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Mandato d’arresto europeo: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro una decisione di consegna basata su un Mandato d’arresto europeo. L’appellante sosteneva di avere una residenza stabile in Italia, ma la Corte ha stabilito che il ricorso si limitava a una contestazione sulla valutazione delle prove, non configurando una violazione di legge, e risultava inoltre generico.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato d’arresto europeo e residenza: limiti al ricorso in Cassazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sui limiti del ricorso contro una decisione di consegna basata su un Mandato d’arresto europeo. La vicenda riguarda un cittadino straniero la cui consegna era stata richiesta dalla Romania e approvata dalla Corte di Appello italiana. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, delineando con precisione la differenza tra una contestazione sui fatti e una vera e propria violazione di legge.

I Fatti di Causa

Un cittadino rumeno, destinatario di un Mandato d’arresto europeo per l’esecuzione di una pena di due anni e sei mesi per furto aggravato, si opponeva alla consegna disposta dalla Corte di appello di Potenza. Il fulcro della sua difesa era il presunto radicamento nel territorio italiano. Sosteneva, infatti, di dimorare stabilmente in Italia sin dal 2014, pur avendo regolarizzato la propria residenza anagrafica solo nel 2023. A sostegno della sua tesi, presentava alcuni contratti di lavoro, sostenendo che la Corte d’appello avesse erroneamente considerato solo i certificati anagrafici, i quali mostravano un’interruzione della permanenza tra il 2019 e il 2023.

Secondo il ricorrente, i giudici di merito avrebbero omesso la valutazione comparativa imposta dall’art. 18-bis della legge n. 69/2005, che disciplina i motivi di rifiuto della consegna quando la persona richiesta ha la residenza o la dimora nel territorio dello Stato.

La Decisione della Corte di Cassazione sul Mandato d’arresto europeo

La Corte di Cassazione ha rigettato le argomentazioni del ricorrente, dichiarando il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su due pilastri fondamentali: i limiti intrinseci del giudizio di legittimità e la genericità delle censure mosse dal ricorrente.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha innanzitutto ribadito un principio cardine del nostro ordinamento processuale: il ricorso per cassazione, in materia di Mandato d’arresto europeo, è consentito solo per “violazione di legge” (art. 22, legge n. 69/2005). Questo significa che la Cassazione non può riesaminare i fatti o la valutazione delle prove operata dal giudice di merito, ma solo verificare che la legge sia stata applicata correttamente.

Nel caso di specie, le lamentele del ricorrente si concentravano sull’apprezzamento delle prove. Egli contestava il modo in cui la Corte d’appello aveva interpretato i documenti (contratti di lavoro) e le sue dichiarazioni, ritenendoli non sufficienti a dimostrare una permanenza stabile e ininterrotta. Questa, ha sottolineato la Cassazione, è una valutazione di fatto, che non può essere messa in discussione in sede di legittimità, a meno che non si traduca in un vizio logico talmente evidente da diventare un errore di diritto, cosa che non è stata riscontrata.

In secondo luogo, il ricorso è stato giudicato “generico”. Il ricorrente non ha spiegato in modo puntuale perché la documentazione prodotta dovesse essere considerata, per legge, prova inconfutabile di una stabile permanenza. Non ha, cioè, argomentato in che modo il ragionamento della Corte d’appello avesse violato una specifica norma di legge, limitandosi a proporre una lettura alternativa delle prove. Un ricorso efficace avrebbe dovuto dimostrare che i giudici, omettendo la valutazione comparativa, avevano commesso una chiara violazione di legge, non un semplice errore di apprezzamento fattuale.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale rigoroso sui requisiti di ammissibilità dei ricorsi in materia di cooperazione giudiziaria europea. Per opporsi efficacemente a una consegna basata su un Mandato d’arresto europeo, non è sufficiente affermare di essere radicati in Italia e produrre documentazione a supporto. È indispensabile che il ricorso per cassazione identifichi una precisa violazione di legge nel ragionamento del giudice di merito. Tentare di ottenere dalla Cassazione una nuova valutazione delle prove è una strategia destinata al fallimento, poiché esula dalle competenze della Suprema Corte. La decisione serve quindi da monito: il ricorso di legittimità non è un terzo grado di giudizio sui fatti, ma un controllo sulla corretta applicazione del diritto.

È possibile impugnare in Cassazione una decisione di consegna basata su un Mandato d’arresto europeo contestando la valutazione delle prove sulla residenza?
No, il ricorso in Cassazione è ammesso solo per violazione di legge. Non è possibile chiedere alla Corte di riesaminare le prove o di sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito, a meno che non si configuri un errore giuridico palese.

Cosa rende un ricorso “generico” in un caso di Mandato d’arresto europeo?
Un ricorso è considerato generico quando non contesta in modo specifico e puntuale le motivazioni della sentenza impugnata. Deve spiegare chiaramente perché la decisione del giudice inferiore costituisce una violazione di legge, e non limitarsi a esprimere un disaccordo con la valutazione dei fatti.

Quali sono le conseguenze della dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
L’inammissibilità del ricorso comporta la condanna della parte che lo ha proposto al pagamento delle spese del procedimento e di una somma di denaro in favore della cassa delle ammende, come stabilito dall’art. 616 del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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