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Mandato d’arresto europeo: quando l’Italia rifiuta

La Corte di Cassazione ha annullato una decisione della Corte d’Appello di Napoli riguardante un mandato d’arresto europeo. La corte territoriale aveva negato la consegna di un cittadino italiano alla Francia, optando per l’esecuzione della pena in Italia. La Cassazione ha ritenuto la decisione illegittima poiché la sentenza francese non era ancora “definitiva”, condizione necessaria per l’esecuzione interna. Ha inoltre stabilito che non è possibile aggiungere pene accessorie non previste nella condanna originale.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato d’arresto europeo: La Cassazione chiarisce i limiti all’esecuzione in Italia

La cooperazione giudiziaria in ambito europeo si basa su strumenti efficaci come il mandato d’arresto europeo (MAE), che facilita la consegna di persone ricercate tra gli Stati membri. Tuttavia, la sua applicazione incontra dei limiti precisi, specialmente quando coinvolge cittadini dello Stato richiesto. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 37438/2024) ha fatto luce su un aspetto cruciale: le condizioni per cui l’Italia può rifiutare la consegna e decidere di far scontare la pena sul proprio territorio.

I Fatti del Caso: Una Richiesta di Consegna dalla Francia

Il caso riguarda un cittadino italiano condannato in Francia per reati di natura sessuale commessi ai danni di nipoti minorenni. Le autorità giudiziarie francesi avevano emesso un mandato d’arresto europeo esecutivo per ottenere la sua consegna e far scontare la pena detentiva di cinque anni.

La Decisione della Corte di Appello: Esecuzione in Italia

La Corte di Appello di Napoli, investita della questione, ha deciso di rifiutare la consegna del cittadino italiano. In base all’art. 18-bis della legge n. 69 del 2005, ha disposto che la pena inflitta dalla sentenza francese fosse eseguita direttamente in Italia. Questa norma offre infatti una facoltà al giudice italiano di optare per l’esecuzione interna della pena quando il ricercato è un cittadino italiano o residente in Italia, al fine di favorirne il reinserimento sociale.

Il Ricorso in Cassazione e il mandato d’arresto europeo

Il difensore del condannato ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione, sollevando diverse questioni di legittimità. I motivi principali del ricorso si concentravano su due punti fondamentali.

La questione della “definitività” della sentenza

Il primo e più importante motivo di ricorso sosteneva che la Corte di Appello non avrebbe potuto disporre l’esecuzione della pena in Italia perché la sentenza francese non era ancora “definitiva”. Infatti, risultava pendente un ricorso presso la Corte Suprema francese. Secondo la difesa, la normativa italiana di recepimento della decisione quadro europea sull’esecuzione delle pene (D.Lgs. 161/2010) richiede espressamente che la sentenza straniera sia passata in giudicato per poter essere riconosciuta ed eseguita in Italia.

L’illegittima aggiunta di pene accessorie

Un altro motivo di doglianza riguardava il fatto che la Corte di Appello, nel riconoscere la sentenza francese, aveva aggiunto delle pene accessorie previste dall’ordinamento italiano ma non dalla condanna originale. Questa operazione, secondo il ricorrente, violava il principio europeo del ne bis in idem, aggravando di fatto la sanzione inflitta dallo Stato di emissione.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando la sentenza della Corte di Appello e rinviando il caso per un nuovo giudizio. Le motivazioni della decisione sono di grande importanza per delineare i confini della cooperazione giudiziaria.

La Corte ha chiarito una distinzione fondamentale: un mandato d’arresto europeo può essere emesso sulla base di una sentenza “esecutiva” anche se non ancora “definitiva”. Tuttavia, quando lo Stato di esecuzione (in questo caso l’Italia) decide di avvalersi della facoltà di rifiutare la consegna per eseguire la pena sul proprio territorio, le condizioni cambiano. L’esecuzione della pena in Italia, infatti, è regolata da una diversa normativa (il D.Lgs. 161/2010, che attua la Decisione Quadro 2008/909/GAI) che richiede esplicitamente la “definitività” della sentenza.

Pertanto, la Corte di Appello ha errato nel disporre l’esecuzione in Italia di una pena derivante da una sentenza ancora soggetta a impugnazione nello Stato di emissione. Avrebbe dovuto attendere l’esito del ricorso in Francia o subordinare la consegna a specifiche condizioni.

Inoltre, la Cassazione ha ribadito che il riconoscimento di una sentenza straniera non può mai tradursi in un peggioramento della sanzione. Aggiungere pene accessorie non contemplate nella condanna originale costituisce una violazione del principio del ne bis in idem a livello europeo, poiché si finirebbe per punire due volte la persona per lo stesso fatto con una sanzione più grave di quella decisa dal giudice della condanna.

Conclusioni: Principi Fondamentali nella Cooperazione Giudiziaria

Questa sentenza riafferma due principi cardine. Primo: la tutela del cittadino e il suo diritto a un percorso di reinserimento sociale non possono prevalere sulle garanzie procedurali fondamentali, come quella che impone di eseguire solo sentenze definitive. Secondo: il meccanismo del mutuo riconoscimento si basa sulla fiducia reciproca e non può essere utilizzato per modificare in peius una decisione giudiziaria di un altro Stato membro. La Corte di Appello dovrà ora riesaminare il caso, verificando se, nel frattempo, la sentenza francese sia divenuta definitiva e attenendosi scrupolosamente ai principi di diritto enunciati dalla Cassazione.

Quando l’Italia può rifiutare la consegna di un cittadino in base a un mandato d’arresto europeo per eseguire la pena sul territorio nazionale?
L’Italia può rifiutare la consegna e disporre che la pena sia scontata sul territorio nazionale solo se, tra le altre condizioni, la sentenza di condanna emessa dallo Stato estero è “definitiva”, cioè non più soggetta a impugnazioni ordinarie.

Una sentenza straniera “esecutiva” ma non ancora “definitiva” può essere eseguita in Italia in alternativa alla consegna?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che, sebbene un mandato d’arresto europeo possa basarsi su una sentenza meramente “esecutiva”, la sua conversione in esecuzione della pena in Italia richiede che la sentenza sia “definitiva”.

Il giudice italiano, nel riconoscere una sentenza straniera, può aggiungere pene accessorie previste dalla legge italiana ma non dalla condanna originale?
No. Tale operazione è illegittima perché viola il principio del ne bis in idem a livello europeo. Il riconoscimento della sentenza non può portare a un aggravamento della sanzione originariamente inflitta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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