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Mandato di arresto europeo: limiti del giudice italiano

La Corte di Cassazione annulla il rifiuto di consegna basato su un mandato di arresto europeo. A seguito delle recenti riforme, il giudice italiano non può più valutare la gravità degli indizi, rafforzando così il principio di fiducia reciproca tra gli Stati membri dell’Unione Europea. La richiesta di documentazione integrativa, come l’ordinanza cautelare, non è più consentita per questo scopo.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato di Arresto Europeo: La Cassazione Ridefinisce i Poteri del Giudice Italiano

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha chiarito in modo definitivo i limiti del potere del giudice italiano nell’esaminare un mandato di arresto europeo. A seguito della riforma legislativa del 2021, la valutazione sulla gravità degli indizi a carico della persona richiesta è stata sottratta alla giurisdizione nazionale, rafforzando il principio di reciproco affidamento tra gli Stati membri dell’Unione Europea.

I Fatti del Caso: Una Richiesta di Consegna Rifiutata

Il caso trae origine da un mandato di arresto europeo emesso dall’autorità giudiziaria tedesca nei confronti di un cittadino straniero, accusato di partecipazione a un’associazione a delinquere finalizzata alla commissione di truffe. La Corte di appello italiana, incaricata di decidere sulla consegna, aveva rigettato la richiesta.

La decisione della Corte territoriale si basava su due elementi principali:
1. La mancata trasmissione, da parte delle autorità tedesche, del provvedimento di custodia cautelare che stava alla base del mandato, nonostante le ripetute richieste. La Corte riteneva tale documento essenziale per valutare la fondatezza delle accuse.
2. L’esistenza di un provvedimento di archiviazione per i medesimi fatti, emesso dall’autorità giudiziaria del Kosovo, dove parte della condotta illecita si sarebbe svolta.

In sostanza, la Corte di appello aveva ritenuto necessario effettuare una verifica nel merito dell’ipotesi accusatoria, ma, non avendo ricevuto la documentazione richiesta, aveva negato la consegna.

La Decisione della Cassazione: Annullamento con Rinvio

Il Procuratore generale presso la Corte di appello ha impugnato la decisione, sostenendo che le recenti modifiche normative (introdotte dal d.lgs. 10/2021 alla legge n. 69/2005) hanno escluso qualsiasi potere del giudice nazionale di valutare la gravità indiziaria. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando la sentenza e rinviando il caso a un’altra sezione della Corte di appello per un nuovo giudizio.

Le Motivazioni: Il Principio del Reciproco Affidamento e il Mandato di Arresto Europeo

La Suprema Corte ha fondato la sua decisione su un’interpretazione rigorosa delle nuove norme che disciplinano il mandato di arresto europeo, evidenziando come queste siano volte a valorizzare al massimo il principio del reciproco affidamento tra gli Stati.

L’Impatto della Riforma Legislativa

Il punto cruciale della sentenza risiede nell’analisi degli effetti del d.lgs. 2 febbraio 2021, n. 10. Questa normativa ha abrogato i commi dell’art. 6 della legge n. 69 del 2005 che in precedenza richiedevano di allegare al mandato copia del provvedimento restrittivo. L’eliminazione di tale obbligo non è una mera formalità, ma rispecchia la volontà del legislatore di inibire al giudice dell’esecuzione (quello italiano, in questo caso) qualsiasi valutazione sulla fondatezza dell’accusa e sulla sussistenza di gravi indizi di colpevolezza. Tale valutazione è di competenza esclusiva dell’autorità giudiziaria emittente.

I Limiti alle Richieste Integrative

Di conseguenza, la Corte di appello non aveva il potere di richiedere all’autorità tedesca l’invio dell’ordinanza cautelare per verificare gli indizi. Le richieste di informazioni integrative, pur ancora previste dall’art. 16 della legge, sono consentite solo se funzionali all’esercizio dei poteri valutativi residui del giudice nazionale (ad esempio, la verifica dei motivi di rifiuto obbligatori o facoltativi previsti dagli artt. 18 e 18-bis). Poiché la valutazione degli indizi non rientra più tra questi poteri, la relativa richiesta di documenti è illegittima. A maggior ragione, il diniego della consegna basato sulla mancata ricezione di tale documentazione è da considerarsi errato. Anche l’esistenza di un provvedimento di archiviazione in un altro Stato non può essere utilizzata per sindacare nel merito la decisione dell’autorità emittente.

Le Conclusioni: Quali sono le Implicazioni Pratiche?

Questa sentenza consolida un orientamento ormai chiaro: la procedura di consegna basata su un mandato di arresto europeo è concepita come un meccanismo agile e rapido, fondato sulla fiducia tra ordinamenti giuridici. Il giudice italiano deve limitarsi a una verifica formale della regolarità del mandato e alla sussistenza dei motivi di rifiuto tassativamente previsti dalla legge. Ogni tentativo di entrare nel merito della vicenda processuale dello Stato richiedente è precluso. La decisione rafforza l’efficacia dello strumento del mandato di arresto europeo, ma al contempo riduce gli spazi di sindacato per il giudice nazionale, che deve fare pieno affidamento sulla correttezza delle valutazioni operate dai suoi omologhi europei.

Dopo la riforma del 2021, il giudice italiano può ancora valutare la gravità degli indizi in un mandato di arresto europeo?
No. La sentenza chiarisce che l’abrogazione di specifiche norme della legge n. 69/2005 ha sottratto al giudice nazionale qualsiasi potere di valutazione in ordine alla gravità indiziaria, la cui verifica spetta esclusivamente all’autorità giudiziaria che ha emesso il mandato.

È legittimo per la Corte di appello richiedere all’autorità estera di inviare il provvedimento cautelare su cui si basa il mandato di arresto europeo?
No, se lo scopo è quello di valutare la fondatezza delle accuse. La richiesta di documentazione integrativa è consentita solo per esercitare i poteri di controllo che la legge ancora riconosce al giudice nazionale (es. motivi di rifiuto), ma non per sindacare il merito della decisione straniera.

L’esistenza di un provvedimento di archiviazione per gli stessi fatti in un altro Stato può essere un motivo per rifiutare la consegna?
No. Secondo la Corte, il confronto tra l’iniziativa cautelare dello Stato emittente e un provvedimento di archiviazione adottato in un altro Stato è sottratto al vaglio dell’autorità nazionale, che deve attenersi ai presupposti del mandato di arresto europeo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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