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Mandato d’arresto europeo: limiti del controllo italiano

La Corte di Cassazione ha rigettato un ricorso contro un ordine di consegna basato su un mandato d’arresto europeo emesso dal Belgio. La sentenza chiarisce che il giudice italiano non può sindacare la necessità o la proporzionalità del mandato, né le motivazioni dell’arresto nello Stato emittente. Inoltre, se lo Stato richiedente fornisce assicurazioni adeguate sulle condizioni detentive, il giudice dell’esecuzione non può riesaminarle nel merito.

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Pubblicato il 11 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato d’Arresto Europeo: I Limiti del Controllo del Giudice Italiano

Il mandato d’arresto europeo (MAE) è uno strumento cruciale per la cooperazione giudiziaria all’interno dell’Unione Europea, basato sul principio del mutuo riconoscimento. Tuttavia, quali sono i limiti del controllo che il giudice dello Stato di esecuzione (in questo caso, l’Italia) può esercitare sul mandato emesso da un altro Stato membro? Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 42987/2024) offre chiarimenti fondamentali, ribadendo la centralità della fiducia reciproca tra sistemi giudiziari.

I Fatti del Caso: La Richiesta del Belgio

La Corte di Appello di Venezia aveva autorizzato la consegna di un cittadino italiano alle autorità giudiziarie del Belgio. La richiesta era basata su un mandato d’arresto europeo emesso per motivi processuali, a seguito di un’indagine per reati gravi, tra cui partecipazione a un’organizzazione criminale, tratta di esseri umani e riciclaggio. L’interessato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso in Cassazione, sollevando tre questioni principali.

I Motivi del Ricorso: Completezza, Proporzionalità e Condizioni Detentive

Il ricorrente lamentava tre violazioni di legge:
1. Incompletezza del MAE: Si sosteneva che il mandato non specificasse le ragioni sottostanti l’emissione del provvedimento restrittivo interno belga (es. per sottoporre la persona a interrogatorio, per esigenze cautelari, ecc.).
2. Mancanza di proporzionalità: Si contestava la proporzionalità della misura e la carenza di motivazione sulle ragioni della richiesta di consegna.
3. Rischio di trattamenti inumani: Si denunciava il presunto rischio di trattamenti inumani e degradanti nelle carceri belghe, che la Corte di Appello avrebbe erroneamente ritenuto insussistente.

La Decisione della Corte sul mandato d’arresto europeo

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, dichiarando tutti i motivi infondati o inammissibili. La sentenza delinea con precisione i confini del sindacato del giudice italiano nell’ambito della procedura di consegna.

Il Ruolo dello Stato di Esecuzione nel mandato d’arresto europeo

Sul primo punto, la Corte ha chiarito che la legge italiana (L. 69/2005) prevede la consegna anche per generiche ‘ragioni processuali’. Non è necessario che lo Stato emittente espliciti nel dettaglio le finalità specifiche della misura (interrogatorio, confronto, etc.). Questo perché il sistema del mandato d’arresto europeo si fonda sul principio del mutuo riconoscimento. Verificare la necessità della presenza della persona richiesta minerebbe alla base questo principio, trasformando il giudice dell’esecuzione in un giudice del merito della decisione straniera.

Il Principio di Proporzionalità e i Limiti del Sindacato

Anche il secondo motivo è stato respinto. La Cassazione ha affermato che le questioni relative alla proporzionalità del mandato o alle ragioni che hanno giustificato l’arresto nello Stato emittente sono ‘semplicemente improponibili’ dinanzi al giudice italiano. Tali doglianze devono essere sollevate esclusivamente dinanzi al giudice competente dello Stato di emissione, in questo caso quello belga.

La Questione delle Carceri e il Valore delle Assicurazioni

Infine, riguardo al rischio di trattamenti inumani, la Corte ha qualificato il motivo come ‘intrinsecamente improponibile’. La Corte di Appello aveva correttamente richiesto informazioni integrative alle autorità belghe, le quali avevano fornito risposte puntuali e rassicuranti sulle condizioni dell’istituto penitenziario di destinazione. Una volta ricevuta un’esauriente assicurazione, il giudice italiano non può sindacare il contenuto di tale risposta. Farlo equivarrebbe a una censura sulla motivazione della sentenza di appello, non più consentita dalla legge dopo le recenti modifiche normative.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte Suprema si fondano interamente sul principio del mutuo riconoscimento, pilastro della cooperazione giudiziaria europea. Qualsiasi tentativo di sindacare nel merito le decisioni dell’autorità giudiziaria emittente è destinato a fallire. Il giudice dello Stato di esecuzione ha un ambito di controllo limitato a specifici motivi di rifiuto previsti dalla legge, come il ne bis in idem o la prescrizione, ma non può entrare nel merito delle scelte investigative o cautelari dello Stato richiedente. La fiducia reciproca impone che si presuma la conformità delle decisioni altrui ai principi fondamentali dell’Unione, salvo prova concreta e specifica del contrario, come nel caso di un rischio reale di violazione dei diritti fondamentali. Tuttavia, anche in questo caso, se lo Stato emittente fornisce assicurazioni sufficienti, l’ostacolo alla consegna viene meno.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce la natura e i limiti del mandato d’arresto europeo. Il ruolo del giudice italiano non è quello di riesaminare il caso, ma di verificare la correttezza formale della procedura e l’assenza di specifici motivi ostativi alla consegna. Questioni di merito, proporzionalità e necessità della misura restrittiva restano di esclusiva competenza dell’autorità giudiziaria che ha emesso il mandato. La decisione rafforza l’efficacia dello strumento, garantendo celerità e certezza nelle procedure di cooperazione giudiziaria penale in Europa.

Può il giudice italiano verificare se un mandato d’arresto europeo è necessario o proporzionato?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il giudice dello Stato di esecuzione non può verificare la necessità o la proporzionalità della misura richiesta, poiché tali valutazioni spettano esclusivamente all’autorità giudiziaria dello Stato di emissione. Farlo minerebbe il principio del mutuo riconoscimento.

È obbligatorio che il mandato d’arresto europeo specifichi i motivi precisi (es. interrogatorio, esigenze cautelari) per cui è stata emessa la misura restrittiva interna?
No. La legge prevede che la consegna possa avvenire anche per generiche ‘ragioni processuali’. Non è richiesta l’esplicitazione dettagliata delle finalità, essendo sufficiente che il mandato sia basato su un provvedimento coercitivo interno emesso dall’autorità giudiziaria competente.

Cosa succede se si teme che le condizioni carcerarie dello Stato richiedente violino i diritti umani?
Il giudice dell’esecuzione può chiedere informazioni integrative allo Stato emittente. Se quest’ultimo fornisce assicurazioni puntuali ed esaurienti sul rispetto dei diritti fondamentali della persona da consegnare, il giudice italiano non può sindacare nel merito tali assicurazioni e deve procedere con la consegna.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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