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Mandato d’Arresto Europeo: no consegna senza 5 anni

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 33388/2025, ha dichiarato inammissibile il ricorso contro una decisione di consegna basata su un Mandato d’Arresto Europeo. La Corte ha ribadito che il requisito della residenza o dimora continuativa in Italia per almeno cinque anni è una condizione imprescindibile per poter rifiutare la consegna, anche per i cittadini extracomunitari. Il solo radicamento sociale non è sufficiente se manca questo presupposto temporale.

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Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato d’Arresto Europeo e Residenza: La Cassazione Fissa i Paletti

La cooperazione giudiziaria in ambito europeo si fonda su strumenti efficaci come il Mandato d’Arresto Europeo (MAE), che semplifica la consegna di persone ricercate tra gli Stati membri. Tuttavia, la legge italiana prevede delle eccezioni, consentendo di rifiutare la consegna quando la persona richiesta ha un forte legame con l’Italia, al fine di favorirne il reinserimento sociale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 33388 del 2025, ha chiarito un punto fondamentale: il radicamento sociale, da solo, non basta. È necessario un presupposto inderogabile: aver risieduto in Italia per almeno cinque anni.

Il Contesto: La Richiesta di Consegna e il Ricorso

Il caso analizzato riguarda un cittadino di uno Stato terzo, condannato per truffa in Germania. Le autorità tedesche avevano emesso un Mandato d’Arresto Europeo per l’esecuzione della pena. La Corte di appello di L’Aquila aveva dato il via libera alla consegna, ritenendo sussistenti le condizioni.

L’interessato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la Corte territoriale avesse commesso un errore. A suo avviso, i giudici non avevano valutato adeguatamente il suo radicamento sociale in Italia, ponendosi in contrasto con i principi costituzionali e con una recente sentenza della Corte Costituzionale (la n. 178/2023). La tesi difensiva era che la forte integrazione sociale dovesse prevalere anche in assenza di una residenza quinquennale nel Paese.

Il Mandato d’Arresto Europeo e i Criteri per il Rifiuto

La normativa di riferimento è la Legge n. 69/2005, in particolare l’articolo 18-bis. A seguito di una recente riforma (D.L. 69/2023), la legge consente alla Corte d’appello di rifiutare la consegna non solo di cittadini italiani, ma anche di persone che, indipendentemente dalla cittadinanza, risiedano o dimorino in via continuativa in Italia da almeno cinque anni.

Se questo requisito temporale è soddisfatto, il giudice deve disporre che la pena sia eseguita in Italia. Per verificare se questa soluzione favorisca effettivamente il reinserimento sociale, la legge elenca una serie di “indici rivelatori” che il giudice deve considerare:
* Durata e natura della residenza.
* Legami familiari, linguistici, culturali e sociali.
* Situazione economica e lavorativa.
* Rispetto delle norme sull’immigrazione e degli obblighi fiscali/contributivi.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, ritenendolo inammissibile. Gli Ermellini hanno chiarito un punto cruciale: la novella legislativa e l’intervento della Corte Costituzionale non hanno eliminato il requisito della residenza di almeno cinque anni. Questo resta un presupposto necessario e non un semplice elemento di valutazione.

In altre parole, la valutazione sul radicamento sociale e sull’opportunità di reinserimento in Italia può essere effettuata solo dopo aver accertato che la persona richiesta risiede nel territorio da almeno cinque anni. La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 178/2023, ha esteso la tutela ai cittadini di Stati terzi per eliminare una discriminazione, ma lo ha fatto allineando la loro posizione a quella dei cittadini di altri Stati UE, per i quali il requisito dei cinque anni era già previsto.

La norma, quindi, non permette di prescindere dalla permanenza quinquennale. Poiché nel caso di specie il ricorrente non soddisfaceva questa condizione, la Corte di appello aveva correttamente ritenuto ostativo al rifiuto della consegna tale difetto. La decisione della Cassazione, quindi, conferma la correttezza di questo approccio rigoroso.

Le Conclusioni

La sentenza in esame consolida un principio di fondamentale importanza pratica: per opporsi a un Mandato d’Arresto Europeo e chiedere di scontare la pena in Italia, il primo e insuperabile ostacolo da superare è dimostrare una residenza o dimora legittima e continuativa di almeno cinque anni sul territorio nazionale. Tutti gli altri indicatori di integrazione sociale, pur rilevanti, entrano in gioco solo in un secondo momento. Questa pronuncia offre un’indicazione chiara agli operatori del diritto, stabilendo una gerarchia precisa tra i requisiti richiesti dalla legge e confermando che la durata della permanenza in Italia è una condizione, non un’opzione.

È possibile rifiutare la consegna in base a un Mandato d’Arresto Europeo solo sulla base del radicamento sociale in Italia?
No. La sentenza chiarisce che il radicamento sociale è un criterio di valutazione, ma il presupposto necessario per poter rifiutare la consegna è la residenza o dimora legittima e continuativa in Italia da almeno cinque anni.

La sentenza della Corte Costituzionale n. 178/2023 ha eliminato il requisito dei cinque anni di residenza per i cittadini extracomunitari?
No, la Corte Costituzionale non ha eliminato tale requisito. Ha esteso la possibilità di rifiutare la consegna anche ai cittadini di Stati terzi, ma alle stesse condizioni previste per i cittadini di altri Stati dell’Unione, tra cui quella della residenza in Italia da almeno cinque anni.

Quali elementi valuta la Corte per verificare il radicamento sociale di una persona richiesta in consegna?
Una volta soddisfatto il requisito dei cinque anni di residenza, la Corte valuta una serie di elementi, tra cui: la durata e le modalità della residenza, i legami familiari, linguistici, culturali, sociali ed economici con il territorio italiano, il rispetto delle norme su ingresso e soggiorno, e il regolare adempimento degli obblighi fiscali e contributivi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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