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Mandato di arresto europeo: custodia e pericolo di fuga

La Corte di Cassazione ha confermato la custodia cautelare in carcere per una persona richiesta in consegna dalla Germania tramite mandato di arresto europeo. La decisione si fonda su un concreto pericolo di fuga, valutato in base ai solidi legami della persona con l’estero e all’assenza di radicamento in Italia. La Corte ha ritenuto la misura proporzionata e necessaria anche oltre il termine di 90 giorni, chiarendo i criteri di valutazione specifici per le procedure di consegna internazionale.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato di Arresto Europeo: Quando la Custodia in Carcere è Legittima?

Il mandato di arresto europeo (MAE) è uno strumento fondamentale di cooperazione giudiziaria all’interno dell’Unione Europea, ma solleva questioni complesse riguardo alla libertà personale dell’individuo richiesto. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 29488 del 2025, offre chiarimenti cruciali sui presupposti per mantenere la custodia cautelare in carcere in attesa della decisione sulla consegna, con particolare attenzione al pericolo di fuga.

I Fatti del Caso

Una cittadina rumena, con passaporto canadese e legami familiari anche in Svizzera, veniva arrestata in Italia presso l’aeroporto di Milano Malpensa. L’arresto avveniva in esecuzione di un mandato di arresto europeo emesso dal Tribunale distrettuale di Lörrach, in Germania, per l’espiazione di una pena di nove mesi di reclusione per reati di furto. La Corte di Appello di Milano applicava la misura della custodia cautelare in carcere e, successivamente, ne respingeva la richiesta di sostituzione. La difesa della donna proponeva quindi ricorso in Cassazione, lamentando una violazione di legge. In particolare, si contestava la mancanza di motivazione sulla persistenza del pericolo di fuga, specialmente dopo il decorso del termine di 90 giorni per la decisione sulla consegna, e sulla proporzionalità della misura rispetto alla pena residua da scontare (circa cinque mesi).

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. Ha confermato la legittimità dell’ordinanza della Corte di Appello che manteneva la custodia cautelare in carcere. Secondo i giudici supremi, la valutazione del pericolo di fuga era stata adeguata e coerente con le specificità del procedimento di consegna attivato tramite mandato di arresto europeo.

Le Motivazioni

La Corte ha articolato la sua decisione su diversi punti cardine.

La Valutazione del Pericolo di Fuga nel Contesto del MAE

Innanzitutto, la Cassazione ha ribadito che il ricorso avverso i provvedimenti sulla libertà personale in materia di MAE è ammesso solo per violazione di legge. Una motivazione mancante o meramente apparente integra tale vizio. Nel caso di specie, tuttavia, la motivazione della Corte di Appello non era né mancante né apparente. I giudici di merito avevano correttamente evidenziato elementi concreti a sostegno del pericolo di fuga: l’assenza di radicamento sul territorio italiano, il possesso di un passaporto canadese, la residenza in Canada, la mancanza di un lavoro o di una residenza stabile in Italia e i forti legami con l’estero (Canada, Romania, Svizzera). Questi fattori, unitamente all’arresto avvenuto in un aeroporto internazionale, rendevano altamente probabile che la persona potesse rendersi latitante per sottrarsi alla consegna.

L’applicazione dell’art. 22-bis e la custodia oltre i 90 giorni

Un punto centrale del ricorso riguardava il superamento del termine di 90 giorni dall’esecuzione della misura senza che fosse intervenuta una decisione definitiva sulla consegna. La difesa sosteneva che la Corte d’Appello avesse erroneamente applicato la normativa, non valutando adeguatamente la necessità “assoluta” del mantenimento della misura, come richiesto dall’art. 22-bis della legge 69/2005. La Cassazione, pur riconoscendo che la Corte di Appello aveva fatto riferimento a una norma abrogata, ha ritenuto che la motivazione fosse comunque adeguata nel merito. La decisione di mantenere la custodia era stata sostanzialmente basata sulla valutazione della sua assoluta necessità per prevenire il rischio che la persona si sottraesse alla consegna, giustificando così il proseguimento della detenzione.

Il Criterio della Proporzionalità

Infine, la Corte ha giudicato infondato anche il motivo relativo alla sproporzione della misura. La pena da scontare (nove mesi in totale, di cui circa cinque residui) era significativamente superiore alla durata della custodia già sofferta (circa tre mesi e venti giorni) e comunque superiore al limite minimo di quattro mesi previsto per l’ammissibilità della domanda di consegna per l’esecuzione di una sentenza. Pertanto, il requisito della proporzionalità era ampiamente soddisfatto.

Le Conclusioni

Questa sentenza rafforza un principio fondamentale nelle procedure di mandato di arresto europeo: la valutazione del pericolo di fuga e la scelta della misura cautelare devono tenere conto delle specificità del procedimento di consegna. I criteri non sono identici a quelli dei procedimenti interni. Elementi come la cittadinanza straniera, la mancanza di radicamento sul territorio nazionale e i legami con altri Paesi assumono un peso decisivo. La pronuncia chiarisce inoltre che, anche in caso di un’erronea citazione normativa da parte del giudice di merito, la decisione resta valida se la motivazione, nel suo nucleo essenziale, dimostra di aver correttamente ponderato i presupposti di legge, come l’assoluta necessità e la proporzionalità della misura cautelare.

Quando è giustificata la custodia in carcere in una procedura di mandato di arresto europeo?
La custodia cautelare in carcere è giustificata quando esiste un concreto e attuale pericolo di fuga, desumibile da elementi specifici come l’assenza di radicamento nel territorio italiano, la disponibilità di documenti e appoggi all’estero, e la mancanza di una stabile residenza o lavoro in Italia.

Come viene valutata la proporzionalità della custodia cautelare rispetto alla pena da scontare?
La misura è considerata proporzionata quando la pena residua da scontare, oggetto del mandato di arresto europeo, è significativamente superiore alla durata della custodia cautelare già sofferta. La legge fissa anche una soglia minima di pena (quattro mesi) per l’ammissibilità della consegna, che funge da ulteriore parametro di riferimento.

Cosa succede se la decisione sulla consegna non viene presa entro 90 giorni dall’arresto?
Anche se il termine di 90 giorni decorre, la misura cautelare non perde automaticamente efficacia. Tuttavia, il giudice è tenuto a motivare in modo rafforzato, dimostrando che il mantenimento della custodia in carcere è ancora “assolutamente necessario” per prevenire il pericolo di fuga e che la sua durata è proporzionata all’entità della pena.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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