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Mandato di Arresto Europeo: limiti dell’impugnazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un soggetto arrestato in Germania in esecuzione di un Mandato di Arresto Europeo emesso dall’Italia per riciclaggio. La Corte ha stabilito che le eventuali irregolarità procedurali avvenute durante l’esecuzione del mandato nel paese estero non possono essere contestate davanti al giudice italiano, ma solo a quello del luogo di arresto. Ha inoltre confermato la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza e delle esigenze cautelari, rigettando la tesi difensiva di un ruolo marginale del ricorrente.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato di Arresto Europeo: Quali Vizi si Possono Contestare in Italia?

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 3195/2024, offre un importante chiarimento sui limiti dell’impugnazione in Italia di una misura cautelare eseguita all’estero tramite un Mandato di Arresto Europeo (M.A.E.). La decisione delinea con precisione la ripartizione delle competenze tra lo Stato di emissione e quello di esecuzione, un principio cardine della cooperazione giudiziaria europea.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un cittadino straniero, destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Milano per il reato di riciclaggio. L’uomo era accusato di aver agito come corriere per il trasporto di ingenti quantità di oro e denaro contante tra l’Italia e la Germania.

L’arresto era avvenuto in Germania in esecuzione di un Mandato di Arresto Europeo. L’indagato, tramite i suoi legali, ha presentato ricorso in Cassazione contro l’ordinanza del Tribunale del Riesame di Milano che aveva confermato la misura cautelare, sollevando diverse questioni:

1. Vizi procedurali: La difesa sosteneva la violazione delle norme sulla notifica, lamentando che l’ordinanza di custodia non fosse stata consegnata all’arrestato e che la comunicazione relativa al M.A.E. fosse avvenuta solo in lingua tedesca.
2. Insussistenza dei gravi indizi: Si contestava la valutazione del Tribunale, sostenendo che il ruolo dell’indagato fosse stato meramente episodico e marginale, quello di un semplice corriere inconsapevole dell’origine illecita dei beni.
3. Mancanza di esigenze cautelari: Di conseguenza, si riteneva che non sussistesse né un pericolo di fuga, data la sua stabile residenza in Germania, né un pericolo di reiterazione del reato.

L’Analisi della Cassazione e il Mandato di Arresto Europeo

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, rigettando tutte le censure difensive con argomentazioni precise che rafforzano i principi della cooperazione giudiziaria in ambito UE.

La Competenza sulla Procedura Esecutiva

Il punto cruciale della decisione riguarda i presunti vizi procedurali. La Corte ha ribadito un principio consolidato: le doglianze relative alla ritualità dell’esecuzione del Mandato di Arresto Europeo devono essere sollevate davanti all’autorità giudiziaria dello Stato membro di esecuzione (in questo caso, la Germania). Lo Stato membro di emissione (l’Italia) ha competenza sulla procedura ‘attiva’ di consegna, ovvero sulla legittimità dell’emissione del mandato, ma non può sindacare la procedura ‘passiva’, ovvero le modalità con cui le autorità estere hanno eseguito l’arresto e la notifica degli atti. Di conseguenza, le eccezioni sulla mancata consegna dell’ordinanza o sulla lingua della comunicazione erano irrilevanti in sede di Cassazione italiana.

La Valutazione dei Gravi Indizi e delle Esigenze Cautelari

La Corte ha ritenuto che le censure relative alla sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza fossero un tentativo di ottenere una nuova e non consentita valutazione del merito dei fatti. Il Tribunale del Riesame aveva adeguatamente motivato la propria decisione basandosi su elementi concreti emersi dalle indagini, come intercettazioni e controlli. Da questi elementi emergeva un quadro tutt’altro che marginale: l’indagato era stato coinvolto in almeno tre episodi, era stato trovato con 16 kg di oro di provenienza non giustificata e le intercettazioni lo indicavano come ‘uomo di fiducia’ di uno dei principali indagati. Anche la documentazione prodotta per giustificare un lecito rapporto di lavoro in Germania è stata ritenuta falsa.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Cassazione si fondano sulla netta distinzione tra il controllo di legittimità, proprio della Corte, e il giudizio di merito, riservato ai gradi precedenti. Il Tribunale del Riesame aveva fornito una motivazione logica e coerente, senza vizi manifesti, sia sulla gravità degli indizi sia sulle esigenze cautelari. La gravità del reato, la condotta non occasionale e la mancata prova di un allontanamento dal circuito criminale di riferimento rendevano del tutto logica la conferma della misura cautelare in carcere per prevenire il rischio di fuga e di reiterazione del reato.

Le Conclusioni

La sentenza riafferma un principio fondamentale per chiunque sia coinvolto in procedimenti penali transfrontalieri basati su un Mandato di Arresto Europeo: è essenziale indirizzare le proprie contestazioni all’autorità giudiziaria competente. Le questioni procedurali legate all’arresto vanno discusse nel Paese in cui l’arresto avviene. Le questioni relative alla fondatezza dell’accusa e alla necessità delle misure cautelari vanno discusse, invece, nel Paese che ha emesso il mandato. La declaratoria di inammissibilità del ricorso, con condanna al pagamento delle spese processuali, sancisce la correttezza del percorso logico-giuridico seguito dal giudice del riesame e la chiara ripartizione di competenze nel sistema del M.A.E.

Un’irregolarità nell’arresto eseguito all’estero su Mandato di Arresto Europeo può essere contestata in Italia?
No. La Corte di Cassazione ha specificato che le doglianze sulla ritualità dell’esecuzione del mandato (come la notifica degli atti) devono essere sollevate dinanzi all’autorità giudiziaria dello Stato membro di esecuzione (dove è avvenuto l’arresto), non in quello di emissione (l’Italia).

Su quali basi è stata confermata la gravità degli indizi a carico del ricorrente?
La gravità degli indizi è stata confermata sulla base di elementi investigativi come intercettazioni e controlli, che indicavano il ricorrente come ‘uomo di fiducia’ di uno dei principali indagati, il suo coinvolgimento in almeno tre episodi di riciclaggio e il ritrovamento di 16 kg di oro di provenienza non giustificata, oltre alla ritenuta falsità della documentazione sul suo rapporto di lavoro.

Perché il ruolo dell’indagato non è stato considerato marginale?
Il suo ruolo non è stato ritenuto marginale perché la sua condotta non era occasionale, essendosi manifestata in più occasioni. Inoltre, le intercettazioni lo qualificavano come persona di fiducia all’interno del sodalizio criminale, un elemento che, unito alla gravità dell’addebito, ha giustificato la valutazione di una piena consapevolezza dell’illiceità dei suoi comportamenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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