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Mandato di arresto europeo: i motivi della consegna

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso contro un ordine di consegna basato su un mandato di arresto europeo. L’imputato lamentava la mancata specificazione dei motivi processuali. La Corte ha stabilito che lo Stato di esecuzione non può sindacare la necessità della misura, in ossequio al principio di mutuo riconoscimento, tranne nel caso eccezionale di mandato per fini puramente investigativi, non riscontrato nel caso di specie.

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Pubblicato il 27 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato di Arresto Europeo: I Limiti alla Valutazione dello Stato di Esecuzione

Il mandato di arresto europeo (MAE) è uno strumento cruciale per la cooperazione giudiziaria all’interno dell’Unione Europea, fondato sul principio di reciproca fiducia tra gli Stati membri. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sentenza n. 28290/2025) ha fornito importanti chiarimenti sui limiti del sindacato che lo Stato di esecuzione può esercitare sui motivi che fondano la richiesta di consegna. La pronuncia ribadisce la centralità del principio del mutuo riconoscimento, limitando drasticamente la possibilità di contestare la necessità della misura restrittiva richiesta.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Consegna

Il caso ha origine da una decisione della Corte di Appello di Napoli, che aveva autorizzato la consegna di un cittadino italiano alle autorità giudiziarie della Croazia. La richiesta era basata su un mandato di arresto europeo emesso nell’ambito di un’indagine per detenzione illecita e traffico di sostanze stupefacenti. L’individuo interessato era quindi destinatario di una misura coercitiva finalizzata a garantire lo svolgimento del procedimento penale a suo carico nello Stato richiedente.

Il Ricorso in Cassazione: Il Mandato di Arresto Europeo e la Mancanza di Motivazione

L’interessato ha presentato ricorso per cassazione, sollevando un’unica, ma fondamentale, questione di diritto processuale. La difesa sosteneva che il mandato di arresto europeo fosse illegittimo a causa della mancata indicazione dei motivi specifici che giustificavano la privazione della libertà personale. Secondo il ricorrente, l’autorità croata non aveva esplicitato le finalità processuali della richiesta (ad esempio, la necessità di un interrogatorio, di un confronto o esigenze cautelari), impedendo così alla corte italiana di verificare la proporzionalità della misura rispetto agli obiettivi perseguiti. Si argomentava, inoltre, che non fosse stata considerata la possibilità di raggiungere gli stessi scopi con mezzi meno invasivi.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. Le argomentazioni dei giudici di legittimità si sono concentrate sulla natura e sui principi che governano la procedura del mandato di arresto europeo.

Il Principio del Mutuo Riconoscimento

Il fulcro della decisione risiede nel principio del mutuo riconoscimento dei provvedimenti giurisdizionali. La Corte ha spiegato che la normativa di riferimento, sia a livello europeo (Decisione Quadro 2002/584/GAI) sia nazionale (legge n. 69/2005), non richiede che lo Stato emittente espliciti nel dettaglio le ragioni processuali sottostanti alla misura coercitiva.

Compito dello Stato di esecuzione (in questo caso, l’Italia) non è quello di valutare nel merito la necessità o l’opportunità della presenza della persona richiesta nel procedimento estero. Un simile controllo, secondo la Corte, minerebbe alla base il sistema di fiducia reciproca su cui si fonda l’intero impianto della cooperazione giudiziaria europea. In sostanza, si presume che la valutazione sulla necessità e proporzionalità della misura sia già stata compiuta correttamente dall’autorità giudiziaria dello Stato emittente.

L’Eccezione delle Finalità Esclusivamente Investigative

La Cassazione ha tuttavia precisato che esiste un limitato ambito di valutazione per lo Stato di esecuzione. Questo si verifica quando il mandato di arresto europeo è emesso per finalità esclusivamente investigative e non è collegato all’esercizio di un’azione penale, ovvero quando non si basa su accuse precise, seppur provvisorie.

Nel caso specifico, però, questa eccezione non era applicabile. Il mandato croato era stato emesso sulla base di un ordine coercitivo interno, adottato in relazione a precise accuse formulate nella fase delle indagini preliminari. Pertanto, la richiesta rientrava pienamente nell’ambito ordinario di applicazione del MAE, escludendo un sindacato più approfondito da parte della corte italiana.

Le Conclusioni: La Portata della Decisione

La sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale rigoroso, volto a preservare l’efficacia del mandato di arresto europeo come strumento di cooperazione. Viene chiarito che le difese basate sulla presunta mancata esplicitazione delle esigenze processuali hanno scarse probabilità di successo, a meno che non si dimostri la natura puramente investigativa e non accusatoria del provvedimento. La decisione riafferma che la fiducia tra le autorità giudiziarie europee è la pietra angolare del sistema e che il controllo dello Stato di esecuzione deve rimanere confinato ai motivi di rifiuto tassativamente previsti dalla legge, senza estendersi a una valutazione di merito sulla necessità della misura richiesta.

Lo Stato che riceve un mandato di arresto europeo può rifiutare la consegna se non ritiene necessaria la presenza della persona richiesta?
No, di norma lo Stato di esecuzione non può verificare la necessità della presenza della persona richiesta nel processo dello Stato emittente. Farlo minerebbe il principio del mutuo riconoscimento dei provvedimenti giurisdizionali.

È necessario che il mandato di arresto europeo specifichi dettagliatamente i motivi processuali della richiesta (es. interrogatorio, confronto)?
No, la Corte ha chiarito che né la normativa europea (Decisione Quadro 2002/584/GAI) né la legge italiana di attuazione richiedono un’esplicitazione dettagliata di tali ragioni.

Esiste un caso in cui lo Stato di esecuzione può valutare più a fondo un mandato di arresto europeo?
Sì, un ambito di valutazione più ampio è previsto solo quando il mandato è emesso per finalità esclusivamente investigative, non collegate all’esercizio dell’azione penale e basate su accuse precise, anche se provvisorie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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