Sentenza di Cassazione Penale Sez. F Num. 28291 Anno 2025
Penale Sent. Sez. F Num. 28291 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 31/07/2025
SENTENZA
Sul ricorso proposto dal
Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte di appello di Cagliari
avverso la sentenza emessa 1’08/07/2025 dalla Corte di Appello di Cagliari nel procedimento nei riguardi di COGNOME NOMECOGNOME nato in Romania il 16/10/1986;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso; udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME udito il Sostituto Procuratore Generale, dott.ssa NOME COGNOME che ha concluso chiedendo l’annullamento con rinvio della impugnata sentenza;
RITENUTO IN FATTO
La Corte di appello di Cagliari ha rifiutato la consegna all’Autorità Giudiziaria Romania di Borsu Dan, destinatario di un mandato di arresto europeo esecutivo emesso in ragione della condanna alla pena di un anno di reclusione inflitta con sentenza irrevocabile per il reato i tentato incendio.
Ha ritenuto la Corte che il requisito formale della residenza in Italia da parte de consegnando sia presupposto sufficiente per il rifiuto della consegna in quanto di per sé dimostrativo di uno stabile radicamento sul territorio dello Stato, dovendosi riferire
termine di cinque anni, previsto dall’art. 18 bis I. n. 69 del 2005 solo alla situazio di fatto della dimora.
Ha proposto ricorso per cassazione il Procuratore generale presso la Corte di appello di Cagliari articolando un unico motivo con cui deduce violazione di legge processuale.
Si sostiene che la Corte di appello non avrebbe potuto limita sska fare riferimento al requisito della residenza, ma avrebbe dovuto considerare l’ulteriore requisito, previsto dal comma 2 bis della norma indicata, e verificare se la esecuzione della pena sul territorio sia in concreto idonea ad accrescere la opportunità di inserimento sociale in Italia da parte del destinatario del mandato di arresto europeo.
Sul punto la sentenza sarebbe viziata, avendo la Polizia Giudiziaria territoriale riferit allo stesso Procuratore ricorrente di non essere in grado di indicare dove dimorasse Borsu, peraltro privo di patente di guida, prima dell’arresto.
Il consegnando, si aggiunge, non avrebbe mai costituito rapporti di lavoro strutturati e avrebbe percepito redditi insufficienti per assicurare il suo sostentamento; né COGNOME avrebbe realizzato un radicamento affettivo, avendo lo stesso riferito in sede di convalida dell’arresto di trovarsi da due anni in Sardegna e di essere arrivato nel mese di maggio.
COGNOME quindi, sarebbe arrivato in Italia nel maggio del 2023, cioè quattro mesi dopo la sua condanna, e non si sarebbe mai integrato sul territorio; l’esecuzione della pena in Italia non potrebbe determinare in concreto una opportunità di inserimento sociale.
CONSIDERATO IN DIRITTO
1. Il ricorso è fondato.
In punto di fatto dalla sentenza impugnato emerge come la Corte di appello abbia rifiutato la consegna sulla base del mero dato formale della residenza in Italia di Borsu, senza verificare alcunchè.
E’ nota la limitazione che l’art. 22, comma 1, legge n. 69 del 2005, come modificato dal d. Igs. 2 febbraio 2021, n. 10, pone al ricorso per cassazione, circoscrivendolo ai motivi di difetto di giurisdizione e violazione di legge, in tal m precludendo al giudice di legittimità di ravvisare eventuali contraddittorietà o illogi nelle motivazioni dalle Corti di merito addotte a sostegno del diniego di applicare i motivo facoltativo di rifiuto di cui all’art. 18-bis, comma 2, della stessa le riguardante lo stabile radicamento sul territorio nazionale di cittadini di Stati dell’Uni europea ed ora anche di Paesi terzi, giusta l’applicazione estensiva disposta dalla Corte
costituzionale con la sentenza n. 178 del 28 luglio 2023 con cui ha dichiarato l’illegittimità costituzionale del citato comma 2.
E’ stato, pertanto, più volte affermato il principio per cui, in tema di mandato d arresto europeo, sono inammissibili le censure che involgono l’accertamento del radicamento del soggetto nel territorio dello Stato, le quali, pur dedotte quale vizio d violazione di legge, attengono in realtà alla motivazione della decisione, atteso che l’art. 22 della legge 22 aprile 2005 n. 69, come modificato dall’art. 18 del d.lgs. 2 febbraio 2021, n. 10 (Sez. 6, n. 41074 del 10/11/2021, Huzu, Rv. 282260; Sez. 6 n. 8299 del 08/03/2022, PG in proc. Rafa, Rv. 282911 per citare solo alcune fra quelle massinnate).
4. Si tratta di un principio che deve, tuttavia, essere necessariamente riconsiderato alla luce della più recente modifica cui è stato sottoposto l’art, 18-bis per effetto del I. 13 giugno 2023 n. 69, convertito con modificazioni nella legge 10 agosto 2023 n. 103, in vigore dal 11 agosto 2023.
Con la novella il legislatore ha in primo luogo disposto la modifica del comma 2 dell’art. 18-bis, che ora contempla la possibilità per la Corte di appello di rifiutar consegna del cittadino italiano o di persona (senza attributo alcuno di cittadinanza) che legittimamente ed effettivamente risieda o dimori in via continuativa da almeno cinque anni sul territorio italiano, sempre che la Corte stessa disponga l’esecuzione in Italia della pena o della misura di sicurezza per cui la consegna viene richiesta conformemente al diritto interno.
In secondo luogo, è stato aggiunto un comma 2-bis a quelli esistenti, il quale stabilisce che “Ai fini della verifica della legittima ed effettiva residenza o dimora territorio italiano della persona richiesta in consegna, la corte di appello accerta s l’esecuzione della pena o della misura di sicurezza sul territorio sia in concreto idonea ad accrescerne le opportunità di reinserimento sociale, tenendo conto della durata, della natura e delle modalità della residenza o della dimora, del tempo intercorso tra la commissione dei reato in base al quale il mandato d’arresto europeo è stato emesso e l’inizio del periodo di residenza o di dimora, della commissione di reati e del regolare adempimento degli obblighi contributivi e fiscali durante tale periodo, del rispetto delle norme nazionali in materia di ingresso e soggiorno degli stranieri, dei legami familiari, linguistici, culturali, sociali, economici o di altra natura che la persona intrattiene territorio italiano e di ogni altro elemento rilevante. La sentenza è nulla se non contiene la specifica indicazione degli elementi di cui al primo periodo e dei relativi criter valutazione”.
Sono stati, dunque, normativamente fissati i cd. indici rivelatori che la giurisprudenza dì questa Corte di cassazione’ a legislazione previgente (art. 18, lett. r), legge n. 69 del 2005 aveva già in parte individuato, prima delle consistenti modifiche di
cui al d. Igs. n. 10 del 2021, al fine di delimitare il perimetro dell’accertamento spettant alla Corte di merito.
Era stato ad es. affermato che in tema di mandato di arresto europeo, la nozione di “residenza”, rilevante ai fini del rifiuto della consegna, presuppone un radicamento reale e non estemporaneo della persona nello Stato, desumibile da una serie di indici rivelatori, quali la legalità della presenza in Italia, l’apprezzabile continuità temporal stabilità della stessa, la distanza temporale tra quest’ultima e la commissione del reato e la condanna conseguita all’estero, la fissazione in Italia della sede principale e consolidata degli interessi lavorativi, familiari ed affettivi, e il pagamento eventuale oneri contributivi e fiscali (tra molte v. Sez. 6, n. 19389 del 25/06/2020, D., Rv 279419).
La novità introdotta dal recente intervento legislativo è rilevante.
Indicando esplicitamente il complesso degli elementi sui cui fondare le proprie determinazioni, il legislatore ha voluto rendere verificabile il processo valutativo post alla base dell’applicazione o del diniego di un motivo di rifiuto che, essendo divenuto facoltativo (per effetto della legge del 4 ottobre 2019, n. 117), resterebbe altrimenti affidato alla mera discrezionalità della Corte di merito.
Alla luce di tale prospettiva è stato non a caso stabilito che “La sentenza è nulla se non contiene la specifica indicazione degli elementi di cui al primo periodo e dei relativi criteri di valutazione”, previsione che esplicita come, da un lato, la mancata valutazione di uno di tali indici rilevi come violazione di legge, sindacabile ai sensi dell’art. 606, b), cod. proc. pen., e, dall’altro, come il relativo apprezzamento divenga condizione “ai fini della verifica della legittima ed effettiva residenza o dimora sul territorio ital della persona richiesta in consegna” (Sez. 6, n. 41 del 28/12/2023, dep. 2024, COGNOME, Rv. 285601).
La Corte di appello di Cagliari, come detto, non ha fatto corretta applicazione dei principi indicati, essendosi limitata a valorizzare, al fine del rifiuto della consegna mero dato della formale residenza del consegnando, senza tuttavia verificare in concreto alcunchè e, in particolare, tutti gli indici che la legge vigente indica come necessar componenti dell’articolato giudizio che deve precedere la decisione sul punto.
In accoglimento del ricorso, la sentenza impugnata deve, pertanto, essere annullata con rinvio ad altra sezione della Corte territoriale per nuovo giudizio.
P. Q. M.
Annulla la sentenza impugnata e rinvia per nuovo giudizio ad altra sezione della Corte di appello di Cagliari.
Manda alla Cancelleria per gli adempimenti di cui all’art. 22, comma 5, legge n. 69
del 2005.
Così deciso in Roma, il 31 luglio 2025.