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Mandato di arresto europeo: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un soggetto richiesto dalla Francia tramite mandato di arresto europeo, nonostante fosse detenuto in Italia per un altro reato. La Suprema Corte ha chiarito che la pendenza di una pena o di un processo in Italia non costituisce un ostacolo automatico alla consegna. Il rinvio della stessa è una facoltà discrezionale della Corte d’Appello, che deve essere espressamente richiesta. Inoltre, è stato ribadito che il giudice italiano non può sindacare la fondatezza delle accuse formulate dall’autorità estera.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato di Arresto Europeo vs. Pena in Italia: la Cassazione fa chiarezza

Il mandato di arresto europeo (MAE) è uno strumento fondamentale per la cooperazione giudiziaria nell’Unione Europea, basato sul principio di reciproco riconoscimento delle decisioni. Ma cosa accade quando la persona richiesta si trova già in stato di detenzione in Italia per altri reati? Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti, stabilendo che la pendenza di una pena non è un ostacolo automatico alla consegna.

I Fatti del Caso

Un individuo, già sottoposto alla detenzione domiciliare in Italia con una pena da scontare fino al 2026, era stato raggiunto da un mandato di arresto europeo emesso dalla Francia per i reati di associazione a delinquere e furto aggravato. La Corte di Appello di Roma aveva autorizzato la sua consegna alle autorità francesi, a condizione che, una volta concluso il processo, venisse riportato in Italia per scontare l’eventuale pena.
L’interessato ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la sua condizione di detenuto in Italia dovesse prevalere sulla richiesta di consegna e che il giudice italiano avrebbe dovuto valutare la fondatezza delle accuse francesi.

La Decisione della Corte e il mandato di arresto europeo

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte di Appello. I giudici supremi hanno sottolineato due principi chiave che regolano la materia del mandato di arresto europeo.

In primo luogo, la normativa europea e quella italiana di attuazione non prevedono che il giudice dello Stato di esecuzione (in questo caso, l’Italia) possa effettuare una valutazione sulla gravità degli indizi o sulla fondatezza delle accuse. Tale compito spetta esclusivamente all’autorità giudiziaria che ha emesso il mandato (la Francia). Questo principio accelera le procedure e si fonda sulla reciproca fiducia tra i sistemi giudiziari degli Stati membri.

In secondo luogo, e questo è il punto centrale della sentenza, la presenza di una pena in corso di esecuzione o di un procedimento penale pendente in Italia non costituisce un motivo di rifiuto obbligatorio della consegna. La legge offre alla Corte di Appello una facoltà discrezionale: può decidere di rinviare o differire la consegna per consentire alla persona di concludere il processo o di scontare la pena in Italia. Tuttavia, questa non è una decisione automatica.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che la normativa sul MAE (Legge n. 69/2005, come modificata dal D.Lgs. n. 10/2021) è stata concepita per superare le lungaggini della vecchia estradizione. Il legislatore ha volutamente eliminato la possibilità per lo Stato di esecuzione di entrare nel merito delle accuse, salvo casi eccezionali e tassativamente previsti, tra cui non rientra la valutazione degli indizi.
Per quanto riguarda la pendenza di altre questioni penali in Italia, la Cassazione ha ribadito un orientamento consolidato: il rinvio della consegna è una scelta discrezionale del giudice di merito. La persona richiesta non può dolersi del mancato esercizio di tale facoltà, a meno che non abbia presentato una specifica e motivata richiesta in tal senso alla Corte di Appello. Nel caso di specie, il ricorrente non aveva sollecitato espressamente il differimento, rendendo la sua successiva lamentela infondata.

Le Conclusioni

La sentenza consolida l’efficacia del mandato di arresto europeo come strumento di cooperazione. Le implicazioni pratiche sono significative:
1. Principio di Fiducia Reciproca: Viene rafforzata l’idea che l’autorità giudiziaria di uno Stato membro si fida delle valutazioni compiute da quella di un altro Stato, senza sovrapporre il proprio giudizio.
2. Onere della Difesa: Spetta alla difesa della persona richiesta attivarsi tempestivamente davanti alla Corte di Appello per chiedere, con specifiche motivazioni, il rinvio della consegna a causa di procedimenti o pene pendenti in Italia. Non è un diritto automatico, ma una possibilità da argomentare.
3. Certezza del Diritto: Si chiarisce che la semplice condizione di detenuto in Italia non è una ‘scappatoia’ per evitare la consegna, garantendo che le richieste di cooperazione giudiziaria europea trovino rapida ed efficace esecuzione.

Una pena in corso di esecuzione in Italia impedisce automaticamente la consegna richiesta con un mandato di arresto europeo?
No, non la impedisce automaticamente. La legge conferisce alla Corte di Appello la facoltà discrezionale di rinviare la consegna, ma questa possibilità deve essere espressamente richiesta dalla difesa e motivata, non essendo un diritto automatico del ricercato.

Il giudice italiano può valutare la fondatezza delle accuse che motivano un mandato di arresto europeo?
No. A seguito delle riforme legislative, la valutazione della fondatezza dell’accusa e dei gravi indizi è di esclusiva competenza dell’autorità giudiziaria dello Stato membro che ha emesso il mandato. Lo Stato di esecuzione, come l’Italia, non può interferire in tale valutazione.

Cosa può disporre la Corte d’Appello per tutelare l’esecuzione di una pena in Italia quando concede la consegna?
La Corte di Appello può concedere la consegna e subordinarla alla condizione che, una volta concluso il processo nello Stato richiedente, la persona venga rinviata in Italia per scontare la pena italiana o l’eventuale nuova condanna inflitta all’estero.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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