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Mandato di arresto europeo: no ai domiciliari

La Corte di Cassazione conferma la detenzione in carcere per una cittadina straniera, richiesta in consegna con un mandato di arresto europeo. La Corte ha ritenuto corretto il rigetto della richiesta di arresti domiciliari, motivando l’elevato pericolo di fuga sulla base delle ingenti disponibilità finanziarie, dell’assenza di legami con l’Italia e dei contatti internazionali della donna.

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Pubblicato il 14 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato di arresto europeo e pericolo di fuga: quando il carcere è l’unica opzione

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 32054/2024 offre importanti chiarimenti sulla gestione delle misure cautelari nell’ambito di un mandato di arresto europeo. In particolare, la Corte si è pronunciata sul rigetto di una richiesta di arresti domiciliari per una persona richiesta da Cipro, sottolineando come l’elevato pericolo di fuga, desunto da ingenti risorse finanziarie e mancanza di legami con il territorio, possa giustificare la custodia in carcere quale unica misura adeguata.

I fatti del caso

Una cittadina straniera veniva arrestata in Italia in esecuzione di un mandato di arresto europeo emesso dall’autorità giudiziaria di Cipro per reati gravi, tra cui associazione a delinquere, corruzione e riciclaggio. La Corte di Appello di Roma applicava la custodia cautelare in carcere. La difesa della donna presentava ricorso, chiedendo la sostituzione della misura con gli arresti domiciliari, anche con braccialetto elettronico. La richiesta si basava sulla sopraggiunta disponibilità di un alloggio in Italia. Tuttavia, la Corte di Appello respingeva l’istanza, confermando la detenzione in carcere. Contro questa decisione, la difesa proponeva ricorso per Cassazione.

La decisione della Corte di Cassazione sul mandato di arresto europeo

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, confermando la decisione della Corte di Appello. L’analisi dei giudici si è concentrata su due aspetti principali: la concretezza del pericolo di fuga e l’inammissibilità dei motivi nuovi presentati dalla difesa.

La valutazione sul pericolo di fuga

La Cassazione ha ritenuto la motivazione della Corte di Appello pienamente logica e coerente. Il pericolo che la donna potesse sottrarsi alla consegna è stato considerato altamente probabile sulla base di una serie di elementi oggettivi:

* Assenza di radicamento in Italia: la donna non parlava la lingua italiana, non aveva documenti italiani, né un lavoro o una residenza stabile.
* Circostanze dell’arresto: l’arresto era avvenuto in un aeroporto internazionale, a seguito di un volo proveniente dal Qatar.
* Enormi disponibilità finanziarie: la disponibilità di 21 milioni di dollari su un conto bancario è stata considerata un fattore decisivo.
* Legami con l’estero: la donna aveva collegamenti con altri Paesi (Vietnam e Russia).

Questi fattori, nel loro complesso, superano l’argomento della difesa relativo al ritiro del passaporto. Secondo la Corte, l’ingente patrimonio finanziario e la natura dei reati contestati (che implicano una certa abilità nel muoversi in contesti internazionali) rendono concreto il rischio che la donna possa procurarsi documenti falsi e rendersi latitante.

L’inammissibilità dei motivi nuovi

La difesa aveva introdotto in Cassazione nuovi argomenti, come le presunte pessime condizioni delle carceri cipriote e vizi relativi alla fondatezza del mandato di arresto europeo stesso. La Corte ha dichiarato questi motivi inammissibili. Si tratta, infatti, di questioni che richiedono accertamenti di fatto e che non erano state sottoposte al vaglio della Corte di Appello. I giudici hanno chiarito che la fase cautelare, relativa alla misura detentiva, ha un perimetro di valutazione limitato e sommario. Le questioni complesse sulla legittimità della consegna e sul rispetto dei diritti fondamentali nello Stato richiedente devono essere affrontate nella fase successiva del procedimento, dedicata alla decisione sulla consegna.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale nelle procedure di consegna basate su un mandato di arresto europeo: il ricorso avverso le misure cautelari è consentito solo per violazione di legge. Non è possibile, quindi, chiedere alla Suprema Corte una nuova valutazione dei fatti già esaminati dal giudice di merito. Una motivazione ‘apparente’ o ‘graficamente mancante’ costituisce una violazione di legge, ma una motivazione logica e fondata su elementi concreti, come quella della Corte d’Appello nel caso di specie, non è censurabile in sede di legittimità.

Il cuore della motivazione risiede nella distinzione tra la fase cautelare e la fase di merito della procedura di consegna. Nella prima, il giudice deve compiere una valutazione rapida, basata sulle informazioni contenute nel mandato, per decidere sulla necessità della detenzione, verificando solo l’assenza di cause ostative evidenti alla consegna. Approfondimenti istruttori, come la verifica delle condizioni carcerarie di un altro Stato membro, sono riservati alla fase successiva.

Le conclusioni

La sentenza consolida l’orientamento secondo cui, in presenza di un mandato di arresto europeo, la valutazione del pericolo di fuga deve essere particolarmente rigorosa. La disponibilità di ingenti risorse economiche, unita alla mancanza di legami stabili con il territorio italiano, costituisce un fattore preponderante che può portare a considerare la custodia in carcere come l’unica misura idonea a prevenire la latitanza. Inoltre, la pronuncia traccia un confine netto tra gli argomenti spendibili nella fase cautelare e quelli da riservare al giudizio sulla consegna, limitando il ricorso in Cassazione alle sole violazioni di legge e precludendo la discussione di questioni di fatto non precedentemente dedotte.

Quando può essere negata la sostituzione del carcere con i domiciliari in caso di mandato di arresto europeo?
La sostituzione può essere negata quando sussiste un pericolo di fuga elevato e concreto. La sentenza chiarisce che elementi come ingenti disponibilità finanziarie, assenza di legami stabili con l’Italia e forti connessioni internazionali sono indicatori determinanti di tale rischio, rendendo la custodia in carcere l’unica misura idonea a garantire la procedura di consegna.

È possibile presentare in Cassazione nuovi argomenti, come le cattive condizioni delle carceri estere, per opporsi alla detenzione?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che tali motivi sono inammissibili se non sono stati precedentemente sottoposti al giudice di merito (la Corte di Appello). Le questioni che richiedono accertamenti di fatto, come le condizioni detentive di un altro Stato, devono essere trattate nel procedimento principale sulla consegna e non nella fase cautelare o, per la prima volta, in sede di legittimità.

Qual è il perimetro di valutazione del giudice nella fase cautelare di un mandato di arresto europeo?
La valutazione del giudice in questa fase è sommaria e limitata. Si basa principalmente sulle informazioni contenute nel mandato di arresto europeo e serve a deliberare sulla necessità della misura cautelare, verificando unicamente la sussistenza di cause ostative alla consegna che emergano in modo evidente, senza necessità di ulteriori e complessi accertamenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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