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Mandato di Arresto Europeo: i requisiti formali

La Cassazione chiarisce i requisiti di validità del Mandato di Arresto Europeo. Con la sentenza n. 22831/2024, ha stabilito che l’omessa indicazione della pena minima e l’errata indicazione della residenza non invalidano il mandato, poiché rileva solo la pena massima ai fini della consegna. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato di Arresto Europeo: Pena Minima e Residenza non sono Requisiti Essenziali

Il Mandato di Arresto Europeo (MAE) è uno strumento fondamentale per la cooperazione giudiziaria all’interno dell’Unione Europea. Tuttavia, la sua applicazione pratica solleva spesso questioni sui requisiti formali necessari per la sua validità. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 22831 del 2024, ha fornito chiarimenti cruciali, stabilendo che l’omessa indicazione della pena minima e le imprecisioni sulla residenza della persona ricercata non ne compromettono l’efficacia. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Il caso riguardava un cittadino tedesco, destinatario di due Mandati di Arresto Europeo emessi dalle autorità giudiziarie della Germania per reati di frode sui sussidi e frode informatica. La Corte di Appello di Milano aveva autorizzato la sua consegna.
Contro questa decisione, la difesa dell’uomo ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che i mandati fossero incompleti e, quindi, illegittimi. I motivi del ricorso si basavano su tre punti principali:
1. L’assenza dell’indicazione della pena minima prevista per i reati contestati.
2. La mancata prova che l’interessato fosse a conoscenza dei procedimenti penali a suo carico in Germania.
3. L’errata indicazione nel mandato che fosse privo di fissa dimora, mentre risultava residente in Svizzera dal 2021.

La Decisione della Corte di Cassazione sul Mandato di Arresto Europeo

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, giudicando i motivi presentati come manifestamente infondati. La decisione si articola su una precisa interpretazione della normativa italiana di recepimento del MAE (Legge n. 69/2005) e della Decisione Quadro europea.

L’Irrilevanza della Pena Minima

Il punto più significativo della sentenza riguarda l’indicazione della pena. La difesa sosteneva la violazione dell’art. 6 della Legge n. 69/2005, che sembra richiedere l’indicazione della pena minima e massima. La Cassazione ha ribadito un orientamento consolidato, spiegando che tale requisito è frutto di un’imprecisa traduzione della normativa europea.

Il testo originale della Decisione Quadro, in inglese e francese, parla di «scale of penalties» e «echelle de peines», ovvero la “scala delle pene”. Questo concetto non si riferisce alla pena minima, ma alla gamma di sanzioni applicabili, comprese le eventuali circostanze aggravanti. Ai fini della decisione sulla consegna, l’unico dato rilevante è la pena detentiva massima prevista dalla legge dello Stato emittente. Pertanto, l’assenza dell’indicazione della pena minima non costituisce un vizio del mandato.

La Questione della Residenza e della Conoscenza degli Atti

La Corte ha liquidato rapidamente anche gli altri due motivi di ricorso.

Per quanto riguarda l’errata indicazione della residenza, i giudici hanno chiarito che la legge italiana non richiede che il Mandato di Arresto Europeo specifichi la residenza della persona ricercata, ma solo la sua identità e cittadinanza. Di conseguenza, un errore su questo dato non inficia la validità del mandato.

Infine, per il cosiddetto MAE “processuale” (emesso cioè per condurre un processo e non per eseguire una pena già inflitta), la legge non impone che la persona sia stata preventivamente informata della pendenza del procedimento penale nello Stato membro emittente. Tale requisito non è previsto tra le condizioni per la validità dell’atto.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su un’interpretazione teleologica e sistematica della normativa sul Mandato di Arresto Europeo. L’obiettivo di questo strumento è garantire una cooperazione giudiziaria rapida ed efficace, basata sul principio del mutuo riconoscimento. Introdurre formalismi non espressamente richiesti dalla Decisione Quadro, come l’obbligo di indicare la pena minima o di notificare preventivamente l’esistenza di un procedimento, rallenterebbe e ostacolerebbe questo meccanismo. La giurisprudenza ha costantemente privilegiato la sostanza sulla forma, focalizzandosi sugli elementi essenziali per la tutela dei diritti fondamentali e per la verifica delle condizioni di consegna, tra cui, appunto, la soglia di pena massima.

Le Conclusioni

In conclusione, la sentenza rafforza un principio chiave: la validità del Mandato di Arresto Europeo dipende dal rispetto dei requisiti sostanziali previsti dalla normativa europea, come interpretata dalla giurisprudenza costante. Le censure puramente formali, come l’omissione di dati non ritenuti essenziali (pena minima, residenza precisa) o la richiesta di adempimenti non previsti (comunicazione preventiva del procedimento), non sono sufficienti a bloccare la procedura di consegna. Questa decisione offre certezza giuridica e conferma l’orientamento volto a non appesantire con inutili formalismi uno strumento cruciale per la lotta alla criminalità transnazionale.

Un Mandato di Arresto Europeo è valido se non indica la pena minima per il reato contestato?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, ai fini della validità del mandato e della decisione sulla consegna, rileva unicamente l’indicazione della pena detentiva massima prevista dalla legge dello Stato di emissione. L’espressione normativa “pena minima e massima” è frutto di un’imprecisa traduzione della Decisione Quadro europea.

Un errore sull’indirizzo di residenza della persona ricercata invalida il Mandato di Arresto Europeo?
No. La legge italiana (art. 6, L. 69/2005) non richiede che il mandato indichi la residenza della persona richiesta in consegna, ma solo la sua identità e cittadinanza. Pertanto, un’eventuale inesattezza su tale dato è irrilevante.

Per un Mandato di Arresto Europeo emesso per finalità processuali, è necessario che la persona sia stata prima informata del procedimento penale a suo carico?
No. La normativa non richiede che il mandato d’arresto europeo emesso per l’esercizio di azioni giudiziarie (c.d. processuale) sia preceduto da una comunicazione alla persona ricercata riguardo alla pendenza del procedimento penale nello Stato membro che lo ha emesso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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