LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Mandato di arresto europeo: la residenza non basta

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro un ordine di consegna basato su un mandato di arresto europeo. La Corte ha stabilito che i motivi di appello sono limitati a violazioni di legge e non possono riguardare la motivazione della sentenza. Inoltre, ha chiarito che per rifiutare la consegna sulla base della residenza in Italia, è necessario dimostrare un radicamento reale e stabile di almeno cinque anni, non essendo sufficiente un singolo atto come l’acquisto di un immobile.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 26 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato di Arresto Europeo: Quando la Residenza in Italia Non Basta per Evitare la Consegna

La cooperazione giudiziaria all’interno dell’Unione Europea si fonda su strumenti efficaci come il mandato di arresto europeo, che semplifica la consegna di persone ricercate tra Stati membri. Tuttavia, la legge prevede dei casi in cui la consegna può essere rifiutata, specialmente quando il soggetto ha un forte legame con lo Stato di esecuzione. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha chiarito i limiti di questa facoltà, specificando quali prove sono necessarie per dimostrare un radicamento effettivo sul territorio italiano.

I Fatti del Caso

La vicenda riguarda un cittadino nigeriano, destinatario di un mandato di arresto europeo emesso dall’Austria per l’esecuzione di una condanna a nove mesi per traffico di stupefacenti. La Corte di Appello di Torino aveva accolto la richiesta di consegna, ma l’interessato ha proposto ricorso in Cassazione, sollevando due questioni principali:

1. Errata identificazione: Sosteneva che la Corte non avesse accertato correttamente la sua identità, basandosi solo su dichiarazioni generiche senza rilievi dattiloscopici.
2. Mancato rifiuto della consegna: Riteneva che la Corte avrebbe dovuto rifiutare la consegna in base all’art. 18-bis della legge n. 69/2005. Questa norma consente di negare la consegna se la persona risiede in Italia da almeno cinque anni, in modo da poter eseguire la pena nel nostro Paese e favorirne il reinserimento sociale. A prova del suo radicamento, adduceva di aver recentemente acceso un mutuo per acquistare un immobile.

Le Regole sul mandato di arresto europeo

Il ricorrente ha basato la sua difesa su due argomenti distinti. Il primo, di natura procedurale, contestava la sua identificazione. Il secondo, di natura sostanziale, invocava il motivo facoltativo di rifiuto della consegna legato alla residenza stabile e continuativa in Italia per almeno un quinquennio. Quest’ultima disposizione mira a bilanciare le esigenze di cooperazione giudiziaria con quelle di reinserimento sociale del condannato, privilegiando l’esecuzione della pena nello Stato in cui ha sviluppato i suoi legami sociali, familiari e lavorativi.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo entrambe le argomentazioni e fornendo importanti chiarimenti sull’applicazione delle norme relative al mandato di arresto europeo.

Limiti all’Impugnazione e Identificazione del Consegnando

In primo luogo, i Giudici hanno ribadito un principio fondamentale: il ricorso per Cassazione contro le sentenze in materia di mandato di arresto europeo è consentito solo per specifiche violazioni di legge e non per vizi di motivazione. La critica del ricorrente sull’identificazione, pur presentata come violazione di legge, era in realtà una contestazione della valutazione dei fatti operata dalla Corte di Appello, e quindi inammissibile.

In ogni caso, la Cassazione ha evidenziato come l’identificazione fosse stata accertata in modo sicuro, sulla base di plurimi elementi oggettivi: le informazioni del permesso di soggiorno, il documento di identità, i rilievi fotodattiloscopici e le stesse ammissioni dell’interessato, che aveva confessato di aver usato un altro nome in Austria e di essersi sottratto all’esecuzione della pena.

Il Concetto di “Residenza Stabile e Radicamento Effettivo”

Il punto cruciale della sentenza riguarda l’interpretazione del requisito della residenza quinquennale. La Corte ha spiegato che la nozione di “residenza e/o dimora” rilevante ai fini del rifiuto della consegna non è una semplice formalità anagrafica. Essa presuppone un “radicamento reale e non estemporaneo” della persona nello Stato.

Per valutare tale radicamento, il giudice deve considerare una serie di indicatori complessivi, tra cui:

* La legalità, continuità e stabilità della presenza in Italia.
* I legami familiari, lavorativi, sociali e culturali.
* Il pagamento di oneri contributivi e fiscali.
* La distanza temporale tra la commissione del reato all’estero e l’inizio della residenza in Italia.

Nel caso specifico, il ricorrente non aveva fornito alcuna prova di questi elementi. Il semplice fatto di aver recentemente acceso un mutuo è stato ritenuto insufficiente a dimostrare un’integrazione stabile e duratura nel tessuto sociale italiano per almeno cinque anni.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha motivato la propria decisione di inammissibilità su due pilastri. In primo luogo, ha sottolineato che la normativa sul mandato di arresto europeo limita strettamente i motivi di ricorso, escludendo le censure sulla motivazione della corte di merito. Le doglianze del ricorrente, in particolare quella sull’identificazione, pur formalmente presentate come violazioni di legge, miravano in realtà a una nuova valutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità. In secondo luogo, riguardo al rifiuto della consegna, la Corte ha specificato che la facoltà prevista dall’art. 18-bis non è un automatismo, ma richiede una rigorosa dimostrazione di un’integrazione sociale effettiva e consolidata nel tempo. La norma non si accontenta di una presenza formale, ma esige la prova di legami concreti (familiari, lavorativi, sociali) che dimostrino che l’esecuzione della pena in Italia favorirebbe meglio il reinserimento sociale del condannato. L’assenza totale di prove a sostegno di un radicamento quinquennale ha reso la decisione della Corte di Appello logica e incensurabile.

Le Conclusioni

Con questa sentenza, la Corte di Cassazione conferma che l’applicazione del mandato di arresto europeo deve seguire regole precise e restrittive. Il rifiuto di consegna per residenza in Italia non è un diritto automatico, ma una facoltà che il giudice può esercitare solo in presenza di prove concrete di un’integrazione profonda e duratura nel Paese. Un singolo elemento, come l’acquisto di un immobile, non è di per sé sufficiente a soddisfare i rigorosi criteri richiesti dalla legge e dalla giurisprudenza per giustificare l’esecuzione della pena in Italia anziché nello Stato che ha emesso la condanna.

È possibile impugnare una decisione di consegna basata su un mandato di arresto europeo per qualsiasi motivo?
No, la legge limita i motivi di ricorso per Cassazione contro una sentenza che decide su un mandato di arresto europeo. Non è possibile contestare i vizi della motivazione, ma solo specifiche violazioni di legge indicate nell’articolo 606 del codice di procedura penale.

Cosa significa ‘risiedere o dimorare in via continuativa da almeno cinque anni’ per poter rifiutare la consegna?
Significa avere un radicamento reale e stabile in Italia, non estemporaneo. Questo si dimostra con un insieme di elementi come la legalità della presenza, legami familiari, lavorativi, sociali, culturali ed economici, non essendo sufficiente un singolo elemento come l’acquisto recente di un immobile.

Come viene identificata la persona richiesta in consegna se questa fornisce generalità diverse?
L’identificazione avviene in modo sicuro sulla base di informazioni oggettive. Nel caso di specie, sono stati utilizzati i dati della richiesta di permesso di soggiorno, il documento di identità e i rilievi fotodattiloscopici, oltre alle ammissioni fatte dalla persona stessa durante l’udienza di convalida.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati