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Mandato di arresto europeo: quando è inammissibile?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un cittadino straniero contro la sua consegna all’autorità ungherese, richiesta tramite un mandato di arresto europeo per reati di traffico di esseri umani. La Corte ha stabilito che, a seguito della riforma del 2021, il giudice italiano non ha più il potere di valutare la fondatezza delle accuse o i gravi indizi di colpevolezza, dovendosi limitare a un controllo formale del mandato e delle cause ostative alla consegna.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato di Arresto Europeo: I Limiti del Controllo Giudiziario in Italia

Il mandato di arresto europeo (MAE) è uno strumento fondamentale per la cooperazione giudiziaria all’interno dell’Unione Europea, basato sul principio del reciproco riconoscimento delle decisioni giudiziarie. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito i limiti del controllo che il giudice italiano può esercitare su un MAE emesso da un altro Stato membro, soprattutto alla luce delle riforme introdotte nel 2021. Il caso in esame riguarda un cittadino straniero, la cui consegna era stata richiesta dall’Ungheria per gravi reati, che ha visto il suo ricorso respinto per inammissibilità.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Consegna dall’Ungheria

La Corte di Appello di Catanzaro aveva autorizzato la consegna di un individuo alle autorità giudiziarie ungheresi. La richiesta era basata su un mandato di arresto europeo emesso per reati di notevole gravità, tra cui la partecipazione a un’organizzazione criminale, la tratta di esseri umani e il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. L’individuo, ritenendo ingiusta la decisione, ha presentato ricorso per cassazione.

I Motivi del Ricorso: Un Mandato di Arresto Europeo Contestato

Il ricorrente ha fondato la sua difesa su due argomenti principali. In primo luogo, ha sostenuto l’infondatezza delle accuse, affermando che al momento dei fatti contestati (avvenuti nel 2022) egli si trovava in Italia, circostanza che a suo dire emergeva da un altro procedimento penale a suo carico presso il Tribunale di Bologna. In secondo luogo, ha contestato la legittimità del mandato di arresto europeo, asserendo che fosse stato utilizzato impropriamente per scopi investigativi e richiamando la necessità di un controllo giurisdizionale sul fatto-reato.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per manifesta infondatezza, offrendo chiarimenti cruciali sulla portata attuale della procedura di consegna. Il fulcro della decisione risiede nell’impatto del Decreto Legislativo n. 10 del 2 febbraio 2021, che ha modificato la legge n. 69 del 2005, attuativa del MAE in Italia.

La modifica legislativa più significativa, sottolineata dalla Corte, è stata l’eliminazione del controllo sui ‘gravi indizi di colpevolezza’ da parte dell’autorità giudiziaria italiana. Prima di tale riforma, il giudice italiano poteva negare la consegna se non ravvisava prove sufficienti a carico della persona richiesta. Oggi, questo controllo è stato soppresso. La valutazione della fondatezza delle accuse spetta unicamente all’autorità giudiziaria dello Stato che ha emesso il mandato.

Di conseguenza, la doglianza del ricorrente circa la sua presenza in Italia al momento dei fatti è stata ritenuta irrilevante ai fini della decisione sulla consegna. La Corte ha specificato che la mancanza di indicazioni sui gravi indizi non costituisce più un motivo legittimo per rifiutare la consegna. Inoltre, il riferimento del ricorrente alla sua residenza in Italia è stato giudicato troppo generico per poter attivare le specifiche cause di rifiuto facoltativo previste dalla legge.

Le Conclusioni: Il Principio del Mutuo Riconoscimento e l’Inammissibilità

La sentenza consolida un’interpretazione rigorosa del principio del mutuo riconoscimento, che è il pilastro del mandato di arresto europeo. La decisione della Cassazione implica che, salvo la presenza di specifiche cause ostative tassativamente previste dalla legge (come il rischio di violazione dei diritti fondamentali), il giudice dello Stato di esecuzione deve fidarsi della valutazione compiuta dal giudice dello Stato di emissione. Il ricorso è stato quindi dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di un’ammenda. Questa pronuncia conferma che lo spazio per contestare un MAE nel merito delle accuse davanti al giudice italiano è ormai estremamente ridotto.

Dopo la riforma del 2021, un giudice italiano può rifiutare la consegna basata su un mandato di arresto europeo se ritiene che non ci siano prove sufficienti di colpevolezza?
No. La sentenza chiarisce che il d.lgs. 10/2021 ha eliminato il controllo sui gravi indizi di colpevolezza da parte dell’autorità giudiziaria italiana nella procedura passiva di consegna. La valutazione delle prove spetta esclusivamente all’autorità dello Stato che ha emesso il mandato.

Per quale motivo principale il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per manifesta infondatezza, poiché si basava su motivi (la presunta assenza di prove e l’errata valutazione dei fatti) che, per effetto della normativa vigente, non rientrano più nell’ambito del controllo del giudice italiano.

Sostenere di trovarsi in Italia al momento dei fatti è stato utile per il ricorrente?
No. La Corte ha ritenuto tale affermazione formulata in termini troppo generici e non sufficientemente circostanziata per integrare una delle specifiche cause di rifiuto della consegna previste dalla legge n. 69 del 2005.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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