LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Mandato d’arresto europeo: reato commesso in Italia

Un cittadino, destinatario di un mandato d’arresto europeo emesso da Malta per furto, ha contestato la consegna sostenendo che il piano criminoso fosse stato ideato in Italia. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che il rifiuto della consegna per un reato parzialmente commesso sul territorio nazionale è una facoltà, non un obbligo. Tale facoltà può essere esercitata solo se esiste un procedimento penale già avviato in Italia per gli stessi fatti. La semplice ipotesi di un accordo criminoso stretto in Italia non è sufficiente a bloccare la procedura.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 8 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato d’arresto europeo: quando il reato in Italia non basta a bloccare la consegna

Il mandato d’arresto europeo (MAE) è uno strumento fondamentale di cooperazione giudiziaria nell’UE, ma solleva complesse questioni quando i reati hanno una dimensione transnazionale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sentenza n. 12164/2024) offre un chiarimento cruciale su una delle cause di rifiuto della consegna: il caso in cui il reato sia stato commesso, anche solo in parte, in Italia. Vediamo nel dettaglio il caso e i principi affermati dalla Corte.

I Fatti del Caso: dal Piano in Italia al Furto a Malta

Il caso riguarda un cittadino italiano destinatario di un mandato d’arresto europeo emesso dalle autorità giudiziarie di Malta. Le accuse erano di associazione per delinquere finalizzata al furto aggravato e concorso morale nel furto con strappo di un orologio, avvenuto sul territorio maltese.

La difesa del ricorrente ha impugnato la decisione della Corte di Appello, che aveva dato il via libera alla consegna, sostenendo che l’accordo criminoso fosse stato stretto in Italia prima della partenza per Malta. A sostegno di questa tesi, veniva evidenziato come l’imputato e i suoi presunti complici avessero viaggiato sullo stesso volo, con biglietti acquistati contestualmente, arrivando a Malta solo il giorno prima del furto. Secondo la difesa, questa circostanza dimostrava che almeno una parte della condotta criminosa (la pianificazione e l’accordo) si era svolta in territorio italiano, attivando così il motivo di rifiuto previsto dalla legge.

Il Ricorso in Cassazione: il Mandato d’arresto europeo e la Giurisdizione Italiana

Il punto centrale del ricorso si basava sull’articolo 18-bis della legge n. 69/2005, che prevede la possibilità per lo Stato italiano di rifiutare la consegna se il reato per cui è stato emesso il MAE è stato commesso in parte sul suo territorio. La difesa chiedeva quindi alla Corte di Cassazione di riconoscere la sussistenza di questa condizione e, di conseguenza, di annullare l’ordinanza di consegna.

La questione giuridica era quindi la seguente: la mera supposizione, basata su indizi, che un accordo criminale sia stato stretto in Italia è sufficiente per bloccare un mandato d’arresto europeo per un reato consumato all’estero?

L’Analisi della Corte: Esercizio Effettivo della Giurisdizione

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, fornendo un’interpretazione rigorosa e consolidata della normativa. I giudici hanno chiarito due aspetti fondamentali.

La Natura Facoltativa del Rifiuto

In primo luogo, la Corte ha ribadito che il motivo di rifiuto basato sulla parziale commissione del reato in Italia è semplicemente facoltativo. Questo significa che il giudice non è obbligato a rifiutare la consegna, ma ha la discrezionalità di farlo. Questa facoltà, tuttavia, non è arbitraria, ma legata a precise condizioni.

La Necessità di un Procedimento Penale in Italia

Il secondo e decisivo punto è che tale motivo di rifiuto sussiste solo se, al momento della decisione sulla consegna, risulta un “effettivo e pregresso esercizio della giurisdizione nazionale sul medesimo reato”. In parole semplici, per poter rifiutare la consegna, non basta affermare che l’Italia abbia un potenziale interesse a processare l’indagato, ma è necessario che le autorità italiane abbiano già avviato un procedimento penale per gli stessi fatti.

Nel caso specifico, non risultava alcun procedimento penale in corso in Italia a carico del ricorrente per i reati contestati da Malta. La circostanza che l’accordo potesse essere stato stretto in Italia rimaneva, secondo la Corte, una mera “ipotesi”, insufficiente a dimostrare una volontà concreta dello Stato italiano di esercitare la propria giurisdizione.

Le motivazioni

La decisione della Corte di Cassazione si fonda su un principio di certezza e di effettività della cooperazione giudiziaria. Ammettere un rifiuto basato su mere ipotesi o su un potenziale interesse a procedere creerebbe incertezza e potrebbe ostacolare l’efficacia del mandato d’arresto europeo. La Corte ha sottolineato che la giurisdizione italiana deve risultare “con certezza, sulla base del quadro fattuale incontrovertibilmente desumibile dagli stessi elementi offerti dall’autorità di emissione”. Poiché nel caso di specie non vi era alcuna prova di un’azione giudiziaria italiana in corso, la richiesta di consegna da parte di Malta è stata ritenuta legittima.

Le conclusioni

Questa sentenza conferma un orientamento giurisprudenziale consolidato: per bloccare una procedura di consegna basata su un mandato d’arresto europeo invocando la competenza territoriale italiana, non è sufficiente allegare che una parte della condotta criminosa si sia svolta in Italia. È indispensabile dimostrare che lo Stato italiano ha già manifestato concretamente il suo interesse a perseguire quel reato, aprendo un procedimento penale. In assenza di tale condizione, prevale il principio del mutuo riconoscimento delle decisioni giudiziarie, che è alla base della cooperazione europea.

È possibile rifiutare la consegna in base a un mandato d’arresto europeo se il reato è stato pianificato in Italia ma commesso all’estero?
No, non automaticamente. La sentenza chiarisce che questa è una causa di rifiuto facoltativa, che può essere applicata solo se in Italia è già stato avviato un procedimento penale per gli stessi fatti. La semplice ipotesi che il piano sia stato elaborato in Italia non è sufficiente.

Cosa si intende per ‘esercizio effettivo della giurisdizione’ per bloccare un MAE?
Significa che l’autorità giudiziaria italiana deve aver già intrapreso azioni concrete per perseguire il reato, come l’apertura di un’indagine o di un processo penale. Un semplice e potenziale interesse dello Stato a procedere non costituisce un esercizio effettivo della giurisdizione.

Il fatto che i presunti complici abbiano viaggiato insieme dall’Italia è una prova sufficiente che l’accordo criminoso sia avvenuto in territorio italiano?
Secondo la Corte, questa circostanza è considerata una mera ‘ipotesi’. Non permette di escludere che l’accordo sia stato raggiunto solo dopo l’arrivo nel Paese estero (Malta) e, pertanto, non costituisce di per sé una prova sufficiente per dimostrare la competenza territoriale italiana e giustificare il rifiuto della consegna.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati