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Mandato di Arresto Europeo: i limiti del rifiuto

La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un cittadino contro la sua consegna alla Francia, richiesta tramite Mandato di Arresto Europeo per un reato di truffa. L’imputato sosteneva che il mandato fosse illegittimo perché emesso solo per un interrogatorio e che il reato fosse di competenza italiana. La Corte ha chiarito che il MAE è legittimo anche per finalità processuali come l’interrogatorio e che l’esecuzione di un Ordine di Indagine Europeo non instaura un procedimento parallelo in Italia, confermando la piena validità della procedura di consegna.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato di Arresto Europeo: i limiti del rifiuto

La cooperazione giudiziaria all’interno dell’Unione Europea si fonda su strumenti efficaci come il Mandato di Arresto Europeo (MAE), che semplifica la consegna di indagati e condannati tra Stati membri. Tuttavia, la sua applicazione genera spesso questioni complesse circa i limiti del suo utilizzo e le garanzie per l’imputato. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sentenza n. 14886/2024) ha fornito chiarimenti cruciali, stabilendo che un MAE è legittimo anche se emesso al solo fine di interrogare una persona, e ha delineato i confini della giurisdizione nazionale.

I Fatti del Caso: La Richiesta Francese

La vicenda ha origine da un provvedimento della Corte di Appello di Firenze, che aveva autorizzato la consegna di un cittadino italiano alle autorità giudiziarie francesi. La richiesta si basava su un Mandato di Arresto Europeo emesso dal Tribunale di Grasse per un presunto reato di truffa. Secondo l’accusa, l’uomo, tra il 2017 e il 2018, avrebbe commesso una frode nella città di Nizza attraverso l’emissione di fatture per operazioni inesistenti, cedute poi tramite un contratto di factoring, causando un danno stimato di oltre 266.000 euro.

I Motivi del Ricorso: Perché Opporsi alla Consegna?

L’interessato ha presentato ricorso in Cassazione, basando la sua difesa su tre argomenti principali:

1. Uso improprio del MAE: Sosteneva che il mandato fosse stato emesso sull’erroneo presupposto che egli fosse latitante. Al contrario, aveva nominato un difensore in Francia e giustificato la sua assenza all’interrogatorio con motivi di salute. A suo avviso, il processo francese avrebbe potuto proseguire in sua assenza o in contumacia, rendendo sproporzionato l’arresto.
2. Carenza di motivazione e giurisdizione: Il ricorso lamentava che né lui né i coimputati si trovavano in Francia nel periodo dei fatti contestati. Inoltre, i fatti stessi sarebbero stati di natura puramente civilistica e non penale, rendendo il MAE illegittimo.
3. Procedimento pendente in Italia: L’argomento più forte era la presunta violazione della legge sul MAE (art. 18-bis, l. 69/2005), poiché sosteneva di essere già stato interrogato per gli stessi fatti dalla Procura di Firenze. Affermava inoltre che, trattandosi di falsificazione di fatture, il reato dovesse considerarsi commesso in Italia.

L’analisi del Mandato di Arresto Europeo da parte della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, smontando punto per punto le argomentazioni della difesa e riaffermando i principi fondamentali della cooperazione giudiziaria europea.

La Corte ha innanzitutto chiarito che un Mandato di Arresto Europeo processuale può essere legittimamente emesso anche al solo scopo di procedere all’interrogatorio di una persona. La finalità del MAE non è solo l’esecuzione di una pena definitiva, ma anche consentire lo svolgimento del processo nello Stato richiedente. L’autorità giudiziaria italiana non ha il potere di sindacare l’opportunità di tale scelta, che rientra nella discrezionalità dello Stato emittente, purché sia funzionale all’esercizio dell’azione penale. Le riforme legislative del 2021 hanno ulteriormente ridotto il potere di controllo dello Stato di esecuzione sulla motivazione dei provvedimenti cautelari esteri.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte Suprema ha fornito motivazioni dettagliate per respingere ogni censura.

Sul punto della presunta pendenza di un procedimento in Italia, i giudici hanno evidenziato un equivoco di fondo. L’interrogatorio svolto dalla Procura di Firenze non era l’atto iniziale di un’indagine italiana autonoma, ma la semplice esecuzione di un Ordine di Indagine Europeo (OIE) emesso proprio dall’autorità francese. L’esecuzione di un OIE, hanno spiegato i giudici, implica un riconoscimento implicito della giurisdizione dello Stato richiedente sui fatti oggetto di indagine. Non vi era quindi alcun procedimento parallelo in Italia che potesse giustificare il rifiuto della consegna.

Anche l’argomento sulla competenza territoriale è stato respinto. Sebbene le fatture potessero essere state materialmente falsificate in Italia, il reato di truffa si è consumato in Francia, nel momento in cui le fatture sono state utilizzate per ottenere la cessione del credito, causando il danno patrimoniale. È lì che si è verificato l’evento del reato.

Infine, la Cassazione ha ribadito che le censure sulla genericità dell’accusa e sulla valutazione degli indizi di colpevolezza sono questioni di merito. Lo Stato di esecuzione non può interferire con la fondatezza dell’accusa, la cui verifica spetta esclusivamente al giudice dello Stato emittente. Il ruolo della Corte d’Appello italiana è limitato a verificare i presupposti formali e sostanziali per la consegna, come la doppia punibilità del fatto, ma non può entrare nel merito del processo estero.

Conclusioni

La sentenza consolida un orientamento di massima fiducia e cooperazione tra le autorità giudiziarie europee. Stabilisce chiaramente che il Mandato di Arresto Europeo è uno strumento flessibile, utilizzabile per tutte le esigenze del processo penale, incluso l’interrogatorio. Sottolinea inoltre che gli strumenti di cooperazione come l’OIE non creano conflitti di giurisdizione, ma al contrario rafforzano il principio del reciproco riconoscimento. Per la difesa, questa pronuncia rappresenta un monito: le opposizioni alla consegna devono fondarsi su motivi di legittimità solidi e specifici previsti dalla legge, poiché il sindacato sul merito dell’accusa è precluso ai giudici nazionali.

È possibile emettere un Mandato di Arresto Europeo solo per interrogare una persona?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che il MAE è legittimo anche se la sua finalità è quella di consentire lo svolgimento di atti processuali, come l’interrogatorio dell’imputato, necessari per l’esercizio dell’azione penale nello Stato richiedente.

Se un’autorità italiana interroga una persona su richiesta di uno Stato estero, si apre automaticamente un procedimento in Italia?
No. La sentenza chiarisce che l’esecuzione di un Ordine di Indagine Europeo (OIE) da parte di un’autorità italiana non costituisce l’avvio di un procedimento penale autonomo in Italia. Al contrario, rappresenta un atto di cooperazione che implica il riconoscimento della giurisdizione dello Stato estero che ha richiesto l’atto.

Lo Stato italiano può rifiutare la consegna se ritiene che il reato sia stato commesso in Italia?
La legge prevede questa possibilità come motivo di rifiuto facoltativo. Tuttavia, nel caso specifico, la Corte ha ritenuto che il reato di truffa si fosse consumato in Francia, dove le fatture false sono state utilizzate per ottenere un profitto illecito, causando il danno. La valutazione sulla localizzazione del reato è quindi cruciale e non si basa solo sul luogo della condotta materiale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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