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Mandato di Arresto Europeo: motivi del ricorso

Un cittadino rumeno, condannato nel suo paese, si opponeva alla consegna sulla base del suo radicamento in Italia. La Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, specificando che in materia di mandato di arresto europeo non è possibile contestare la valutazione dei fatti compiuta dalla Corte d’Appello, come il livello di integrazione sociale, ma solo specifici errori di diritto.

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Pubblicato il 13 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato di Arresto Europeo: i Limiti del Ricorso in Cassazione sul Radicamento

L’applicazione del mandato di arresto europeo (MAE) solleva questioni complesse, specialmente quando la persona richiesta ha stabilito legami significativi con lo Stato in cui si trova. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 31756/2024) ha fornito chiarimenti cruciali sui limiti del ricorso contro una decisione di consegna, in particolare quando l’appello si fonda sul presunto “radicamento” dell’individuo in Italia. Il caso riguardava un cittadino rumeno, condannato a nove anni di reclusione per reati gravi nel suo Paese d’origine, di cui la Romania chiedeva la consegna.

I fatti del caso e la decisione della Corte d’Appello

La vicenda trae origine da un mandato di arresto europeo emesso dalle autorità rumene per l’esecuzione di una condanna a nove anni di reclusione per tentato omicidio e lesioni aggravate. L’uomo, rintracciato in Italia, si opponeva alla consegna. La Corte d’Appello di Bari, tuttavia, accoglieva la richiesta della Romania, ordinando la consegna del cittadino. La Corte territoriale riteneva sussistenti le condizioni per l’esecuzione del mandato e assenti i motivi di rifiuto, sia obbligatori che facoltativi, previsti dalla legge italiana (L. 69/2005).

Il ricorso basato sul radicamento e il mandato di arresto europeo

Il difensore del condannato proponeva ricorso per cassazione, sostenendo che la Corte d’Appello non avesse adeguatamente considerato gli elementi che dimostravano il suo stabile radicamento in Italia. Secondo la difesa, il tempo trascorso dalla commissione dei reati e l’inizio di un percorso di vita e lavoro nel nostro Paese costituivano indici di un’integrazione tale da giustificare il rifiuto facoltativo della consegna, ai sensi dell’art. 18-bis della legge sul mandato di arresto europeo. Il ricorso lamentava, quindi, un vizio di motivazione e una violazione di legge.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, offrendo una motivazione netta e di grande rilevanza procedurale. I giudici hanno innanzitutto ricordato che la normativa sul mandato di arresto europeo è stata riformata, limitando i motivi per cui è possibile ricorrere in Cassazione. Attualmente, il ricorso è consentito esclusivamente per violazioni di legge (vizi indicati nell’art. 606, lett. a, b, c, del codice di procedura penale), escludendo la possibilità di contestare l’illogicità o la contraddittorietà della motivazione.

Nel caso di specie, il ricorrente, pur qualificando il suo motivo come violazione di legge, stava in realtà criticando la valutazione di merito compiuta dalla Corte d’Appello circa il suo effettivo radicamento in Italia. Chiedeva, in sostanza, alla Cassazione di riesaminare i fatti e di giungere a una conclusione diversa. Questo tipo di valutazione, hanno chiarito i giudici, è precluso in sede di legittimità per questa specifica materia.

La Corte ha inoltre osservato che, in ogni caso, la Corte d’Appello aveva compiutamente esaminato gli elementi portati dalla difesa. Aveva considerato il periodo di detenzione scontato in Romania (dal 2019 al 2022) e il fatto che il suo rientro stabile in Italia, con un contratto di locazione e un lavoro, fosse avvenuto solo dal gennaio 2023. Questi elementi, secondo i giudici di merito, non erano sufficienti a dimostrare un radicamento “reale, continuativo e non estemporaneo” tale da giustificare il rifiuto della consegna.

Le conclusioni

La sentenza consolida un principio fondamentale nella procedura di consegna basata su un mandato di arresto europeo: il giudizio della Corte di Cassazione è un giudizio di legittimità, non di merito. Chi intende opporsi alla consegna non può sperare di ottenere dalla Suprema Corte una nuova valutazione dei fatti, come l’effettiva integrazione sociale nel territorio italiano. Il ricorso deve invece concentrarsi sulla dimostrazione di specifiche e puntuali violazioni delle norme di diritto applicate dalla Corte d’Appello. Questa pronuncia ribadisce la natura semplificata e accelerata della cooperazione giudiziaria europea, limitando le possibilità di impugnazione a questioni strettamente giuridiche.

È possibile presentare ricorso in Cassazione contro una sentenza che dispone la consegna in base a un mandato di arresto europeo per vizi di motivazione?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che, a seguito delle modifiche legislative, il ricorso avverso le sentenze in materia di mandato di arresto europeo è consentito solo per violazione di legge (art. 606, lett. a, b, c, c.p.p.), escludendo la possibilità di contestare l’illogicità o la contraddittorietà della motivazione.

Il “radicamento” di una persona in Italia può essere un motivo per rifiutare un mandato di arresto europeo?
Sì, il radicamento in Italia, se sussistono determinate condizioni, può costituire un motivo di rifiuto facoltativo della consegna. Tuttavia, la valutazione di tale condizione spetta al giudice di merito (la Corte d’Appello), e la sua decisione non può essere riesaminata dalla Corte di Cassazione se l’appello si basa su una presunta errata valutazione dei fatti.

Quali elementi ha considerato la Corte d’Appello per escludere il radicamento nel caso specifico?
La Corte d’Appello ha valutato che l’interessato era stato detenuto in Romania per circa tre anni fino al 2022 e che il suo rientro in Italia con un contratto di lavoro e di locazione risaliva solo al gennaio 2023. Questi elementi sono stati ritenuti non sufficienti a dimostrare un radicamento reale, continuativo e non estemporaneo tale da giustificare il rifiuto della consegna.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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