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Mandato d’arresto europeo: la scelta tra più mandati

Un cittadino era richiesto sia dalla Polonia, per l’esecuzione di una pena, sia dalla Germania, per essere processato per gravi reati. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione di consegnarlo alla Germania, stabilendo che, in caso di più richieste, il giudice può scegliere discrezionalmente quale eseguire. La scelta è legittima se ben motivata, come in questo caso, dove è stata data priorità alla necessità di garantire la presenza dell’imputato al processo per assicurare il diritto di difesa. Il consenso dell’interessato alla consegna a un paese specifico non è vincolante per il giudice.

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Pubblicato il 3 agosto 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato d’Arresto Europeo: la Cassazione fa chiarezza sulla scelta tra più richieste

Quando un individuo è ricercato da più Stati membri dell’Unione Europea, quale mandato d’arresto europeo deve avere la precedenza? La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 36131 del 2019, offre un’importante chiave di lettura, sottolineando l’ampia discrezionalità del giudice italiano e il primato delle esigenze processuali. Il caso analizzato riguarda la competizione tra un mandato finalizzato all’esecuzione di una pena e uno finalizzato alla celebrazione di un processo per reati molto gravi.

I Fatti di Causa

Un cittadino polacco si trovava di fronte a due distinti mandati d’arresto europeo:
1. Uno emesso dalla Polonia il 19 febbraio 2016, per dare esecuzione a tre sentenze di condanna definitive, originate da procedimenti tenutisi in Germania.
2. Uno emesso dalla Germania il 7 giugno 2019, per fini processuali, in relazione a gravi reati quali furto con effrazione, rapina aggravata, lesioni e sequestro di persona.

La Corte di Appello di Brescia, chiamata a decidere sulla richiesta di esecuzione di entrambi i mandati, disponeva la consegna della persona alla Repubblica federale di Germania. Contro questa decisione, la difesa presentava ricorso in Cassazione, sostenendo che la Corte non avesse considerato adeguatamente la volontà dell’interessato di essere consegnato alla Polonia e la precedenza cronologica del mandato polacco.

Le ragioni del ricorso: una scelta contestata

Il ricorrente lamentava principalmente due aspetti. In primo luogo, l’erronea applicazione della legge (art. 20 della L. 69/2005) per non aver dato il giusto peso a elementi quali la nazionalità polacca, il consenso alla consegna in Polonia e la sua condizione personale e familiare. In secondo luogo, si contestava l’omessa valutazione di un’istanza di trasferimento del processo dalla Germania alla Polonia, ritenendo la decisione della Corte d’Appello arbitraria.

La Decisione della Cassazione sul Mandato d’Arresto Europeo

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato e confermando la piena legittimità della decisione della Corte di Appello di Brescia. La Suprema Corte ha chiarito che la scelta di quale mandato d’arresto europeo eseguire, tra quello processuale e quello esecutivo, rientra nella valutazione discrezionale del giudice di merito. Tale valutazione, se supportata da una motivazione logica e coerente, non è sindacabile in sede di legittimità.

Le Motivazioni

La motivazione della sentenza della Cassazione si fonda su principi chiari e gerarchicamente ordinati. La Corte territoriale aveva correttamente basato la sua scelta sui parametri previsti dagli artt. 20 e 25 della legge 69/2005.

Il punto centrale della decisione è stata la prevalenza dell’esigenza di celebrare il processo in Germania. I giudici hanno ritenuto fondamentale garantire la presenza fisica dell’imputato al dibattimento, non solo come cardine del diritto di difesa, ma anche per consentire lo svolgimento di atti istruttori che richiedono la sua partecipazione diretta. Questa necessità è stata considerata prioritaria rispetto all’esecuzione di pene già definitive.

Inoltre, la Corte ha valutato la maggiore gravità dei reati oggetto del mandato processuale tedesco (rapina aggravata, sequestro di persona) rispetto a quelli per cui era richiesta l’esecuzione della pena. Di fronte a questa valutazione, elementi come le condizioni personali e familiari del ricorrente o la data di emissione dei mandati sono stati considerati recessivi.

Infine, la Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: il consenso dell’interessato alla consegna verso un determinato Paese non è vincolante per la Corte di Appello. La legge prevede che il giudice decida autonomamente, autorizzando la consegna secondo i criteri di legge. La richiesta di trasferimento del processo in Polonia è stata giudicata irrilevante in assenza di un formale provvedimento in tal senso da parte dell’autorità tedesca.

Conclusioni

La sentenza in esame consolida un orientamento giurisprudenziale di grande importanza pratica. In presenza di più mandati d’arresto europeo, il giudice italiano gode di una discrezionalità motivata nella scelta di quale eseguire. Le esigenze processuali, specialmente quando legate a reati di particolare gravità e alla necessità di garantire il diritto di difesa tramite la presenza fisica dell’imputato, possono legittimamente prevalere sull’esecuzione di sentenze definitive. Questo principio assicura che la cooperazione giudiziaria europea funzioni in modo efficace, privilegiando la necessità di accertare la verità processuale nei casi più complessi e allarmanti.

In caso di più mandati d’arresto europeo per la stessa persona, quale ha la priorità?
Non esiste una priorità automatica. La Corte di Appello ha il potere discrezionale di scegliere quale mandato eseguire, basando la sua decisione su una valutazione complessiva che include la gravità dei reati, le esigenze processuali e altri fattori rilevanti. La scelta è legittima se adeguatamente motivata.

Il consenso della persona richiesta a essere consegnata a un determinato Stato è vincolante per il giudice?
No. La manifestazione del consenso da parte della persona ricercata a essere consegnata a un paese specifico non vincola la Corte di Appello, la quale deve prendere la sua decisione in base ai parametri stabiliti dalla legge e alle esigenze di giustizia.

Perché il giudice può preferire la consegna per un processo da celebrare rispetto a quella per scontare una pena già definitiva?
Il giudice può dare la preferenza alla consegna per fini processuali quando ritiene prevalente l’esigenza di celebrare il processo alla presenza dell’imputato. Questa scelta è motivata dalla necessità di garantire pienamente il diritto di difesa e di permettere lo svolgimento di atti istruttori che richiedono la presenza fisica della persona, soprattutto in caso di reati molto gravi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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