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Mandato di arresto europeo: i nuovi limiti del giudice

Un soggetto si oppone alla consegna alla Romania in base a un mandato di arresto europeo per traffico di stupefacenti, lamentandone la genericità. La Corte di Cassazione rigetta il ricorso, chiarendo che dopo la riforma del 2021, il giudice italiano non ha più il potere di valutare i gravi indizi di colpevolezza. Il suo controllo è limitato alla verifica dei requisiti formali, come la doppia incriminazione e l’identità del ricercato, in un’ottica di cooperazione giudiziaria europea.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato di Arresto Europeo: I Nuovi Limiti al Controllo del Giudice Italiano

In un mondo sempre più interconnesso, la cooperazione giudiziaria tra Stati è fondamentale per combattere la criminalità transnazionale. Lo strumento principale in questo campo è il mandato di arresto europeo (MAE), che semplifica le procedure di consegna tra i Paesi membri dell’UE. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 18595/2025) ha ribadito i confini precisi del controllo che il giudice italiano può esercitare su un MAE, soprattutto dopo le importanti riforme legislative del 2021.

Il Caso: Consegna alla Romania e Ricorso in Cassazione

La vicenda trae origine da un mandato di arresto europeo emesso dal Tribunale di Satu Mare, in Romania, nei confronti di un cittadino rumeno per il reato di traffico di sostanze stupefacenti. La Corte di Appello di Roma, in accoglimento della richiesta, aveva disposto la consegna dell’uomo alle autorità rumene.

Contro questa decisione, la difesa ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo un’unica, ma cruciale, doglianza: la violazione di legge. Secondo il ricorrente, la Corte d’Appello avrebbe omesso di valutare la genericità del mandato, che non descriveva in modo sufficientemente dettagliato i fatti contestati, violando così i requisiti previsti dalla normativa italiana.

La Riforma del Mandato di Arresto Europeo e i Suoi Effetti

Il cuore della decisione della Cassazione risiede nell’analisi della normativa vigente, come modificata dal d.lgs. 2 febbraio 2021, n. 10. Questa riforma ha segnato un punto di svolta, allineando la legislazione italiana a quella europea e rafforzando il principio del mutuo riconoscimento delle decisioni giudiziarie.

Il cambiamento più significativo riguarda l’articolo 17 della legge 69/2005: è stato eliminato il potere della Corte di Appello di valutare la sussistenza dei “gravi indizi di colpevolezza”. In passato, il giudice italiano poteva negare la consegna se non riteneva sufficientemente provata, a livello indiziario, la responsabilità del ricercato. Oggi, questa valutazione è di esclusiva competenza dell’autorità giudiziaria dello Stato che ha emesso il mandato.

Cosa Deve Contenere il Mandato di Arresto Europeo Oggi?

Con la soppressione della valutazione sui gravi indizi, anche i requisiti contenutistici del mandato di arresto europeo sono cambiati. L’articolo 6 della legge prevede ora che il mandato debba contenere una descrizione delle circostanze del reato (momento, luogo, grado di partecipazione), ma non più una relazione illustrativa delle fonti di prova e degli indizi di colpevolezza.

Questa descrizione non serve al giudice italiano per riesaminare il merito dell’accusa, ma ha uno scopo ben preciso: consentire la verifica del requisito della doppia incriminazione e, più in generale, stabilire se il reato rientra nell’ambito di applicazione della legge sul MAE.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile perché manifestamente infondato. I giudici hanno sottolineato che, alla luce della nuova disciplina, nessuna interferenza è ammessa da parte del giudice dello Stato di esecuzione (l’Italia, in questo caso) sulla fondatezza dell’accusa. Tale verifica spetta unicamente al giudice dello Stato di emissione (la Romania).

La Corte ha inoltre chiarito che le censure della difesa erano generiche, in quanto non contestavano specifiche carenze del mandato, ma si limitavano a criticare la motivazione della sentenza della Corte di Appello. Per quanto riguarda l’identificazione della persona, la Cassazione ha precisato che il giudice italiano può chiedere informazioni integrative allo Stato emittente solo in presenza di allegazioni specifiche e comprovate che facciano sorgere un dubbio sull’identità fisica del consegnando, non sulla sua identificazione come responsabile del reato.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un principio fondamentale nel sistema del mandato di arresto europeo: la fiducia reciproca tra le autorità giudiziarie degli Stati membri. Il ruolo del giudice dell’esecuzione è circoscritto a un controllo di legalità e di rispetto dei diritti fondamentali, senza entrare nel merito delle accuse. Qualsiasi contestazione relativa alla consistenza delle prove o alla colpevolezza deve essere sollevata esclusivamente nel procedimento penale pendente nello Stato che ha richiesto la consegna. Questa interpretazione accelera le procedure e rende la cooperazione giudiziaria più efficiente, in linea con gli obiettivi per cui il MAE è stato creato.

Dopo la riforma del 2021, il giudice italiano può rifiutare la consegna basandosi sulla mancanza di gravi indizi di colpevolezza nel mandato di arresto europeo?
No. La sentenza chiarisce che il d.lgs. 10/2021 ha eliminato il potere della Corte di Appello di valutare i gravi indizi di colpevolezza. Tale valutazione spetta esclusivamente all’autorità giudiziaria dello Stato che ha emesso il mandato.

A cosa serve la descrizione dei fatti in un mandato di arresto europeo se il giudice non valuta le prove?
Serve al solo ed esclusivo fine di verificare il requisito della doppia incriminazione (cioè che il fatto sia reato in entrambi gli Stati) e l’ambito di applicazione della legge sul mandato di arresto europeo, ma non per una valutazione nel merito dell’accusa.

Quando la Corte di Appello può chiedere maggiori informazioni sull’identità della persona ricercata?
Solo di fronte a specifiche e comprovate allegazioni che facciano sorgere un ragionevole dubbio sulla corrispondenza tra l’identità fisica della persona da consegnare e quella del soggetto ricercato nel procedimento estero. Non è sufficiente contestare genericamente l’identificazione come responsabile del reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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