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Mandato di arresto europeo: legittima la consegna

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un cittadino italiano contro la sua consegna alla Germania in esecuzione di un mandato di arresto europeo per un reato di truffa. La Corte ha stabilito che la consegna è legittima anche per sole finalità processuali, come assicurare la presenza dell’imputato al processo, soprattutto in presenza di un pericolo di fuga, e che non è possibile pretendere la partecipazione al processo a distanza tramite video collegamento come alternativa alla consegna.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato di Arresto Europeo: Consegna Legittima Anche per il Processo

Il mandato di arresto europeo (MAE) è uno strumento fondamentale di cooperazione giudiziaria all’interno dell’Unione Europea. Ma cosa succede quando viene emesso non per scontare una pena, ma per assicurare la partecipazione di un imputato a un processo in un altro Stato membro? Una recente sentenza della Corte di Cassazione chiarisce la legittimità della consegna anche in questi casi, respingendo la richiesta dell’imputato di partecipare al processo a distanza.

I Fatti del Caso

Un cittadino italiano era destinatario di un mandato di arresto europeo emesso dal Tribunale distrettuale di Monaco, in Germania. L’accusa era di truffa, commessa attraverso la stipula di contratti di locazione fittizi per appartamenti a Monaco di Baviera, con la riscossione di anticipi per un totale di quasi 45.000 euro. La Corte di Appello di Catania aveva disposto la sua consegna alle autorità tedesche, subordinandola alla condizione che, in caso di condanna, l’uomo potesse scontare la pena in Italia.

Il Ricorso: Il Mandato di Arresto Europeo e il Processo a Distanza

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo un’unica tesi: il MAE era illegittimo perché non prevedeva la possibilità di partecipare al processo tedesco a distanza, tramite video collegamento dall’Italia. Secondo la sua difesa, l’imputato ha il diritto, ma non l’obbligo, di partecipare al procedimento penale. Pertanto, la Corte italiana avrebbe dovuto garantire questo diritto attraverso mezzi meno afflittivi della consegna fisica, come appunto il processo in videoconferenza.

Le Motivazioni della Cassazione sul Mandato di Arresto Europeo

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, confermando la piena legittimità del mandato di arresto europeo processuale. Le motivazioni della Corte si basano su principi consolidati della cooperazione giudiziaria europea.

La Natura del MAE Processuale

La Corte ha sottolineato che il MAE tedesco non era finalizzato a eseguire una condanna definitiva, ma a dare esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Questa misura era stata disposta dalle autorità tedesche sul presupposto di un concreto pericolo di fuga dell’imputato. Lo scopo primario del MAE, quindi, era assicurare la sua presenza fisica al processo che si sarebbe svolto in Germania.

La Legislazione Italiana ed Europea

La legge italiana di attuazione del MAE (L. 69/2005) consente espressamente la consegna di una persona sulla base di qualsiasi provvedimento coercitivo emesso dall’autorità giudiziaria dello Stato di emissione, purché inerente al processo. Non è necessario che si tratti di una sentenza di condanna. La giurisprudenza ha costantemente affermato che può essere data esecuzione a una richiesta di consegna anche solo per procedere all’interrogatorio dell’indagato.

La Corte ha inoltre evidenziato che le recenti riforme (D.Lgs. n. 10/2021) hanno ulteriormente rafforzato il principio del mutuo riconoscimento, eliminando la possibilità per il giudice italiano di sindacare nel merito le ragioni del provvedimento cautelare estero. Ciò che rileva è unicamente che il mandato di arresto europeo sia una decisione giudiziaria emessa per finalità di esercizio dell’azione penale.

Alternativa della Videoconferenza

Sebbene la Corte riconosca il principio di proporzionalità e la possibilità di utilizzare strumenti meno invasivi come l’Ordine Europeo di Indagine (OEI) per un’audizione tramite videoconferenza, ha chiarito che questa non è un’alternativa che l’imputato può pretendere. La scelta dello strumento spetta all’autorità giudiziaria emittente. Quando, come nel caso di specie, la necessità della consegna fisica è giustificata da un’ordinanza di custodia cautelare basata sul pericolo di fuga, il MAE rimane lo strumento pienamente legittimo e appropriato.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio cruciale: il mandato di arresto europeo è uno strumento flessibile che serve non solo per l’esecuzione di pene detentive, ma anche per garantire il corretto svolgimento dei processi penali negli Stati membri. La richiesta di consegna per assicurare la presenza dell’imputato è legittima e non può essere contrastata invocando un presunto diritto a partecipare al processo a distanza, specialmente quando alla base della richiesta vi è un provvedimento cautelare motivato dal pericolo di fuga. Questa decisione consolida il principio di reciproca fiducia tra le autorità giudiziarie europee, pilastro della cooperazione in materia penale.

Un mandato di arresto europeo è valido se emesso solo per assicurare la presenza dell’imputato al processo in un altro Stato UE?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che un MAE è pienamente legittimo anche per finalità puramente processuali, come garantire la partecipazione dell’imputato al procedimento penale, in particolare quando è fondato su un’ordinanza di custodia cautelare per pericolo di fuga.

La persona richiesta in consegna può esigere di partecipare al processo estero tramite video collegamento dall’Italia?
No. Sebbene la videoconferenza sia uno strumento di cooperazione previsto (tramite Ordine Europeo di Indagine), non costituisce un diritto dell’imputato che possa essere opposto a un MAE. La scelta dello strumento spetta all’autorità giudiziaria emittente e la consegna fisica è legittima se ritenuta necessaria.

Il giudice italiano può sindacare le ragioni della misura cautelare (es. pericolo di fuga) decisa dal giudice straniero?
No, in base al principio del mutuo riconoscimento, l’autorità giudiziaria italiana non può entrare nel merito delle valutazioni discrezionali che hanno portato il giudice dello Stato emittente ad adottare la misura cautelare. Il suo compito è verificare la conformità formale del MAE alla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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