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Mandato di Arresto Europeo: Processo in Assenza e Garanzie

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza che disponeva la consegna di una donna alle autorità tedesche sulla base di un mandato di arresto europeo. La decisione è motivata dalla mancanza di prove certe, all’interno del mandato, che l’imputata, processata in assenza, avesse avuto effettiva conoscenza del procedimento a suo carico o che le fosse garantito il diritto a un nuovo processo. La Corte ha sottolineato che la semplice affermazione di avvenuta notifica non è sufficiente a soddisfare le garanzie difensive previste dalla legge italiana ed europea.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato di Arresto Europeo: Quando il Processo in Assenza Blocca la Consegna

Il mandato di arresto europeo (MAE) è uno strumento fondamentale di cooperazione giudiziaria all’interno dell’Unione Europea, ma la sua applicazione deve bilanciarsi con la tutela dei diritti fondamentali dell’individuo, primo fra tutti il diritto di difesa. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato questo principio, annullando la decisione di una Corte d’Appello che aveva concesso la consegna di una donna condannata in Germania a seguito di un processo svoltosi in sua assenza. La pronuncia chiarisce quali garanzie devono essere soddisfatte affinché il MAE sia legittimo in questi casi.

I Fatti del Caso

Una cittadina rumena veniva condannata dal Tribunale di Lorrach, in Germania, a nove mesi di reclusione per due episodi di furto. La pena era stata inizialmente sospesa, a condizione che l’imputata pagasse una somma di denaro. A seguito del mancato pagamento, la sospensione veniva revocata e le autorità tedesche emettevano un mandato di arresto europeo per l’esecuzione della pena.

La Corte di Appello di Milano accoglieva la richiesta e disponeva la consegna della donna. Contro questa decisione, il difensore proponeva ricorso per cassazione, sostenendo che il processo in Germania si era celebrato in assenza dell’imputata e che il MAE non conteneva le indicazioni necessarie a garantire che i suoi diritti di difesa fossero stati rispettati, come richiesto dalla legge italiana di recepimento della normativa europea.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando con rinvio la sentenza della Corte d’Appello. I giudici hanno ritenuto fondata la doglianza difensiva, rilevando come la Corte territoriale non avesse adeguatamente verificato il rispetto delle condizioni previste dalla legge per i casi di sentenze emesse a seguito di un processo in assenza.

Il fulcro della decisione risiede nella necessità di una prova certa che l’interessato fosse a conoscenza del processo o che, in alternativa, gli sia garantito il diritto a un nuovo giudizio dopo la consegna. La mera indicazione generica di “avvenuta notifica” nel modulo del MAE non è stata ritenuta sufficiente a integrare tale garanzia.

Le Motivazioni: Le Garanzie del Mandato di Arresto Europeo in Assenza

La Corte di Cassazione ha basato la sua decisione sull’interpretazione degli articoli 6 e 18-ter della Legge n. 69/2005. Questa normativa stabilisce che, quando un mandato di arresto europeo è emesso per eseguire una pena derivante da un processo in assenza, la consegna può essere rifiutata se mancano specifiche condizioni. In particolare, è necessario dimostrare che l’interessato:

1. È stato citato personalmente o con modalità che garantiscano l’effettiva conoscenza del processo (lett. a e b dell’art. 6, comma 1-bis);
2. Oppure, dopo aver ricevuto notifica della decisione, ha rinunciato espressamente al diritto di un nuovo processo o appello (lett. c);
3. Oppure, se non ha ricevuto notifica personale, gli verrà garantita tale notifica dopo la consegna, insieme al diritto a un nuovo processo o appello (lett. d).

Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva dato per buona l’integrazione della condizione di cui alla lettera c), affermando che la ricorrente era stata avvisata del suo diritto a un nuovo processo ma non lo aveva esercitato. Tuttavia, la Cassazione ha evidenziato che dal modulo del MAE emergeva solo che la notifica era stata “eseguita”, senza specificare le modalità. Questa genericità non consente di accertare con la dovuta certezza che la donna avesse avuto una conoscenza effettiva e inequivocabile della sentenza e dei suoi diritti.

La Suprema Corte ha quindi stabilito che il giudice dell’esecuzione ha il dovere di verificare concretamente le modalità di notifica per assicurarsi che queste abbiano garantito la piena conoscenza dell’atto, oppure accertare che lo Stato emittente si impegni a concedere un nuovo processo. In assenza di queste certezze, la consegna deve essere negata.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza rafforza le tutele per l’imputato nei procedimenti transfrontalieri basati sul mandato di arresto europeo. Essa impone alle Corti d’Appello un onere di verifica più stringente e non meramente formale quando si trovano di fronte a un MAE esecutivo di una sentenza emessa in assenza. Non è sufficiente che lo Stato emittente dichiari di aver notificato l’atto; è necessario che fornisca elementi concreti che dimostrino come tale notifica sia avvenuta e se abbia raggiunto il suo scopo informativo. In mancanza, la cooperazione giudiziaria deve cedere il passo alla tutela del diritto fondamentale a un giusto processo, che include il diritto di partecipare al procedimento a proprio carico.

È possibile rifiutare la consegna di una persona sulla base di un mandato di arresto europeo se il processo si è svolto in sua assenza?
Sì, la Corte di Appello può rifiutare la consegna se il mandato di arresto europeo non contiene l’indicazione di una delle condizioni previste dalla legge (art. 6, comma 1-bis, l. 69/2005) che garantiscono la conoscenza del processo da parte dell’interessato o il suo diritto a un nuovo giudizio.

Quali condizioni deve soddisfare un mandato di arresto europeo per essere valido in caso di processo in assenza?
Deve contenere l’indicazione che l’interessato è stato citato con modalità idonee a garantire la sua effettiva conoscenza del processo, oppure che è stato rappresentato da un difensore di sua scelta, oppure che, dopo la consegna, gli sarà garantito il diritto a un nuovo processo nel merito.

Cosa succede se il mandato di arresto europeo non specifica come è stata notificata la sentenza all’interessato?
Se il mandato è generico sulle modalità di notifica e non permette di accertare con certezza che l’interessato abbia avuto effettiva conoscenza della decisione e dei suoi diritti, la Corte italiana deve approfondire la questione, eventualmente chiedendo informazioni supplementari allo Stato emittente. Se tale certezza non viene raggiunta, la consegna deve essere rifiutata, come stabilito dalla Cassazione in questo caso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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