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Mandato di arresto europeo: no se sproporzionato

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza che disponeva la consegna di un cittadino italiano alla Repubblica Ceca sulla base di un mandato di arresto europeo. La Corte ha ritenuto il mandato sproporzionato, in quanto emesso per un mero atto investigativo (un interrogatorio), per il quale sarebbe stato sufficiente un meno invasivo ordine europeo di indagine, come peraltro suggerito dalla difesa dell’indagato. La decisione ribadisce che il mandato di arresto europeo è uno strumento per l’esercizio dell’azione penale, non per semplici indagini.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato di Arresto Europeo: Quando è Sproporzionato e Illegittimo

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 11993/2024) ha messo un punto fermo sull’uso corretto del mandato di arresto europeo, uno strumento cruciale di cooperazione giudiziaria all’interno dell’Unione. La Corte ha stabilito che il suo utilizzo è illegittimo se ha finalità puramente investigative e se esistono alternative meno invasive per la libertà personale, come l’ordine europeo di indagine. Questa decisione rafforza il principio di proporzionalità, un pilastro del diritto europeo.

I Fatti del Caso

La vicenda riguarda un cittadino italiano, destinatario di un mandato di arresto europeo emesso dall’autorità giudiziaria della Repubblica Ceca. Lo scopo del mandato era ottenere la sua consegna per sottoporlo a un interrogatorio in qualità di indagato per il reato di appropriazione indebita. La Corte di Appello di Napoli, in prima istanza, aveva accolto la richiesta, ritenendo sussistenti le condizioni per la consegna.

Contro questa decisione, i difensori del cittadino hanno proposto ricorso in Cassazione, sollevando una questione fondamentale: la proporzionalità della misura. Essi hanno evidenziato che l’indagato si era reso disponibile a essere interrogato tramite videoconferenza, una modalità prevista dall’ordine europeo di indagine. Pertanto, la richiesta di consegna fisica appariva eccessiva e sproporzionata rispetto alle esigenze investigative.

La Decisione sul mandato di arresto europeo

La Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione ha accolto pienamente il ricorso, annullando senza rinvio la sentenza della Corte di Appello. Ciò significa che la decisione è definitiva: il cittadino non sarà consegnato. La Corte ha dichiarato la mancanza dei presupposti per accogliere la richiesta di consegna, giudicando superfluo un nuovo processo di merito.
Di conseguenza, è stata anche dichiarata la perdita di efficacia di qualsiasi misura cautelare applicata al ricorrente.

Le Motivazioni della Sentenza

La Cassazione ha basato la sua decisione su un’analisi rigorosa della normativa europea e nazionale, distinguendo nettamente le finalità del mandato di arresto europeo da quelle dell’ordine europeo di indagine.

Confusione tra Strumenti di Cooperazione

La Corte ha evidenziato come la Corte d’Appello avesse confuso i presupposti e le finalità dei due diversi strumenti. Il mandato di arresto europeo è concepito per l’esercizio di azioni giudiziarie in materia penale o per l’esecuzione di una pena. Non è uno strumento per compiere singoli atti di indagine. Per tali esigenze, la normativa europea (Direttiva 2014/41/UE) ha introdotto l’ordine europeo di indagine (OEI), che permette di richiedere atti come un’audizione in videoconferenza, con un impatto molto meno gravoso sulla libertà personale.

Violazione del Principio di Proporzionalità e il mandato di arresto europeo

Il cuore della motivazione risiede nel principio di proporzionalità. La Cassazione ha citato direttamente la direttiva sull’OEI e il manuale sull’emissione del MAE, i quali specificano che l’autorità emittente deve sempre valutare se un mezzo meno invasivo, come l’OEI, possa essere sufficiente. Il trasferimento fisico di una persona da uno Stato all’altro è una misura estrema, giustificata solo quando strettamente necessario per l’azione penale e non per semplici esigenze investigative.
Poiché la difesa aveva offerto la possibilità di un interrogatorio a distanza, e l’autorità ceca non aveva fornito ragioni per cui tale modalità fosse inadeguata, l’emissione del MAE è stata giudicata sproporzionata.

Le Conclusioni

Questa sentenza è di fondamentale importanza perché traccia una linea netta: il mandato di arresto europeo non può essere usato come uno strumento investigativo ordinario. La sua natura coercitiva impone un attento bilanciamento con i diritti fondamentali della persona, in particolare la libertà personale. La Corte di Cassazione, allineandosi con l’orientamento consolidato della giurisprudenza, ha riaffermato che, in presenza di alternative valide e meno restrittive come l’ordine europeo di indagine, queste devono essere privilegiate. La decisione rappresenta una garanzia fondamentale per i cittadini europei, assicurando che lo strumento più potente di cooperazione giudiziaria sia utilizzato solo quando è veramente indispensabile.

Quando un mandato di arresto europeo è considerato sproporzionato?
Un mandato di arresto europeo è considerato sproporzionato quando viene emesso per finalità puramente investigative, come un interrogatorio, se esistono strumenti meno invasivi e altrettanto efficaci, come l’ordine europeo di indagine (ad esempio per un’audizione in videoconferenza), per raggiungere lo stesso scopo.

È possibile utilizzare un mandato di arresto europeo solo per interrogare un indagato?
No. La sentenza chiarisce che il mandato di arresto europeo non è lo strumento corretto per il semplice compimento di un atto di indagine come un interrogatorio. La sua finalità è l’esercizio dell’azione penale o l’esecuzione di una pena, non la mera raccolta di prove in una fase preliminare.

Qual è la differenza fondamentale tra mandato di arresto europeo e ordine europeo di indagine secondo questa sentenza?
La differenza fondamentale sta nella finalità e nell’impatto sulla libertà personale. Il mandato di arresto europeo è uno strumento coercitivo finalizzato alla consegna fisica di una persona per un processo o per scontare una pena. L’ordine europeo di indagine è uno strumento meno invasivo per acquisire prove (es. documenti, testimonianze, interrogatori a distanza) senza richiedere il trasferimento della persona.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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