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Mandato d’arresto europeo: il processo in absentia

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un cittadino straniero contro la sua consegna, basata su un mandato d’arresto europeo per una condanna in absentia. La Corte ha chiarito che il processo celebrato in assenza dell’imputato non osta alla consegna se l’ordinamento dello Stato emittente garantisce al condannato il diritto a un nuovo processo una volta venuto a conoscenza della sentenza.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Mandato d’arresto europeo: la condanna in absentia non ferma la consegna se è garantito un nuovo processo

La cooperazione giudiziaria in Europa si basa su principi di fiducia reciproca e sul rispetto dei diritti fondamentali. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un caso delicato riguardante il mandato d’arresto europeo, chiarendo un punto fondamentale: una condanna emessa in assenza dell’imputato (in absentia) non è un ostacolo automatico alla consegna, a patto che siano rispettate determinate garanzie. Vediamo insieme cosa ha stabilito la Suprema Corte.

I fatti del caso

Il caso riguarda un cittadino rumeno, condannato in via definitiva dal Tribunale di Baia Mare per il reato di furto aggravato. Sulla base di questa condanna, le autorità giudiziarie della Romania hanno emesso un mandato d’arresto europeo per ottenere la sua consegna.

La Corte di appello italiana, quale autorità dell’esecuzione, aveva disposto la consegna del soggetto. Quest’ultimo, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione, sollevando due questioni principali:

1. Violazione del diritto di difesa: il ricorrente sosteneva che il processo in Romania si era svolto senza che lui ne avesse effettiva conoscenza e senza la possibilità di difendersi, né personalmente né tramite un avvocato.
2. Vizio di motivazione: la difesa lamentava che la Corte di appello avesse risposto alle sue argomentazioni con formule generiche, senza un’analisi approfondita.

La questione del processo celebrato in absentia e il mandato d’arresto europeo

Il cuore della questione legale risiede nella compatibilità tra un processo svolto in assenza dell’imputato e l’esecuzione di un mandato d’arresto europeo. Il ricorrente lamentava la violazione dell’articolo 6 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU), che sancisce il diritto a un equo processo.

La Corte di Cassazione è stata chiamata a verificare se la procedura seguita in Romania e la successiva richiesta di consegna fossero lesive dei diritti fondamentali della persona richiesta.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, rigettandolo e confermando la legittimità della consegna. Le motivazioni si basano su un’interpretazione chiara delle norme sul mandato d’arresto europeo e sui diritti della difesa.

La garanzia di un nuovo giudizio

Il punto centrale della decisione è che la celebrazione di un processo in absentia non costituisce un motivo di rifiuto automatico della consegna. Ciò che conta è che l’ordinamento giuridico dello Stato emittente (in questo caso, la Romania) offra al condannato una garanzia fondamentale: la possibilità di richiedere un nuovo processo una volta che sia venuto a conoscenza della condanna.

La Corte ha rilevato che lo stesso mandato d’arresto europeo specificava che, una volta consegnato alle autorità rumene, l’interessato avrebbe avuto 10 giorni di tempo per promuovere la revisione del procedimento o per impugnare la sentenza. Questa possibilità include il diritto di partecipare a un nuovo giudizio, riesaminare il merito della decisione e presentare nuove prove. Questa garanzia è prevista dalla legge italiana di attuazione del mandato d’arresto (L. 69/2005) ed è considerata sufficiente a bilanciare l’assenza nel primo processo.

In altre parole, non è necessario dimostrare che l’imputato si sia volontariamente sottratto al processo. È sufficiente che il sistema giuridico dello Stato richiedente gli assicuri un rimedio effettivo dopo la consegna.

L’assenza del difensore nel processo straniero

In merito alla presunta assenza di un difensore nel processo rumeno, la Cassazione ha precisato due aspetti. In primo luogo, non era possibile accertare con sicurezza tale assenza sulla base dei soli atti disponibili. In secondo luogo, e più importante, l’articolo 6 della CEDU, pur garantendo il diritto alla difesa, non impone l’obbligatorietà della presenza di un avvocato in ogni processo penale, a differenza di quanto previsto dall’ordinamento italiano.

Le conclusioni

Con questa sentenza, la Corte di Cassazione ribadisce un principio consolidato in materia di cooperazione giudiziaria europea. L’esecuzione di un mandato d’arresto europeo per una condanna in absentia è legittima se al condannato è garantito il diritto a un nuovo processo nel merito, con piena facoltà di partecipazione e difesa. Questa garanzia è ritenuta idonea a sanare la mancata partecipazione al primo giudizio, assicurando il rispetto dei diritti fondamentali dell’individuo senza paralizzare gli strumenti di cooperazione tra gli Stati membri dell’Unione Europea.

Un processo svolto in assenza dell’imputato (in absentia) impedisce l’esecuzione di un mandato d’arresto europeo?
No, non necessariamente. La sentenza chiarisce che il processo in absentia non è causa di rifiuto della consegna se l’ordinamento dello Stato emittente garantisce al condannato il diritto di richiedere un nuovo giudizio dopo essere venuto a conoscenza della decisione.

Cosa deve garantire lo Stato che emette il mandato d’arresto europeo in caso di condanna in absentia?
Deve garantire all’interessato, una volta ricevuta la notifica della decisione, il diritto di ottenere un nuovo processo o un giudizio di appello a cui possa partecipare, che consenta il riesame del merito della decisione e la possibilità di addurre nuove prove.

La presunta assenza di un difensore nel processo straniero è motivo sufficiente per rifiutare la consegna?
No. La Corte di Cassazione ha specificato che l’articolo 6 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo non prevede l’obbligatorietà della presenza di un difensore in un processo penale, a differenza dell’ordinamento italiano. Pertanto, questa circostanza, da sola, non costituisce un motivo per negare l’esecuzione del mandato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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