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Mandato di Arresto Europeo: Limiti e Annullamento

La Corte di Cassazione annulla una sentenza di consegna basata su un Mandato di Arresto Europeo, evidenziando che non può essere utilizzato per scopi meramente investigativi. La decisione sottolinea l’importanza del principio di proporzionalità e la necessità di valutare alternative meno invasive, come l’Ordine Europeo di Indagine. La Corte ha rinviato il caso al giudice di merito per ottenere chiarimenti indispensabili dallo Stato emittente.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato di Arresto Europeo: Quando è Illegittimo?

Il Mandato di Arresto Europeo (M.A.E.) è uno strumento cruciale per la cooperazione giudiziaria nell’Unione Europea, ma il suo utilizzo non è privo di limiti. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sez. 6, n. 90/2025) ha annullato una decisione di consegna, riaffermando principi fondamentali a tutela dei diritti individuali: il M.A.E. non può essere una scorciatoia per finalità investigative e deve sempre rispettare il principio di proporzionalità. Analizziamo insieme questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Consegna

La vicenda ha origine da un Mandato di Arresto Europeo emesso dal Tribunale distrettuale di Ulm, in Germania, nei confronti di un cittadino rumeno per un reato di tentata estorsione aggravata. La Corte di appello di Trieste aveva accolto la richiesta, disponendo la consegna del soggetto alle autorità tedesche.

Tuttavia, la difesa del cittadino ha presentato ricorso in Cassazione, sollevando dubbi cruciali sulla legittimità del mandato. In particolare, si contestava che il M.A.E. fosse stato emesso per esigenze puramente investigative, data l’incertezza sulla fase del procedimento penale in Germania e l’uso di una terminologia (come ‘indagato’ e ‘procedimento’) che suggeriva l’assenza di un’accusa formale.

La Decisione sul Mandato di Arresto Europeo della Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando la sentenza della Corte di appello e rinviando il caso per un nuovo esame. La decisione si fonda su due pilastri argomentativi: l’incompletezza delle informazioni fornite dallo Stato emittente e la violazione del principio di proporzionalità.

Insufficienza delle Informazioni e Scopo del Mandato

I giudici hanno rilevato come le informazioni provenienti dalla Germania fossero insufficienti e ambigue. Non era chiaro quale fosse il titolo giudiziario nazionale alla base del M.A.E., né se fosse stata effettivamente esercitata l’azione penale. La Corte ha ribadito un principio consolidato: il Mandato di Arresto Europeo è finalizzato a consentire lo svolgimento di un processo penale o l’esecuzione di una pena, non a compiere atti di indagine.

Utilizzare uno strumento così restrittivo della libertà personale per interrogare un sospettato o svolgere altri atti istruttori è illegittimo. Per tali finalità investigative, il diritto europeo prevede strumenti alternativi e meno invasivi, come l’Ordine Europeo di Indagine (OEI).

Il Principio di Proporzionalità e le Alternative al M.A.E.

La Cassazione ha dato grande rilievo al principio di proporzionalità, sancito sia dal diritto dell’Unione Europea che dalla CEDU. Prima di autorizzare la consegna, il giudice deve verificare se la presenza fisica della persona sia assolutamente indispensabile e se non esistano alternative valide per garantire la sua partecipazione al procedimento. La videoconferenza, ad esempio, è uno strumento che la stessa normativa europea sull’OEI indica come alternativa da considerare per l’audizione di indagati o imputati, proprio per evitare un uso sproporzionato del M.A.E.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte di Cassazione si concentrano sulla necessità di un rigoroso controllo sulla legittimità del Mandato di Arresto Europeo. La sentenza impugnata è stata annullata perché le informazioni suppletive fornite dallo Stato emittente non erano sufficienti a chiarire i dubbi sollevati dalla difesa. In particolare, non era stato precisato:

1. La natura del provvedimento posto a base del M.A.E. (se coercitivo o meno).
2. La fase del procedimento (investigativa o processuale).
3. La ragione precisa per cui la presenza fisica dell’interessato era indispensabile.
4. La possibilità di utilizzare strumenti alternativi e meno invasivi per la libertà personale.

Questa incertezza, secondo la Corte, non consente di escludere che il mandato fosse strumentale a esigenze meramente investigative, una finalità non prevista dalla Decisione Quadro 2002/584/GAI. L’autorità giudiziaria italiana ha il dovere di richiedere tutte le informazioni necessarie per garantire che la consegna avvenga nel pieno rispetto dei diritti fondamentali.

Le Conclusioni

Questa pronuncia rafforza le garanzie individuali nel contesto della cooperazione giudiziaria europea. Stabilisce che il giudice della consegna non può essere un mero esecutore passivo delle richieste altrui, ma deve svolgere un controllo attivo e sostanziale sulla legittimità del Mandato di Arresto Europeo. La decisione impone alle Corti di appello di richiedere chiarimenti specifici quando sussistono dubbi sullo scopo reale del mandato e sulla proporzionalità della misura, assicurando che la massima compressione della libertà personale sia riservata solo ai casi in cui è strettamente necessaria e non sostituibile con alternative meno afflittive.

Un Mandato di Arresto Europeo può essere emesso solo per interrogare una persona?
No. La Corte di Cassazione chiarisce che il mandato non può essere usato per scopi puramente investigativi, come interrogatori o confronti. Deve essere finalizzato all’esercizio dell’azione penale o all’esecuzione di una pena detentiva.

Qual è il ruolo del principio di proporzionalità in un procedimento di consegna?
È un principio fondamentale. L’autorità giudiziaria, prima di autorizzare la consegna, deve valutare se esistono strumenti alternativi meno invasivi (come la videoconferenza o un Ordine Europeo di Indagine) per raggiungere lo stesso risultato, garantendo che la restrizione della libertà personale sia una misura di ultima istanza.

Cosa accade se le informazioni fornite dallo Stato che emette il mandato sono incomplete?
Se le informazioni sono insufficienti a chiarire lo scopo del mandato e la sua necessità, il giudice non può disporre la consegna. Come stabilito in questa sentenza, la Corte di appello ha l’obbligo di richiedere informazioni integrative e, in mancanza di risposte adeguate, deve rigettare la richiesta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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