindacare la necessità di tale misura.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 13 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato di Arresto Europeo: Legittima la Consegna Anche per il Solo Interrogatorio

La cooperazione giudiziaria all’interno dell’Unione Europea si fonda su strumenti efficaci come il Mandato di Arresto Europeo (MAE), il cui funzionamento è stato oggetto di un’importante pronuncia della Corte di Cassazione. Con la sentenza n. 14887 del 2024, la Suprema Corte ha ribadito la piena legittimità del cosiddetto MAE “processuale”, ovvero quello emesso non per eseguire una condanna definitiva, ma per assicurare la presenza della persona richiesta in un procedimento penale ancora in corso, anche al solo fine di un interrogatorio. Analizziamo la decisione per comprenderne la portata.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dalla richiesta di consegna formulata dall’autorità giudiziaria francese nei confronti di un cittadino italiano, amministratore di una società, accusato di un reato di truffa. Secondo l’accusa, l’indagato avrebbe partecipato a un’operazione fraudolenta basata sull’emissione di fatture per operazioni inesistenti, cedute poi tramite un contratto di factoring, causando un ingente danno economico. La Corte di Appello italiana aveva concesso la consegna, e l’interessato aveva proposto ricorso per cassazione.

I Motivi del Ricorso

Il ricorrente basava la sua difesa su tre argomenti principali:

1. Violazione di legge: Sosteneva che il MAE fosse stato emesso sul presupposto erroneo che egli fosse latitante, mentre in realtà aveva nominato un difensore di fiducia in Francia e aveva giustificato la sua assenza per motivi di salute. A suo dire, non vi era quindi la necessità di un provvedimento coercitivo come il MAE.
2. Mancanza di motivazione: Contestava la genericità del capo d’imputazione e l’assenza degli elementi costitutivi del reato di truffa, ritenendo che i fatti avessero un rilievo puramente civilistico.
3. Violazione della giurisdizione italiana: Affermava che per gli stessi fatti fosse già pendente un procedimento in Italia, poiché era stato interrogato dalla Procura italiana su richiesta delle autorità francesi tramite un Ordine Europeo di Indagine (OIE). Inoltre, sosteneva che il reato (falsificazione di fatture) dovesse considerarsi commesso in Italia.

La Decisione sul Mandato di Arresto Europeo Processuale

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, smontando punto per punto le argomentazioni difensive. Il cuore della sentenza risiede nella netta affermazione della legittimità del Mandato di Arresto Europeo emesso per finalità processuali. I giudici hanno chiarito che, ai sensi dell’art. 6 della legge n. 69/2005, il MAE può essere utilizzato per ogni provvedimento di natura coercitiva emesso dall’autorità giudiziaria straniera, purché inerente al processo. La finalità non è solo l’esecuzione di una pena, ma anche quella di dare corso all’azione penale.

Di conseguenza, non compete all’autorità giudiziaria italiana (Stato di esecuzione) verificare la sussistenza delle esigenze cautelari o sindacare le valutazioni discrezionali che hanno condotto lo Stato emittente a richiedere la presenza dell’imputato. L’unico presupposto è che il MAE sia una decisione giudiziaria finalizzata all’esercizio dell’azione penale. La Corte ha inoltre sottolineato come le recenti riforme (D.Lgs. n. 10/2021) abbiano ulteriormente rafforzato questo principio, eliminando il riferimento alla necessità che il MAE fosse basato su un provvedimento cautelare motivato.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda sul principio di reciproca fiducia e cooperazione che anima il sistema giudiziario europeo. Rifiutare la consegna sulla base di una valutazione sulla necessità dell’interrogatorio costituirebbe un’indebita interferenza nelle prerogative dello Stato emittente. Anche l’aver già utilizzato un Ordine Europeo di Indagine (OIE) per un primo interrogatorio non preclude la possibilità di emettere successivamente un MAE, se l’autorità straniera ritiene indispensabile la presenza fisica dell’imputato per il prosieguo del processo.

Per quanto riguarda la presunta competenza territoriale italiana, la Corte ha specificato che l’interrogatorio svolto in Italia era avvenuto in esecuzione di una richiesta francese (OIE) e non nell’ambito di un autonomo procedimento penale italiano. Il rifiuto di consegna per litispendenza è giustificato solo in presenza di un’effettiva e oggettiva pendenza di un procedimento per gli stessi fatti, non di un mero potenziale interesse. La condotta di truffa, inoltre, si è consumata in Francia con la cessione del credito, rendendo irrilevante il luogo di emissione delle fatture.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale chiaro: il Mandato di Arresto Europeo è uno strumento flessibile al servizio dell’azione penale nello spazio giuridico europeo. Lo Stato di esecuzione ha un potere di controllo limitato ai motivi di rifiuto tassativamente previsti dalla legge e non può entrare nel merito delle scelte processuali dell’autorità giudiziaria emittente. Questa decisione rafforza l’efficacia della cooperazione giudiziaria, garantendo che le esigenze dei procedimenti penali transfrontalieri possano essere soddisfatte in modo rapido ed efficiente, nel rispetto dei diritti fondamentali.

È legittimo un Mandato di Arresto Europeo emesso solo per interrogare un imputato?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che un MAE cosiddetto “processuale” è pienamente legittimo anche se emesso al solo fine di assicurare la presenza di una persona per compiere un atto istruttorio, come un interrogatorio, o per la sua partecipazione al processo. Non è necessario che sia stata emessa una misura cautelare detentiva.

L’esecuzione di un Ordine Europeo di Indagine (OIE) in Italia impedisce l’emissione successiva di un MAE per gli stessi fatti?
No. Secondo la sentenza, l’aver già proceduto a un interrogatorio tramite OIE non preclude all’autorità giudiziaria straniera di emettere successivamente un MAE se ritiene necessaria la presenza fisica dell’imputato per il proseguimento del procedimento penale. L’uso dell’OIE non esaurisce gli strumenti di cooperazione disponibili.

Lo Stato di esecuzione può rifiutare la consegna se ritiene che il reato sia stato commesso nel proprio territorio?
Il rifiuto è possibile solo a condizioni molto specifiche. La sentenza chiarisce che il motivo di rifiuto basato sulla pendenza di un procedimento per gli stessi fatti nello Stato di esecuzione richiede una situazione oggettiva e dimostrata, non un semplice interesse potenziale. Se le autorità nazionali agiscono solo su delega dello Stato estero (ad es. tramite OIE), non si configura un autonomo procedimento che possa giustificare il rifiuto della consegna.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati