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Mandato di Arresto Europeo: No al vaglio sugli indizi

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un soggetto destinatario di un Mandato di Arresto Europeo emesso dall’Austria. Il ricorrente lamentava la mancanza di descrizione delle fonti di prova. La Corte ha chiarito che, a seguito della riforma introdotta dal D.Lgs. 10/2021, l’autorità giudiziaria italiana non ha più il potere di valutare la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza, essendo tale verifica di competenza esclusiva dello Stato di emissione, in base al principio di reciproca fiducia.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato di Arresto Europeo: Stop al Controllo sui Gravi Indizi di Colpevolezza

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 14392 del 2024, torna a definire i contorni applicativi del Mandato di Arresto Europeo (MAE), uno strumento fondamentale di cooperazione giudiziaria all’interno dell’Unione Europea. La pronuncia chiarisce in modo definitivo che, a seguito della riforma del 2021, i giudici italiani non possono più sindacare la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza a carico della persona richiesta in consegna. Approfondiamo la vicenda e le importanti implicazioni di questa decisione.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da un Mandato di Arresto Europeo emesso dall’autorità giudiziaria austriaca nei confronti di un cittadino italiano. L’accusa era grave: partecipazione a un’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una serie di furti con strappo di orologi di lusso, tra cui un episodio specifico riguardante un orologio del valore di 120.000 euro.

La Corte di Appello di Napoli, investita della questione, aveva autorizzato la consegna del soggetto all’Austria, subordinandola alla condizione che, una volta concluso il processo, l’eventuale pena fosse scontata in Italia. Contro questa decisione, la difesa dell’interessato ha proposto ricorso in Cassazione.

Il Motivo del Ricorso: Una Difesa Basata su Norme Superate

Il ricorrente lamentava una violazione di legge, sostenendo che il Mandato di Arresto Europeo fosse illegittimo perché non conteneva una descrizione adeguata delle fonti di prova e degli indizi a suo carico. Secondo la difesa, questa mancanza impediva al giudice italiano di effettuare il necessario vaglio sulla sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza, un tempo richiesto dalla legge n. 69 del 2005.

L’argomentazione difensiva, tuttavia, si fondava su una versione della normativa non più in vigore.

L’Impatto della Riforma sul Mandato di Arresto Europeo

Il punto cruciale della decisione della Cassazione risiede nell’analisi dell’evoluzione legislativa. Con il decreto legislativo 2 febbraio 2021, n. 10, il legislatore italiano ha adeguato la disciplina nazionale a quella europea, modificando in modo sostanziale la legge n. 69 del 2005.

La modifica più significativa ha riguardato proprio l’eliminazione del potere, per il giudice dello Stato di esecuzione (in questo caso, l’Italia), di valutare nel merito la fondatezza dell’accusa. Le norme che prevedevano il controllo sui “gravi indizi di colpevolezza” (come il previgente art. 17, comma 4) sono state abrogate. Questo cambiamento si fonda sul principio della massima reciproca fiducia tra gli ordinamenti giudiziari degli Stati membri dell’Unione Europea.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile perché manifestamente infondato. I giudici hanno spiegato che il ricorrente ha erroneamente richiamato disposizioni ormai abrogate. La nuova disciplina, applicabile ai mandati emessi dopo il 20 febbraio 2021 (come nel caso di specie), esclude categoricamente che la Corte di Appello possa interferire nella valutazione della fondatezza dell’accusa. Questo compito spetta in via esclusiva all’autorità giudiziaria dello Stato di emissione.

La descrizione dei fatti richiesta nel MAE, chiarisce la Corte, ha oggi una funzione diversa: serve unicamente a permettere al giudice italiano di verificare la sussistenza del requisito della doppia incriminazione (cioè che il fatto sia reato in entrambi i Paesi) e se il reato rientri nell’ambito di applicazione della normativa sul MAE. Non è più uno strumento per un controllo esterno sulla probabilità di colpevolezza.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio cardine della cooperazione giudiziaria europea: la fiducia reciproca. Lo Stato di esecuzione non è un giudice d’appello rispetto alle decisioni cautelari assunte da un altro Stato membro. Il controllo sulla solidità delle accuse è rimesso interamente al sistema giudiziario che ha emesso il mandato, nel rispetto dei diritti fondamentali garantiti dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo e dalle tradizioni costituzionali comuni. Questa pronuncia consolida l’efficienza del Mandato di Arresto Europeo, rendendo la procedura di consegna più rapida e lineare, in piena coerenza con gli obiettivi dell’Unione Europea.

Dopo la riforma del 2021, il giudice italiano può ancora valutare i gravi indizi di colpevolezza in un Mandato di Arresto Europeo?
No. La sentenza chiarisce che il D.Lgs. 10/2021 ha eliminato il potere della Corte di Appello di valutare i gravi indizi di colpevolezza. Tale verifica è di esclusiva competenza dell’autorità giudiziaria dello Stato membro di emissione.

A cosa serve la descrizione dei fatti contenuta nel Mandato di Arresto Europeo secondo la nuova disciplina?
Serve principalmente a consentire al giudice dello Stato di esecuzione di verificare il requisito della doppia incriminazione e l’ambito di applicazione della legge sul MAE, ma non a effettuare un vaglio sulla fondatezza dell’accusa.

Perché è stato eliminato il controllo sulla fondatezza dell’accusa da parte dello Stato di esecuzione?
Per armonizzare la normativa nazionale a quella europea e rafforzare il principio di massima reciproca fiducia tra gli ordinamenti giudiziari degli Stati membri, che è il fondamento della cooperazione giudiziaria nell’Unione Europea.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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